Un angelo in corsia, così l'associazione Peter Pan aiuta i bambini malati di tumore

L’associazione sostiene i piccoli pazienti oncologici Al San Maurizio l’aula per le lezioni e il gioco


di Irene Cocco


BOLZANO. E' attraverso un lungo percorso fatto di avvicinamenti e comprensione del dolore che può essere causato ad un bambino da una malattia grave, di sostegno psicologico alle famiglie, di aiuto economico, che l'Associazione provinciale per i bambini con tumore Peter Pan festeggia oggi il suo 15esimo anniversario. Alle ore 18 a Castel Mareccio verrà presentato un libro che raccoglie le testimonianze di bambini, di famiglie, e del personale sanitario. Sarà data voce a tutti coloro che hanno attinto dalle loro esperienze personali alla ricerca di risposte contro l'isolamento che può generare la malattia.

«Il libro è un modo per accendere i riflettori sulla malattia del bambino, per dare voce alle famiglie», spiega la giovane psicologa Mandy Montecchi curatrice del libro e psicologa del Day Hospital pediatrico dell'Ospedale di Bolzano.

E' proprio l'intensità di questo isolamento che va smussata e per farlo non basta partire all'attacco con l'aiuto dei medicinali del peggior demone da sconfiggere, ossia il tumore, ci vuole anche una struttura adeguata e personale costante e dedicato. E' una sinergia nata 15 anni fa, quella tra il Day Hospital di oncologia pediatrica dell'Ospedale di Bolzano e l'Associazione Peter Pan. “Nel 1994 la maggior parte delle terapie venivano effettuate a Padova o Innsbruck - spiega la dott.ssa Laura Battisti referente della onco-ematologia pediatrica dell'Ospedale di Bolzano - e questo comportava non poche difficoltà per le famiglie. Negli anni purtroppo il numero di bambini ammalati in provincia è aumentato. Un bambino ogni 500 si ammala di tumore. Annualmente dai 14 ai 18 bambini hanno bisogno di terapie. Nel 1998 le cose però sono cambiate, abbiamo ottenuto un ambulatorio e grazie alla generosità della gente è nata l'Associazione Peter Pan costituita dalle famiglie dei bambini malati e dal personale medico. La prima donatrice è stata una bambina che ricorderemo sempre con affetto che purtroppo non ce l'ha fatta e la cui mamma ha donato dei soldi per supportarci».Dal 1998 ad oggi grande è stata l'attenzione che la popolazione ha rivolto all'associazione.

Le donazioni hanno permesso la realizzazione di numerosi progetti tra i quali ricordiamo la ristrutturazione e l'arredamento del nuovo Day Hospital onco-ematologico di Pediatria, l'acquisto di apparecchi elettro medicali, l'aiuto finanziario alle famiglie, l'organizzazione di una scuola che i bambini possono frequentare durante la somministrazione dei farmaci, l'acquisto di 2 appartamenti, uno a Padova ed uno ad Innsbruck, nei quali le famiglie possono alloggiare durante i trattamenti complessi che si svolgono fuori provincia.

Attribuire all'Associazione soltanto meriti per i risvolti pratici sarebbe però riduttivo perché ciò che salta all'occhio quando si aprono le porte del Day Hospital pediatrico è l'immagine di come un team affiatato, la dott.ssa Laura Battisti, il dott. Peter Kaufmann, il dott. Gianluca Boscarol, la psicoterapeuta Laura Collino, la psicologa Mandy Montecchi e le due infermiere Elisabeth Laimer e Lucia Lisciotto, possa insinuare la gioia e la normalità anche là dove sembrerebbe impossibile farlo.

Per poter intraprendere una terapia oncologica ci vogliono quindi le strutture adeguate, personale specializzato ma soprattutto molto coraggio da parte dei piccoli pazienti.

Cosa succede ai bambini che si sottopongono all'attività terapeutica? La sofferenza fisica diventa purtroppo compagna, il cammino verso la crescita si fa gravoso ed aspro, però l'avventura della vita può essere anche percepita in maniera meno dolorosa se medici, infermieri, psicologi ed insegnanti si impegnano per migliorare le cose, come accade al Day Hospital di pediatria . “Un day hospital in oncologia pediatrica certo non è mai un'esperienza semplice nemmeno se sono tanti anni che si lavora in questo ambito. Si inizia alle 7 di mattina, piano piano iniziano ad arrivare i bambini ai quali viene somministrata la terapia. Durante l'attesa i piccoli pazienti possono anche frequentare la scuola, da un anno a questa parte infatti abbiamo ricavato un'aula dove gli insegnanti possono fare lezione. Molte poi sono le attività ludiche che i bambini possono scegliere fino al momento di tornare a casa».













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