Un palazzo per i giovani dove vivere e lavorare

Un progetto da sei milioni di euro: 24 moduli abitativi con laboratori artistici Sulla terrazza un bar (con vista sul Catinaccio) aperto anche ai bolzanini


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Un immobile in una zona prestigiosa del capoluogo, inserito in un contesto densamente abitato, oggi percepito come esempio di degrado, essendo in disuso e in stato di abbandono da vent’anni. Il contesto del quartiere non offre attualmente grandi opportunità culturali. Il vicino cinema e centro culturale parrocchiale è chiuso da anni e molti esercizi commerciali stanno chiudendo». Lo spiega il vicepresidente della giunta provinciale Tommasini, parlando degli ex Telefoni di Stato di corso Italia che ora saranno ristrutturati. Non per l’Ipes, ma per i giovani.

«Oggi la sfida è quella di riuscire a intraprendere un concreto percorso di autonomia in grado di renderli protagonisti dello sviluppo della società». Come suggerisce il Libro Bianco dell’Ue “per un nuovo impulso della gioventù europea”, i giovani sono “la forza” in grado di “inventare nuove forme di relazioni sociali”, atto vitale per una società come quella contemporanea alle prese con sfide complesse e inedite difficili da affrontare con le categorie di lettura tradizionali. «Casa e lavoro, i principali fattori del percorso di autonomia, sono allo stesso tempo i due aspetti più problematici nella vita di un giovane di oggi, specie nei contesti urbani». L’amministrazione provinciale ha quindi deciso di fornire «un concreto sostegno alle giovani generazioni». E lo fa «attraverso un innovativo progetto di rigenerazione urbana che riconsegnerà ai bolzanini uno spazio prezioso, collocato nel cuore del capoluogo». Nuovi spazi di cohousing dotati di aree di coworking, laboratori, spazi aperti alla cittadinanza, «per dare ai giovani l’opportunità di rendersi autonomi dalla famiglia, andare a vivere da soli, in contesti di socializzazione sostenibile e fortemente creativa». Gli spazi di lavoro comune e i laboratori permetteranno l’avvio di imprese e la sperimentazione di nuove attività imprenditoriali con il minimo comun denominatore della creatività e dell’innovazione.

Lo spazio di coworking «permette di sperimentare nuove attività lavorative abbattendo notevolmente i costi di avvio dell’impresa». Permette inoltre di mettere in relazione professionalità diverse, creare una comunità e sviluppare nuove forme di lavoro. «Per contaminare discipline diverse, lo spazio di coworking è integrato da laboratori attrezzati (stampanti 3D, impianti audio, set fotografici). Professioni creative, artistiche, artigiane e tecnologiche hanno qui la possibilità di collaborare».

I piani superiori degli Ex Telefoni di Stato sono dedicati al cohousing, forma innovativa di abitare che coniuga un nuovo stile di vita socializzante e di condivisione con le esigenze dei giovani che desiderano andare a vivere da soli, ma che non hanno i mezzi per permetterselo. «Ogni “cohouser” ha a disposizione un modulo abitativo autonomo dotato di letto, bagno e angolo cucina. Il modulo sarà però inserito in un contesto di spazi condivisi attrattivi: cucina e sala da pranzo comune, lavanderia, spazio eventi, caffetteria».

Con 6 milioni verranno realizzati dai 10 ai 24 moduli abitativi: questo dipenderà dalla tipologia e dalle dimensioni degli stessi.

Il nuovo progetto «ha il compito di favorire la rigenerazione dell’intero quartiere e dovrà essere percepito come un’opportunità anche per i residenti». Sarà attivo uno sportello di informazione e promozione culturale, «promotore di processi di partecipazione civica». Ci saranno progetti artistici (installazioni artistiche, progetti di arredo e design o di comunicazione); iniziative ed eventi culturali nei settori delle arti performative, arti figurative, dell’editoria e delle industrie culturali e creative, dell’artigianato di qualità, dell’innovazione, della tecnologia; corsi e workshop.

Una caffetteria aperta al pubblico sfrutterà la terrazza con vista sulle Dolomiti dell’ultimo piano per offrire a tutti i bolzanini un originale punto di ristoro e relax, un luogo di scambio con la comunità residente. La caffetteria contribuirà all’autofinanziamento di parte delle iniziative culturali per la cittadinanza.

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