il fenomeno

Una folla sulle montagne: «Troppa inesperienza» 

Molti incidenti evitabili. Dall’inizio di maggio sono venti le persone decedute in Alto Adige. I consigli di Gajer (Cnsas): «Abbigliamento e scarpe adeguate, programmate bene l’uscita» 



BOLZANO. È un’estate caldissima, questa del 2023, ancor più di quella del 2022, che registra un vero e proprio assalto alla montagna e che sta mettendo a dura prova i soccorritori, chiamati ogni giorno a correre in aiuto e salvare escursionisti e alpinisti. Quanto grande è di inestimabile valore sia il lavoro del Soccorso Alpino Alto Adige e del Bergrettungdienst dell’Alpenverein Südtirol lo abbiamo scritto ieri, proprio su queste pagine, elencando i dati di un’attività che non conosce sosta e che mette a dura prova gli specialisti. Con gli interventi portati a termine lo scorso fine settimana, siamo a quota 900 dall’inizio dell’anno: quasi un centinaio in più che nello stesso periodo del 2022, considerato un anno record.

A livello nazionale (dati aggiornati al 18 agosto), da inizio maggio i morti in montagna sono 145 e 472 i feriti gravi. In Alto Adige, invece, dall’inizio di maggio le vittime sono 20, l’ultima proprio ieri. 

Ieri, però, non abbiamo scritto che molti degli interventi eseguiti avrebbero potuto essere evitati, se solo le persone soccorse avessero seguito le poche, ma basilari regole che chi si muove in montagna non dovrebbe mai dimenticare. La prima è quella di salire in quota con l’attrezzatura adatta. Anche in queste settimane, invece, guide alpine e soccorritori si sono imbattuti in escursionisti con addosso jeans, pantaloncini corti, scarpe inadatte o addirittura sneakers e perfino sandali ai piedi.

Per questo, il presidente del Soccorso Alpino Alto Adige, Giorgio Gajer, torna a dispensare consigli preziosi. Perché con la montagna non si scherza e, non di rado, i soccorritori mettono a repentaglio la loro incolumità per aiutare escursionisti poco accorti o addirittura sconsiderati. «Tanti interventi – spiega Gajer – sono causati da sfinimento e da colpi di calore: problemi strettamente legati alle temperature altissime di questo periodo. Temperature che non possono essere sottovalutate, per questo occorre avere un abbigliamento consono e fare un’abbondante scorta d’acqua. Consigliato uscire presto al mattino, anzi prestissimo, e anche rientrare presto, così da evitare di camminare nelle ore più calde».

Su quello che è un tasto dolente, quello delle scarpe, Gajer non transige. «Le calzature – spiega – sono di importanza fondamentale e devono essere di buona qualità, contenere la caviglia ed essere dotate di una suola tipo “Vibram” non troppo dura, perché altrimenti non ha tenuta e tenderebbe a scivolare. Uno scarponcino comodo e ben aderente può fare la differenza tra la vita e la morte».

Anche il nostro inseparabile smartphone può e deve essere utilizzato in maniera intelligente per poter essere pronto ad aiutarci. «In montagna – spiega Gajer – non serve utilizzare la funzione Bluetooth, che accelera lo scaricamento della batteria. È sempre utile portare con sé una powerbank, una batteria esterna portatile, e scaricare sul proprio apparecchio l’applicazione GeoResQ, servizio gratuito per i soci Cai che con la funzione “posizione” è in grado di fornire le coordinate geografiche del punto in cui ci si trova e di inoltrare richiesta d’aiuto. Informazioni, queste, di estrema importanza e, a volte vitali, in caso di interventi del soccorso alpino». Informarsi è indispensabile. «Ogni uscita va programmata nel dettaglio – conclude il presidente – con informazioni sulle condizioni meteo, ma anche sulla zona in cui è prevista l’uscita. Ma non affidatevi di ricerche in internet o a forum online, ma chiamate le guide alpine del posto, profonde conoscitrici dei luoghi e dei mutamenti meteorologici». P.T.













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