Unibz: se il vigilante ha sbagliato pagherà 

Il direttore della Lub: «Il nostro ateneo accoglie tutti, compresi cinquanta profughi a cui facciamo lezione gratis»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Insulti razzisti all’università da parte di un vigilante nei confronti di uno studente di colore, che ha sporto denuncia. «Ci affidiamo pienamente alla magistratura. Che i carabinieri facciano tutte le verifiche del caso. Attendiamo le conclusioni. Una volta fatte tutte le verifiche trarremo le dovute conseguenze». Lo chiarisce il direttore di unibz, Günther Mathà. «Se l’ipotesi fosse vera ovviamente dovremmo prendere dei provvedimenti. Gli insulti razzisti non sono tollerabili».

«La nostra università - spiega Mathà - è aperta a tutti: studenti, ricercatori, cittadini, dalle 8 alle 24; unibz è una casa aperta. E lo è così tanto che un anno fa abbiamo lanciato il programma «United–Bz», un progetto di integrazione didattica destinato ai profughi. L’aspetto didattico è un passo fondamentale per integrare i richiedenti asilo sul nostro territorio. Questi studenti possono partecipare alle lezioni per due anni, nel corso di quattro semestri. Si tratta di corsi curricolari e di lingua - italiano, tedesco e inglese». C’è stata una selezione a monte. «Cento richieste, in 50 hanno dimostrato di avere un diploma o conoscenze del livello di una scuola secondaria» Questi 50 dotati dei requisiti scolastici minimi «entrano tutti i giorni all’università, come qualunque altro studente o frequentatore della biblioteca». A loro «chiediamo solo di frequentare in modo assiduo e regolare, partecipando attivamente». La Lub insomma è aperta a tutta la cittadinanza: «Non c’è spazio per alcuna discriminazione etnica, culturale o religiosa. È scritto nei nostri codici etici, cui devono attenersi tutti i dipendenti e i frequentatori dell’ateneo».

Unibz dunque è aperta, ma proprio per questo deve essere tenuta sotto controllo da un servizio di vigilanza. Precisa Mathà: «I flussi sono importanti. Nel 2017 la sola biblioteca ha contato 420 mila accessi di studenti, cittadini, di chiunque voglia usufruire dei suoi servizi. In media fanno 1500 accessi al giorno, con punte fino a 22 mila». Ovvio che si debbano tutelare in primo luogo gli studenti, che necessitano dell’adeguata tranquillità per poter studiare in pace. «Ma si deve tutelare anche l’incolumità dei cittadini. Soprattutto nelle prime ore del mattino e alla sera la vigilanza ha l’incarico di far rispettare il regolamento dell’ateneo: niente schiamazzi, non si fuma, non si mangia, sporca o altro». Con flussi così importanti e l’accesso consentito a chiunque anche se non iscritto all’università, accade che ci siano piccoli gruppi di persone non esattamente ligie nel rispetto delle regole. «Ma unibz non è un bivacco, non ci si può restare a dormire dopo la mezzanotte».

In media la gestione dei flussi di ingresso e uscita funziona correttamente, «la vigilanza ha sempre dimostrato di gestire bene tutte le situazioni». Non mancano ovviamente «singoli casi conflittuali».

Nel caso concreto denunciato da uno studente di colore, che accusa un vigilante di averlo ripetutamente ingiuriato e calunniato, Mathà non può e non vuole prendere posizione. «Attendiamo gli esiti delle verifiche da parte delle forze dell’ordine». Resta comunque sottinteso che «chiunque, addetti alla vigilanza compresi, debba sottostare al codice etico, che impone di rispettare in maniera decorosa tutti gli utenti, nessuno escluso». Finora «la vigilanza ha dimostrato zelo e massima professionalità, aiutandoci a garantire l’apertura dell’ateneo e della biblioteca tutti i giorni dalle 8 alle 24. Anche nei casi, per fortuna non così frequenti, in cui all’unibz qualcuno tenga comportamenti non consoni all’istituzione. In quei casi si deve intervenire, l’università, lo ripeto, non è un bivacco».













Altre notizie

A Vipiteno

Nei guai per il navigatore: sospetto trafficante assolto

Intercettato nel 2021 al Brennero, viaggiava a poca distanza dall’auto di una donna che trasportava 18 chili di cocaina. A collegare i due c’erano i dati trovati sul localizzatore della donna arrestata, già condannata a 8 anni

Attualità