Sanità

Vaccinazioni in stallo e l’Asl si prepara  a ridurre i servizi a causa dei no-Vax 

Il direttore Florian Zerzer: «In vista delle sospensioni del personale non vaccinato stiamo riorganizzando il sistema, per contenere i disagi». Al momento il 56,4% della popolazione è immunizzato con una dose: non basta. Serve una copertura più alta, bisogna aumentare il ritmo


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Stiamo facendo i salti mortali per riorganizzare il sistema, accorpando dove possibile, per non creare troppi disagi ai cittadini. Ma deve essere chiaro che le sospensioni del personale sanitario non vaccinato, creeranno inevitabilmente una riduzione dei servizi.

Il guaio è che navighiamo a vista: le procedure che portano alla sospensione o allo spostamento ad altre mansioni, sono complesse. Il quadro al momento è molto parziale, per cui non sappiano esattamente quanti sanitari alla fine mancheranno e in quali reparti o servizi».

Florian Zerzer, direttore generale dell’Asl, spera che vi sia ancora margine per convincere se non proprio gli irriducibili, almeno gli scettici e i dubbiosi. Ma sa che le possibilità sono molto ridotte. Al momento a livello provinciale i sanitari non vaccinati sono 2.466. Per i primi 333 di loro che non si sono presentati alla vaccinazione, fissata direttamente dall’Asl, (su 360 invitati si sono fatti immunizzare solo in 27, ndr), dal Dipartimento prevenzione sono partite le lettere di inottemperanza all’obbligo vaccinale che comporta la“sospensione del diritto di svolgere prestazioni a rischio” fino al 31 dicembre 2021.

Fino ad ora - il dato fornito dall’Asl è aggiornato al 24 giugno - in Alto Adige sono 264.861 le persone che hanno ricevuto una prima dose di vaccino, che è il 49,5% della popolazione totale; ovvero il 56,4% della popolazione idonea al vaccino, di età superiore ai 12 anni. Il 32,7% della popolazione - pari a 175.157 persone - è già completamente immunizzata, la settimana scorsa la percentuale era di 28,6.

Nonostante gli sforzi fatti dall’Asl per “vaccinare a due passi da casa”, la campagna di immunizzazione, negli ultimi giorni, ha subìto un forte rallentamento. «Invece - esorta Zerzer -: dobbiamo aumentare il ritmo, perché solo con un tasso di copertura vaccinale sufficientemente alto, possiamo guardare con fiducia all’autunno. Stiamo facendo il possibile per facilitare l’accesso alle vaccinazioni sia ai residenti che ai lavoratori stagionali».

I dati degli ultimi giorni sono buoni. Dati buoni ma che non autorizzano ad abbassare la guardia e men che meno a rinviare la vaccinazione magari all’autunno, in attesa di vedere come va. «Aspettare, rinviare - spiega Elke Maria Erne, primaria del reparto Malattie infettive dell’ospedale San Maurizio - sono gli errori che non dobbiamo fare. La battaglia o la vinciamo adesso, vaccinando rapidamente tutta la popolazione, o la perdiamo. Ciò significherebbe ritrovarsi in autunno con una nuova ondata di contagi. I vaccini ci sono: dipende tutto da noi».

A preoccupare la primaria è la circolazione, anche in Alto Adige, della variante Delta: rappresenta circa il 12% dei nuovi casi.

«I vaccini - assicura - proteggono, ma bisogna aver completato il ciclo con due dosi. Mentre con la variante Alfa, l’inglese per intenderci, poteva essere sufficiente anche una. Gli ultimi studi sono concordi nel dire che la variante Delta è più trasmissibile (40-60% in più) e il rischio di finire in ospedale molto più alto. Per questo adesso che le limitazioni non ci sono più è importante non abbassare l’attenzione e fare l’unica cosa possibile: vaccinarsi».

Nel suo reparto in questo momento ci sono pazienti Covid? «Fortunatamente sono pochi e a conferma di quanto detto finora, sono soggetti non vaccinati. Vorrei ricordare che anche per i casi non gravi, guarire dal Covid non è una passeggiata per nessuno».













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