TRAGEDIE IN MONTAGNA

Valanghe: esperti contrari alla proposta del carcere

Il governo prevede il carcere per chi provoca slavine con vittime e una multa di 5mila euro per chi ignora le indicazioni di pericolo. Ma il mondo della montagna altoatesino bolla la proposta come inutile, criminalizzante e controproducente


Davide Pasquali


BOLZANO. Otto persone travolte e uccise dalle slavine lo scorso fine settimana. Come panacea il governo ha pensato a un provvedimento, contenuto in un emendamento al ddl sulle emergenze, che prevede il carcere per chi provoca slavine con vittime e una multa di 5mila euro per chi ignora le indicazioni di pericolo del bollettino valanghe. Ma l’intero mondo della montagna altoatesino bolla la proposta come inutile, criminalizzante e controproducente. Criticano aspramente il provvedimento i soccorritori di Aiut Alpin Dolomites e del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico del Cai, il Collegio altoatesino delle guide alpine, l’assessore provinciale al turismo Hans Berger, l’alpinista Reinhold Messner e, non da ultimi, i nivologi che curano il bollettino valanghe della Provincia. «La minaccia di multe e carcere per chi provoca una valanga - ha commentato il re degli Ottomila - è una reazione isterica. Con simili iniziative legislative si uccide l’alpinismo. Già oggi la legge è chiara per chi mette a rischio la salute e la vita delle altre persone. L’omicidio colposo resta omicidio colposo, non cambia secondo le circostanze».
 Il presidente del collegio guide alpine altoatesine, nonché vicepresidente nazionale, Enrico Baccanti, va giù ancora più duro: «Sarebbe un atto fortemente lesivo della libertà personale. Si tratta di un provvedimento illiberale, che limita la libera fruizione del territorio. Un’operazione demagogica, che ha solo l’apparenza di una risposta forte dopo alcune tragiche morti». In nessun paese al mondo, spiega Baccanti, «esiste nulla del genere. Anzi, solo in Italia la valanga colposa viene prevista come reato dal codice penale di derivazione ottocentesca, elaborato quando nemmeno esistevano gli sport invernali e che ora andrebbe adeguato». Per le guide, «si criminalizza l’attività alpinistica senza avere un’idea precisa di cosa sia, facendo confusione fra pista e fuoripista. Questo clima di ostilità verso gli scialpinisti si è diffuso ormai da diversi anni, tanto che sulle riviste specializzate estere si sconsigliano esplicitamente le vacanze sciescursionistiche in Italia. Così rischiamo davvero dei danni irreparabili al comparto turistico».
 Gli fa eco l’assessore provinciale al Turismo, Hans Berger, che proprio in queste settimane sta elaborando la nuova legge provinciale sullo sci. Una legge che ora rischia di slittare ancora, dopo sette anni di rinvii. «Le tragedie avvenute negli ultimi giorni - dice l’assessore - non devono rappresentare un pretesto per criminalizzare chi pratica gli sport alpinistici. Dobbiamo lasciare alle persone la libertà di muoversi a contatto con la natura senza mettere dei paletti troppo rigidi dal punto di vista delle norme di comportamento. Mi sembra la strada sbagliata da percorrere per garantire la sicurezza in montagna, meglio prevenire e informare a dovere».
 Contrarissimi anche gli esperti del soccorso alpino. Raffael Kostner (Aiut Alpin) taglia corto: «Se in montagna manca il buon senso non se ne esce. La mia impressione è che si voglia regolare troppo. Non solo non è utile, ma è controproducente. Negli ultimi anni uno dei maggiori problemi, per noi del soccorso, è rappresentato dai mancati allarmi. Mi spiego: siccome si temono le denunce, chi provoca o si trova presente quando cade una slavina, non ci avverte mai. Prima, con senso civico, gli scialpinisti lo facevano, e così noi sapevamo che non c’era sotto nessuno e non partivamo. Oggi quasi tutti se ne scappano via, ma magari qualcuno vede lo stesso la valanga, da lontano, e ci chiama: due elicotteri, 50 soccorritori e i cani, tutto per niente, perché sotto non c’è nessuno. Con questo provvedimento sarà ancora peggio».
 «Un giro di vite fuori dal mondo», attacca invece Lorenzo Zampatti (Cnsas). «Intanto il bollettino valanghe non è una cosa matematica, dev’essere interpretato sul posto. Poi, il problema grosso sono i ragazzi con lo snowboard che fanno fuoripista senza alcuna preparazione alpinistica. Se gli vieti qualcosa, l’unico effetto è invogliarli ancora di più a rischiare».
 L’unica voce fuori dal coro arriva dal Trentino. Il procuratore capo Stefano Dragone dice: «L’inasprimento dev’essere guardato con favore; ovvio che chi provoca una slavina e come conseguenza dei morti debba essere incriminato per omicidio colposo.













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