La richiesta

Via Alto Adige, i negozianti lanciano l’ultimatum a Benko: già undici le serrande abbassate

Il protrarsi del cantiere sta mettendo in ginocchio gli esercenti, 15 dei quali sono rappresentati dall’avvocato Nettis: «Questione urgente, ne va della sopravvivenza delle aziende»



BOLZANO. In via Alto Adige e immediati dintorni la situazione di disagio legata al cantiere del Waltherpark ha superato il livello di guardia: ormai, per gli esercenti, la questione è diventata urgente.

Non si tratta più solo di ottenere un risarcimento per i danni subiti in un certo più o meno breve periodo di inattività o attività ridotta, quanto piuttosto della sopravvivenza delle singole aziende. Perciò, tramite avvocati, ora si è deciso di lanciare un ultimatum alla Signa di Benko: o si terminano i lavori in fretta e in maniera bonaria si liquidano i danni finora subìti, altrimenti si andrà in giudizio d'urgenza in tribunale.

Undici negozi già chiusi. Per descrivere la situazione attuale di via Alto Adige sarebbe sufficiente un cartello, affisso sulla vetrina di Querelle, nel tratto alto della strada: «Chiudiamo a causa dell'avanzamento del cantiere del tunnel di via Alto Adige che secondo comunicazione ufficiale del Comune di Bolzano durerà da marzo 2023 a novembre 2023».

Insomma, chi se lo può permettere, magari perché possiede i muri e non deve pagare affitti o mutui o per mille altri motivi, preferisce chiudere, semplicemente perché sa che altrimenti ci perderebbe. Dopo Natale, in diversi non hanno più riaperto. Le serrande abbassate riguardano negozi di prodotti locali, panifici, lavanderie, boutique di abbigliamento, bar, ristoranti, energy store, laboratori.

Sulla scorta di un controllo effettuato dal nostro giornale nella giornata di ieri, nel comparto compreso fra via Alto Adige, via Perathoner e il tratto terminale di viale Stazione verso piazza Walther, al momento attuale si contano ben undici attività chiuse.

Danneggiamenti. Ma non è soltanto questo. Fra cantiere, chiusure di attività, mancato presidio sociale dovuto al crollo dei passaggi eccetera, l'area ora come ora risulta anche palesemente degradata. Lo testimoniano gli atti di vandalismo e i relativi annunci affissi dalla questura solo pochi giorni fa, uno su ognuna delle vetrine danneggiate.

Si tratta di due vetrate infrante nel tratto di via Perathoner verso viale della Stazione: «Alle ore 12 dell'11 gennaio è intervenuta una pattuglia della squadra volante della questura di Bolzano per il danneggiamento subito, per informazioni rivolgersi all'ufficio squadra volante o all'ufficio notizie di reato della questura».

Scende in campo Nettis. Dopo Natale il comitato degli esercenti di via Alto Adige si è riunito. Degli iniziali venti membri, ne sono rimasti quindici. Nel corso della riunione è stata ribadita l'intenzione di non mollare assolutamente e di voler andare avanti. Conferma l'avvocato Nicola Nettis, che assieme ad un collega è stato incaricato di rappresentare gli interessi di commercianti e baristi.

Il legale precisa: «Abbiamo avviato delle valutazioni di carattere tecnico per capire quale sia l'ammontare dei danni subìti, quali siano gli eventuali profili di responsabilità, soprattutto in relazione alle tempistiche che si stanno oltremodo protraendo; ciò sta portando ad una situazione insostenibile da parte dei commercianti». Quando si va avanti da diversi anni in certe situazioni di disagio, prosegue Nettis, «ne va della sopravvivenza. La questione adesso è veramente urgente: o si sblocca in fretta, o l'unica e la più veloce rimarrà la via giudiziaria».

Alla Signa di Benko è stata rappresentata la situazione, il danno effettivo subìto. «Ora vedremo se verrà riconosciuto, allo scopo di risolvere la questione grazie ad una soluzione bonaria. L'alternativa sarà andare davanti al giudice. Le tempistiche più e più volte rimandate ci impongono di agire così».

L'enoteca Millevini. C'è chi tenta di rimanere aperto, ma non è affatto facile. È il caso dell'enoteca Millevini. Si mostrano foto: chiusi da new jersey e teli di plastica, immondizie a terra. Il Comune non fa sconti sul canone di occupazione suolo pubblico e nemmeno sulle tariffe Seab, anche se l'enoteca in pratica non produce rifiuti residui mentre pare che la pulizia della strada lasci alquanto a desiderare.

Se cinque anni fa - raccontano i titolari - il Comune fosse stato chiaro e avesse detto che i lavori sarebbero durati sette anni, ci si sarebbe organizzati altrimenti, ci si sarebbe trasferiti altrove. Invece, almeno dal 2018, la situazione è degenerata, prima coi profughi all'ex Alpi, poi col cantiere, le chiusure annunciate in ritardo, i tempi che si dilatano a dismisura. Al di là delle precisazioni sui tempi, i modi eccetera, di cui eventualmente si dibatterà in tribunale, ci sono le questioni pratiche: enoteca nascosta dietro un angolo, non passa quasi più nessuno, non si fanno ordinazioni perché mancano certezze sui tempi di apertura e chiusura del locale, i clienti arrivano e se non trovano il tal prodotto, perché prudenzialmente non è stato più ordinato, se ne vanno altrove.

Manca il carico-scarico e ci si spezza la schiena a portare i cartoni di vino a piedi. I clienti, poi, non hanno nessuna intenzione di scarrozzarsi a piedi i cartoni da 6 bottiglie fino al parcheggio Mayr Nusser. Rimanere aperti in queste condizioni - dopo Covid, lockdown, rincari energetici e via complicando - sarebbe già assai difficiltoso. Il protrarsi del cantiere lo rende al limite del possibile. DA.PA













Altre notizie

Attualità