Via Rovigo festeggia Livio, nonno burlone da 100 anni

Compleanno speciale a casa Ceol. Tre anni fa aveva preso in giro tutti i vicini. «Sono nato un secolo fa», diceva. Gli avevano creduto e preparato già la torta


di Matteo Ciangherotti


BOLZANO. La festa era già pronta. Tre anni fa erano stati convocati televisioni e giornali per il grande appuntamento. Livio ci aveva scherzato sopra: «Faccio 100 anni». E tutti gli abitanti del condominio numero 4 di via Rovigo a Bolzano gli avevano creduto. Un vezzo del nonno adottivo del quartiere a cui piace viaggiare e restare allegro. Pochi rimpianti e la forza di un pensiero positivo stampato nella mente.

Livio Ceol è un esempio per i suoi vicini di scala che, capitanati dall'ex senatore e attuale presidente dell'Anpi Lionello Bertoldi, gli hanno preparato un brindisi insieme a una calorosa fetta di panettone. Appuntamento per domani quando, questa volta per davvero, Livio, classe 1912, varcherà i cento.

«Sono arrivati, non li ho mai pensati, ma eccoli qui». Dalla sua poltrona racconta, con lieve imbarazzo, la sua lunga storia. Come quella volta che, poco più che trentenne, il colonnello degli alpini tentò, invano, di richiamarlo all'ordine: «Sei pazzo? Ti rendi conto che siamo in guerra?». Quel giorno Livio era a Roma a dirigere la mensa ufficiale dell'esercito italiano e nel bel mezzo di incursioni aeree e bombardamenti, come se la seconda guerra mondiale fosse soltanto un'invenzione, aveva voglia di andarsene un po' a spasso.

Era un avventuriero, un uomo abituato a girovagare per l'Italia in bicicletta. Uno a cui piaceva stare in movimento. «Livio è un uomo tenace, umile e semplice . Questi tre valori lo hanno aiutato a tenere sempre la testa alta anche quando la vita non sembrava sorridergli».

Lo descrive così la sua unica figlia Lucia, guidandolo all'interno dell'album dei ricordi. Una vita intera nel settore alberghiero. Da Daiano (Val di Fiemme) a Venezia, fino a Napoli, passando per Madonna di Campiglio. E poi in Svizzera, nel Canton Grigioni. Livio ha lavorato nei migliori alberghi italiani e internazionali come capo sala, il maitre dei tempi moderni. Con quattro lingue nel suo bagaglio culturale, oltre all'italiano e al tedesco ecco il francese e l'inglese, una dose infinita di tenacia e una grande passione per il suo lavoro. Da un albergo a un altro per quasi sessant'anni con i ritorni a casa nelle basse stagioni. Ne ha viste tante Livio, fin troppe. E per non perdere il filo della memoria le ha annotate tutte dentro i suoi quaderni che conserva gelosamente nella soffitta del cuore.

«Mi piaceva scrivere, appuntavo ogni cosa», dice sempre accomodato alla sua poltrona. Il bastone appoggiato al braccio pare un nobile vezzo più che una reale necessità. C'è il quaderno di tedesco con le traduzioni in italiano, lezioni di botanica con la descrizione della radice dello zenzero, appunti di medicina con i principi attivi dei farmaci.

Annotazioni precise, senza strappi, lineari scorrono sul foglio e incantano il tempo. Lo fermano e dal cassetto esce la foto di Livio a due passi dal mare. A 98 anni con il cappello da pescatore e gli occhiali da dandy, disteso al sole senza un pensiero di troppo. Sulle spiagge di Cattolica, due estati fa. «Che bello il mare», esclama Livio. Proprio lui, un uomo di montagna amante dello sci.

«A Madonna di Campiglio appena potevo infilavo gli sci e scendevo in pista come un fulmine». Livio domani compie cent'anni. «Appena fuori sarà un po' più caldo andrò sicuramente a camminare o magari a fare qualche viaggio». Nell'attesa di una nuova primavera.

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