Vin brulè ai mercatini, scadente e carissimo

I Consumatori hanno fatto analizzare campioni presi negli stand



BOLZANO. La ricetta "casalinga" del vin brulé è semplice: un terzo di acqua, due terzi di vino, zucchero, aromi (soprattutto cannella, chiodi di garofano e altro) e una lenta cottura. L'atmosfera di un tipico mercatino natalizio non sarebbe più tale se non ci fosse la famosa bevanda, ma i consumatori che ne ordinano una tazza agli "stand" dei mercatini, che cosa ricevono? Per scoprirlo il Centro Tutela Consumatori Utenti di Bolzano ha prelevato 15 campioni da altrettanti "stand" dei comuni di Bolzano, Merano, Bressanone Brunico e Vipiteno, e li ha inviati al laboratorio analisi alimenti dell'agenzia provinciale per l'ambiente. Con i seguenti risultati. Uno degli indicatori confrontati è il prezzo.

E il vin brulé costa caro. Una tazza - che corrisponde alla quantità nominale di 0,2 litri - va dai 3 euro di Bolzano e Merano, ai 2,50 euro degli altri comuni. Il secondo è l'acidità volatile (più conosciuta come acido acetico), che dà un'idea immediata della qualità del vino: a parte un campione il cui valore ha superato 1 grammo per litro, in tutti gli altri si sono evidenziati valori compresi tra 0,20 e 0,59 grammi per litro; per comprendere il dato, basti sapere che un vino con un valore di 1,0 inizia a risultare "difficile" da bere a causa della presenza di un gusto acido che comincia a renderlo sgradevole.

Il terzo è la gradazione alcolica: i valori in tabella vanno da un minimo di 5,05 ad massimo di 10,95; va comunque considerando che sia la composizione (la quantità di acqua aggiunta o meno all'inizio), che la preparazione a cottura e lo stoccaggio nei distributori degli stand a temperature intorno ai 45-50 gradi (che provocano un'evaporazione continua dell'alcool), sono tutte variabili all'origine della gradazione alcolica finale rilevata.

Il quarto è la quantità di zuccheri: da 72,0 a 118,8 grammi per litro, per una media di 93,5. Il quinto è la quantità di cumarina, ovvero l'aroma naturale contenuto nella cannella: a termini di legge, il contenuto massimo per un chilo o litro di alimento deve essere pari a 2 milligrammi in quanto dosi maggiori possono anche causare danni al fegato; tranne uno (1,15 mg/l) tutti i campioni hanno evidenziato una quantità inferiore a 0,5 milligrammi per litro. «Rispetto al 2009 la qualità del vino è un pochino migliorata - dichiara Barbara Telser, consulente del Ctcu - lo si vede dalla diminuzione del valore medio della cosiddetta "acidità volatile", che passa da 0,49 a 0,42 grammi per litro. Ciò che invece è peggiorata, e di molto, è la quantità di zuccheri: rispetto alla precedente valutazione sono più che raddoppiati, passando da una media di 40,8 ad una media di 93,5 grammi per litro.

Aggiungendo anche l'alcool e traducendo il tutto in calorie, il vin brulé esaminato quest'anno va da 636,8 a 1.018,1 kcal per litro: al riguardo, basti pensare che se un pranzo medio va da 600 a 900 kcal, una pizza margherita va da 450 a 500 kcal e un panino al sesamo ripieno di mortadella dà un apporto pari a 250 kcal». La quantità di zuccheri contenuti, però, non è rilevante soltanto per le calorie: l'alto contenuto, oltre a compensare l'acidità volatile e "addolcire" ancora di più il gusto della bevanda, ha l'effetto di coprire il sapore dell'alcool e accelerarne l'assimilazione nel sangue.













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