Violenza sulle donne, emergenza continua

La presidentessa della Gea: «Il convegno e la corsa, due eventi importanti per sensibilizzare»



BOLZANO. La presidentessa dell’associazione Gea, Gabriella Kustatscher, prenderà parte sia al convegno di venerdì sia alla corsa anti-violenza di domenica. «Si tratta di due eventi importanti - spiega -. Negli ultimi anni, sono state portate avanti diverse iniziative. La voce dei centri anti-violenza si sta facendo sentire. Per questo motivo, invito tutti e tutte ad andare al convegno e anche alla corsa cittadina. Bisogna continuare a fare in modo che questo tema, quello della violenza domestica, diventi sempre più pubblico e che non resti nascosto nel privato. È fondamentale che ci sia una rete di solidarietà. La donna maltrattata deve essere consapevole di quello che sta succedendo: non è lei la colpevole, non merita di essere picchiata, non merita di essere violentata e non merita di morire».

Durante il convegno di venerdì «Ti amo da morire», si parlerà anche di questo e di come i casi di cronaca nera vengono trattati dai media. «Si può uscire dalla violenza - prosegue Gabriella Kustatscher -, ma si ha bisogno di un aiuto. Nei centri anti-violenza ci devono essere professionisti, capaci di aiutare le vittime. La rete che si è venuta a creare è fondamentale. Collega forze dell’ordine, consultori, centri, magistratura e media. Facendo rete, si può creare un linguaggio condiviso. Il lavoro del centro anti-violenza è diverso dal lavoro fatto dalle forze dell’ordine, ma siamo tutti importantissimi. Parliamo anche del medico che si trova al pronto soccorso. Tutti insieme concorriamo per riuscire a fare in modo che la mentalità e la cultura cambi». Per la presidentessa della Gea, il femminicidio «è la punta dell’iceberg». E aggiunge: «Sono troppe le donne che vivono quotidianamente la violenza sulla propria pelle. Una tensione perenne. Ma si parla ancora troppo poco della violenza assistita, cioè della violenza alla quale assistono giorno dopo giorno i figli di un padre violento. Dentro ai bambini viene a crearsi una devastazione sconcertante. Vivono con la paura costante che il genitore, al quale comunque vogliono bene, faccia del male all’altro genitore. Ma negli ultimi anni i centri sono diventati sempre più conosciuti. E probabilmente, per questo motivo ci sono sempre più denunce. Io posso solo dire che da quando esistiamo abbiamo sempre lavorato, la casa protetta è sempre stata piena e le donne iniziano ad essere sempre più coraggiose».

(s.p)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità