Vitalizi, in quattro verso il processo

Formalizzate tutte le accuse a Rosa Thaler, Tappeiner, Tomazzoni e Schwienbacher. Ancora al lavoro la Corte dei Conti



BOLZANO. Circa tre mesi fa, quando furono pubblicati i primi nomi degli iscritti sul registro degli indagati per lo scandalo dei vitalizi d’oro, l’operazione condotta dalla Guardia di finanza di Trento, coordinata dal procuratore della Repubblica Giuseppe Amato e dal sostituto Carmine Russo, scosse i palazzi della politica regionale. Ora il lavoro degli inquirenti si è concluso e nelle scorse ore la Procura di Trento ha inviato ai quattro indagati Rosa Thaler, Gottfried Tappeiner, Stefano Tomazzoni e Florian Schwienbacher - il suo è stato l’ultimo nome a finire nel fascicolo - l’avviso di chiusura delle indagini, provvedimento che con grande probabilità porterà alla richiesta di rinvio a giudizio. Nel frattempo tutti e quattro hanno 20 giorni di tempo per depositare altra documentazione o per farsi ascoltare dai pubblici ministeri. Per Rosa Thaler pesanti le accuse: abuso di ufficio, truffa aggravata e turbativa d’asta. Reato, quest’ultimo, di cui è chiamato a rispondere anche Tappeiner nei confronti del quale, quindi, sono mossi gli stessi capi d’imputazione di Thaler. Meno pesanti, invece, le situazioni di Tomazzoni e Schwienbacher, entrambi accusati di turbativa d’asta. Per la Procura i due avrebbero partecipato alla redazione del bando, poi vinto da Pensplan Invest (controllata al 60 per cento da Pensplan Centrum), indicando i requisiti della società di cui sono presidente e direttore. E la Pensplan era uscita ovviamente vincitrice del bando. Sempre secondo il procuratore Amato e il sostituto Russo, la ex presidente del consiglio regionale avrebbe messo in un cassetto la consulenza precedentemente affidata all’esperto di Trieste Stefano Visintin, incaricato di quantificare gli assegni per i consiglieri regionali e gli ex, e incaricato il 15 marzo 2013 Gottfried Tappeiner, professore dell'università di Innsbruck, ma soprattutto presidente di Pensplan Centrum (si è poi dimesso a marzo). La perizia di Visintin era stata accantonata senza alcuna motivazione, come ha spiegato lo stesso consulente agli inquirenti. Ma per gli inquirenti i motivi sarebbero ben chiari: il tasso di sconto applicato da Tappeiner era dello 0,81 per cento all'anno contro un tasso individuato dal precedente consulente che andava dal 2,5 al 4 per cento. La Thaler aveva proposto all'ufficio di presidenza questa seconda consulenza grazie alla quale i 123 beneficiari dell'assegno avevano ottenuto un vantaggio quantificato dalla Guardia di Finanza in 10 milioni e 800 mila euro al netto dell'Irpef. Sulla vicenda vuole vederci chiaro anche la Corte dei Conti che, in questi mesi, ha acquisito documentazione. (p.t.)

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