Widmann: più fondi per export e ricerca

L'assessore prepara la riforma: bilancio più magro, contributi mirati per crescere


Mirco Marchiodi


BOLZANO. Ricerca, export, raggiungibilità, snellimento dell'amministrazione. Sono i temi per i quali si sta battendo il mondo delle imprese, gli stessi che l'assessore provinciale Thomas Widmann ritiene prioritari per il futuro dell'Alto Adige. Ma Widmann ha ben presente anche i numeri del bilancio provinciale: i fondi a disposizione sono in calo e quindi bisogna risparmiare. Un po' toccherà all'amministrazione, un po' bisognerà rivedere il sistema dei contributi. Widmann sta già lavorando alla riforma. Assessore, che riforma sarà? «Partiamo dal presupposto che i soldi a disposizione della Provincia saranno sempre meno. Questo significa dover fare delle scelte, individuare delle priorità. È quello che vogliamo fare anche per i contributi. Innovazione, export, cooperazione tra imprese: vogliamo premiare chi cresce attraverso queste strategie». Gli imprenditori chiedono di iniziare a risparmiare dall'amministrazione... «Possono stare tranquilli, è quello che faremo. Lo snellimento della burocrazia comporta vantaggi per tutti: c'è bisogno di meno personale, i costi sono minori e i tempi più rapidi. E a proposito di tempi più rapidi, sto lavorando anche ad un nuovo sistema di assegnazione dei terreni. La Bls sta operando molto bene, ma ancora non siamo sui livelli di altre realtà: a Bolzano Sud, oltre via Einstein, le imprese hanno dovuto attendere oltre cinque anni per avere le aree. Questo non ce lo possiamo più permettere, dobbiamo accelerare le procedure anche perché il rischio è di perdere le nostre migliori imprese». Tenere qui le imprese è importante, ma altrettanto importante è farle uscire dall'Alto Adige: Oswald Zuegg si lamentava di un'economia troppo chiusa... «Abbiamo mantenuto i sei milioni di finanziamento per l'Eos proprio perché sappiamo quanto è importante l'export. Abbiamo imprese eccezionali, dalla Microgate alla Leitner passando per Technoalpin, Durst, Loacker e tante altre. Ma abbiamo anche imprese molto piccole che fanno fatica a uscire fuori provincia. Per questo i contributi saranno mirati a chi esporta, ma anche a chi punta sulle collaborazioni: perché solo attraverso l'unione di piccole imprese si raggiunge quella massa critica sufficiente per andare a lavorare anche al di fuori dell'Alto Adige. La crisi l'abbiamo superata bene grazie agli aiuti provinciali e all'impegno delle nostre aziende, ma ora serve uno sforzo in più: oggi le imprese riescono a farcela da sole anche se sono piccole, ma se vogliamo guardare al futuro le cooperazioni saranno indispensabili». Innovazione, l'Alto Adige è fanalino di coda in Europa e in Italia... «Verissimo. È uno degli aspetti sui quali dobbiamo recuperare di più e più in fretta. Innanzitutto serve una nuova legge: ci sta lavorando l'assessore Bizzo che ha annunciato che sarà pronta entro gennaio. E poi c'è bisogno di premiare chi fa innovazione. Un'impresa come la Ericsson spende quattro milioni all'anno per la ricerca, noi non arriviamo neppure all'1% del Pil». Più risorse per l'innovazione? «I soldi sono quelli che sono, ma devono essere spesi al meglio premiando soprattutto chi produce valore aggiunto per il territorio. Penso alla produzione di alimentari, alle tecnologie ambientali, alla mobilità sostenibile: sono i settori nei quali siamo leader mondiali e nei quali abbiamo imprese che portano il nome dell'Alto Adige nel mondo». Intanto chi sta qui rischia di essere soffocato dalla burocrazia... «La linea della Provincia su questo è chiara. Abbiamo preso degli impegni fissati nella legge finanziaria: nei prossimi cinque ani dovremo ridurre il personale amministrativo almeno del 3%. È la dimostrazione che facciamo e non parliamo soltanto». Altro tema dibattuto molto: il parco tecnologico... «Io allargherei il discorso all'università. Quando parliamo di ricerca e innovazione, non possiamo prescindere dai nostri giovani e dai cervelli che abbiamo qui in Alto Adige. Il parco tecnologico diventerà un punto di forza della nostra provincia se sapremo coinvolgere tutti, dall'università all'Eurac alle imprese. Seguo da vicino quello che sta facendo l'apposito gruppo di lavoro, stanno facendo un ottimo lavoro. Il coinvolgimento dell'economia nell'università è altrettanto importante. La scelta di Bergmeister come presidente del cdu in questo senso è stata ottima». Nota dolente, le infrastrutture: cosa intendete fare per migliorare la situazione? «La priorità assoluta è la banda larga, l'accesso a internet veloce è ormai un presupposto indispensabile per le nostre imprese. E indispensabile è anche essere raggiungibili. Parlo di aeroporto, ma anche di treni veloci e di collegamenti stradali interni all'Alto Adige. È il sistema nel suo insieme che deve funzionare bene».

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