Zappa, il più grande che suonò a Bolzano

Memorabile il concerto al Druso del 1982: ecco i retroscena


di Fabio Zamboni


BOLZANO. Per qualcuno sarà stata l’apparizione di Bob Dylan al Palaonda, per altri le scorribande degli AC/DC nello stesso palaghiaccio, per altri ancora l’umida performance (pioveva) di Ray Charles allo stadio Druso. Ma se ci si dovesse mettere tutti d’accordo su qual è stato il nome più importante nella storia del rock transitato a queste latitudini, diremmo che ci sarebbe poco da litigare sul nome di Frank Zappa. Nella nostra settimanale retrospettiva delle notizie più importanti di questi settant’anni di “Alto Adige”, il concerto che il genialoide artista americano offrì ai bolzanini il 3 luglio del 1982 merita un posto di riguardo. Anche perché rischiò di avere un seguito clamoroso, quando il city manager del Comune Renzo Caramaschi si interessò concretamente per avere Zappa in veste di direttore d’orchestra in piazza Walther. Un sogno che si sgretolò contro il muro dei costi: il rocker pretendeva la London Symphony Orchestra o almeno qualcosa di quel livello.

Tornando all’evento del 3 luglio, il nostro giornale diede la notizia un paio di settimane prima annunciandola come l’evento della rassegna Bolzano Estate, ma ricostruendo anche il travagliato percorso fatto dagli organizzatori per arrivare ad avere il beneplacito del Comune. A 42 anni, Zappa arrivava a Bolzano con un progetto molto “tranquillo” rispetto alle trasgressioni live di dieci anni prima, ma le rassicurazioni degli organizzatori non bastarono a tranquillizzare chi temeva di rovinarsi la reputazione. Il manager bolzanino Gianni Costa che collaborava con la società Avantgarde di Francesco Sanavio, big dei megaconcerti di quell’epoca, aveva dovuto tessere un paziente lavoro diplomatico, per arrivare ad avere almeno il patrocinio del Comune e lo stadio gratis per quella che fu l’unica data triveneta del tour italiano di Zappa.

Ricorda oggi Gianni Costa: l’assessore alla cultura del Comune Claudio Emeri era favorevole, ma bastò che l’avvocato De Guelmi facesse in giunta un ritratto esagerato dell’artista americano, accusandolo di essere volgare e blasfemo, per scoraggiare il Comune nell’organizzazione diretta dell’evento. «Faticammo parecchio – ricorda Costa – a convincere De Guelmi a lasciarci almeno organizzare lo show concedendoci il patronicio e lo stadio».

Nell’articolo che ricostruiva la travagliata manovra organizzativa, figuravano i dettagli dell’operazione: «Per il concerto, che costerà circa 130 milioni, sono a disposizione dodicimila biglietti al prezzo di 12 mila lire. Il palco sarà enorme: 20 metri per 16. Arriveranno a Bolzano quattro Tir di materiale più due camion, due Limousine e tre camion-generatori. L’artista arriverà con un jet privato».E Gianni Costa oggi conferma: «Arrivò effettivamente con un jet privato all’aeroporto di Bolzano. Io l’avevo incontrato la settimana prima ad Anacapri, dove lo avevo invitato allo show televisivo “Rockstar”. All’aeroporto mandai Vittorio Albani a prenderlo, ma niente limousine. Ricordo che dovemmo fare un lavoro tecnico immenso per far fronte alle richieste del suo staff, perché da queste parti non si era mai vista un’amplificazione di quella potenza. Allo stadio ci affidammo a parecchi volontari, ma ancora oggi devo ringraziare due giovani collaboratori della Comune di Forcato, Salvatore Rindone e Franco Paissan».

Di quel concerto il giornale diede conto il giorno dopo, il 4 luglio, con una grande foto che immortalava gli ottomila spettatori sul prato del Druso, e poi il martedì 6 luglio con la recensione che sottolineava la compostezza della rockstar e la ricchezza del suo progetto quasi orchestrale. Interessante riesumare qualche dettaglio del “dietro le quinte” con Gianni Costa.

«Lo avevamo sistemato all’Hotel Luna, con il suo fido guardaspalle John Smothers detto Lothar. Da anni chiedeva un albergo diverso da quello degli altri della band, ovvero da quando aveva avuto seri problemi in tribunale per colpa di qualche musicista della sua band beccato con un po’ di droga. Nel pomeriggio le prove, durante le quali Zappa fu molto colpito dalla bellezza delle Dolomiti sullo sfondo. Poi il concerto e infine la cena. Ma per evitare l’assalto dei curiosi, lo portammo in un ristorante del tutto improbabile, l’Alexander di Via Aosta».

Richieste particolari? «Beh, le richieste di bevande e viveri nei camerini erano davvero esagerate, noi tagliammo qua e là e nessuno si lamentò. Devo dire che Frank Zappa era davvero un signore, e che i timori dell’amministrazione comunale si erano rivelati del tutto infondati. Purtroppo se n’è andato dieci anni dopo, quando ancora avrebbe potuto dare tantissimo alla storia del rock. Ma a Bolzano nessuno ha dimenticato quel concerto».

IL DISCO BOLZANINO. Di quello storico concerto del 3 luglio 1982 non resta solo un bel ricordo negli estimatori di Frank Zappa: resta pure un cimelio discografico ormai introvabile. L’australiana Lunar Toones realizzò un disco pirata “autorizzato” almeno secondo le note di copertina. Si tratta di un doppio album picture, ovvero con l’effige a colori di Zappa con la sigaretta in bocca. Titolo: «Zappa underground record – Recorded in Bolzano 1982». La qualità dell’incisione è tipica dei bootleg, ovvero dei dischi registrati con mezzi artigianali, con piccoli microfoni anziché direttamente dal mixer. Pochi mesi dopo, quel long playing girava nei mercati londinesi a prezzi importanti e oggi è un oggetto da collezionisti. Nell’era della musica da scaricare, un oggetto come questo, da maneggiare e ammirare, ha un valore del tutto indipendente dalla qualità della registrazione. E per chi era allo stadio Druso quel 3 luglio, anche il valore aggiunto di poter conservare un souvenir davvero speciale.

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