Klotz e Amplatz 

Il terrorismo visto da vicino

Merano. L’ultimo anno all’Alto Adige Franco Sitton lo passa a Merano, dove lavora come corrispondente. È lui a fare il servizio sull’attentato alla centrale idroelettrica di Lana pochi giorni dopo la...



Merano. L’ultimo anno all’Alto Adige Franco Sitton lo passa a Merano, dove lavora come corrispondente. È lui a fare il servizio sull’attentato alla centrale idroelettrica di Lana pochi giorni dopo la notte dei fuochi tra l’11 e il 12 giugno 1961, quando saltano oltre 40 tralicci e un postino muore. Nel luglio dello stesso anno, la retata dei carabinieri, con ordine di cattura di circa 50 protagonisti della “guerra dei tralicci”, poi processati nel ‘64 dalla Corte d’assise di Milano con condanne a pene detentive, ma prosciogliendoli dalle accuse di alto tradimento e di attentato all’integrità dello Stato. «Durante la retata Georg Klotz, fabbro di Valtina, fuggì dal maso – racconta Sitton –. Il controspionaggio allora ingaggiò i fratelli Christian e Franz Kerbler, che fecero sapere a Klotz e ad Alois Amplatz di voler fare un documentario sul terrorismo in Alto Adige. Insieme raggiunsero una malga di Saltusio. Alle tre di notte Christian Kerbler prese il mitra: uccise Amplatz e ferì a una gamba Klotz, che però riuscì a scappare in Austria, dove più avanti fu intervistato da Gianni Roghi, il famoso giornalista dell’Europeo». E Kerbler, che fine fece? «Fuggì a Merano. Lì lo misero su una camionetta delle forze dell’ordine, che però si rovesciò a Postal. A quel punto tutti dissero che fu un incidente simulato messo in scena per permettergli di dileguarsi, e in effetti ne nacque un giallo internazionale: di lui non si seppe più nulla».













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