«Non si tagli quel bosco: ci sono specie minacciate» 

La polemica. Il gruppo «Sos Bosco Ripariale» non accetta il compromesso proposto: «Ampliare il biotopo a Millan non compenserebbe la perdita del verde in zona industriale»


Tiziana Campagnoli


Bressanone. Ampliare il biotopo di Millan come compensazione per l’abbattimento del boschetto ripariale in zona industriale, secondo il portavoce di Sos Bosco Ripariale Bressanone Franz Pattis “non ripagherebbe del danno della scomparsa di un bosco dove non solo ci sono ancora alberi sani ma anche ben 64 specie di uccelli”. E così Pattis si scosta da quanto espresso dal capogruppo consiliare della Svp Gerold Siller.

“A parte alcune valutazioni di Siller sullo stato di salute del bosco, che aprirebbero la strada all’abbattimento più facilmente – spiega Pattis - non è vero quanto da lui affermato che nel bosco non ci sono specie elencate nella lista rossa degli animali in via di estinzione. Il 12 giugno 2018, il gruppo ambientalista Valle Isarco, dopo sopralluoghi nel bosco ripariale, aveva mandato una lettera ai consiglieri comunali con il seguente testo: “In totale sono state trovate 64 specie di uccelli nell’area, di cui 29 nidificanti. Sei di queste sono minacciate in Alto Adige, ad esempio pigliamosche, torcicollo, picchio cenerino, luì verde”. Quindi, come può ora Siller affermare che non ci sono più specie di animali minacciati nel bosco? Non è che spariscono in un anno”.

Pattis critica i gruppi ambientalisti della Valle Isarco: “Come mai rinunciano al loro primo dovere che è quello di proteggere la natura e gli animali? E perché tace la Federazione Protezionisti dell’Alto Adige di cui il brissinese Klauspeter Dissinger è presidente? Domande per noi senza risposta”.

Pattis interviene anche sull’ampliamento del biotopo di Millan: “Per quanto riguarda la proposta di compensazione con l’ampliamento del biotopo Prà Millan verso sud, c’è da dire che l’area protetta confina con un prato che annualmente viene coperto con liquame e ultimamente il forte odore si sentiva per giorni dall’altra parte del fiume, cioè sulla strada della zona industriale – conclude Pattis - In più questo ampliamento del biotopo interesserebbe terreni dove in passato è stato scaricato parecchio materiale proveniente dall’edilizia , vale a dire calcinacci e derivati come metalli e plastica, e ancora più a sud si procede verso terreni agricoli che da decenni vengono trattati con pesticidi. In più bisogna aggiungere che in quella zona non ci sono alberi naturali, ma solo delle colture intensive di mele. Gli unici “punti alti” sono dei tralicci per l’alta tensione. Quindi, è incomprensibile come possa essere sacrificato per questi interventi di apparente compensazione un bosco ripariale cosi prezioso cresciuto naturalmente in centinaia di anni”.













Altre notizie

Attualità