La storia

Val di Vizze, l’idea di fare i contadini 2.0 di una ricercatrice e di un carabiniere 

Verena Angerer e Alex Guadagnini hanno trasformato una stalla con 15 mucche in un’azienda di successo. L’attività durante il Covid ha acquisito valore aggiunto. «Un crowdfunding ci ha consentito di incrementare la produttività del nostro maso»


Caterina Fantoni


VAL DI VIZZE. Verena Angerer e Alex Guadagnini, ex ricercatrice universitaria lei ed ex atleta e carabiniere lui, sono i primi in Alta Val d’Isarco ad aver lanciato un crowdfunding per incrementare la produttività del loro maso. Fin da giovanissimi, i due ragazzi hanno maturato insieme l’idea di “fare i contadini” nel paesaggio incontaminato della Val di Vizze e, nell’arco di una decina di anni, sono riusciti a trasformare una stalla di 15 mucche da latte in un’azienda agricola articolata e innovativa, che in piena epoca di Covid ha acquisito un valore aggiunto.

La mattina di gennaio in cui raggiungo lo Jörgnerhof, percorro l’alta Val di Vizze ancora in ombra. Intorno, i campi e i boschi innevati riflettono una luce azzurrognola e il termometro dell’auto segna -9°. Mi hanno dato appuntamento per l’intervista attorno alle 10 e, poco dopo il mio arrivo, ne capisco il motivo: solo a quell’ora il cortile del maso inizia a illuminarsi e, all’improvviso, la luce calda invade il resto del paesaggio, definendo tutte le sfumature di colore e le forme maestose della valle.

La scelta di gestire un maso è inusuale per dei ragazzi giovani come voi...

Verena: “Sì, tanti nostri coetanei si sono trasferiti in città o sono rimasti ad abitare a Innsbruck o a Vienna anche dopo gli studi. Io sono nata e cresciuta qui all’Erbhof Jörgnerhof. È di proprietà della mia famiglia dal 1793 e qui i miei genitori avevano una stalla con una quindicina di mucche. Per arrotondare d’estate gestivano anche il rifugio Grubberhütte, con un’attività di Buschenschank (prevede un’attività di ristoro con vivande prodotte dagli stessi osti, cantinieri o malgari ndr). Quando ero bambina mi piaceva molto questo tipo di vita, ma nell’adolescenza ho cominciato a prenderne le distanze e dopo le superiori sono andata a lavorare come impiegata per un paio di anni. Poi Alex ed io abbiamo deciso di provare ad allevare cavalli da monta qui al maso e la nostra passione per la vita contadina è cresciuta tanto che ho deciso di iscrivermi ad Agraria all’Università di Bolzano. Oggi, oltre ai cavalli, alleviamo anche una ventina di bovini da carne, una trentina di suini e, grazie al crowdfunding, abbiamo anche il nostro laboratorio di trasformazione della carne, dove la frolliamo e la conserviamo e dove produciamo Bauernspeck e Kaminwurzen.”

Alex: “Io invece sono cresciuto in paese ma questo tipo di vita mi è sempre stato familiare, dato che mio nonno materno aveva un maso in Val Racines. Comunque attorno ai vent’anni ho capito che volevo proprio fare il contadino. Nel periodo in cui ero ancora carabiniere e facevo un lavoro d’ufficio, le ore alla scrivania passavano lentissime. Qui invece sto all’aria aperta, lavoro tutto il giorno e c’è sempre tanto da fare, eppure la giornata mi vola via veloce e alla sera sono contento di tutte le cose che sono riuscito a concludere. Certo, con uno stipendio fisso è molto più semplice, adesso ci sono sempre imprevisti, incognite e al momento stiamo ancora investendo nella nostra azienda, ma secondo me ne vale la pena.”

Eri arruolato nei carabinieri mentre eri nella nazionale di sci?

A: “Sì, ho fatto un paio di anni nella categoria C della squadra nazionale, poi i risultati non bastavano più e allora per 2-3 anni sono rimasto nel gruppo sportivo dei carabinieri. Dopo ho fatto l’allenatore del Comitato Regionale FISI Alto Adige, allenando quei ragazzi che stanno per fare il salto in nazionale e qualcuno ce l’ha anche fatta. Ho lavorato come allenatore per una quindicina di anni ed è stato un bellissimo periodo, ma è un impegno che richiede molto tempo fuori casa e a un certo punto ho preferito dedicarmi solo al maso. Adesso alleno i ragazzini del gruppo sportivo di Vipiteno, più che altro per passione.”

Hai viaggiato molto per le gare di sci?

A: “Abbastanza. Ho fatto gare su tutto l’arco alpino, soprattutto tra Austria e Svizzera, e ho partecipato diverse volte alla Coppa Europa. La mia gara più lontana da atleta è stata in Sicilia, sull’Etna, da allenatore invece è stata a Sarajevo, all’European Youth Olympic Winter Festival, i campionati per i giovani atleti europei. È stato bello, ma la considero un’esperienza conclusa.”

A un cittadino la vostra potrebbe apparire una scelta estrema: vivere in valle, lontano da tutte le comodità...

V: “Questo tipo di vita richiede molta organizzazione, forse sotto molti aspetti è più difficile, però credo che sia impagabile far crescere qua nostro figlio, fargli vedere ogni giorno questo panorama, poter giocare nel bosco, uscire di casa e giocare con la neve e slittare. La qualità di vita per un bambino è incomparabile, poi ad esempio durante il lockdown noi non ci siamo mai fermati, perché gli animali hanno sempre bisogno. La pandemia non ha interrotto il ritmo o le modalità di lavoro nell’allevamento, piuttosto in quel periodo sono aumentati gli ordini nel nostro negozio online.”

Cos’è che contraddistingue il vostro allevamento?

V.: “Abbiamo voluto creare un allevamento sostenibile, con il massimo riguardo per gli animali. L’idea più innovativa del maso è la possibilità per chiunque di ‘adottare’ un maiale fino alla sua macellazione, ottenendo così una provvista personale di carne e di insaccati biologici. I nostri animali stanno all’aperto tutto l’anno e hanno un’alimentazione naturale, perciò ho selezionato razze di maiali e di bovini che potessero acclimatarsi bene in questo ambiente e, ovviamente, anche per la qualità della carne che producono. Li accompagniamo noi al macello di Bressanone con il nostro rimorchio e stiamo con loro fino all’ultimo momento, ma il mio desiderio sarebbe quello di poterli macellare qui, per annullare del tutto il loro stress e fare l’intero ciclo di produzione qui al maso.”

Quanto hanno contato i tuoi studi nei cambiamenti che hai fatto e intendi fare al maso?

V.: “Tutte le mie scelte sono il risultato di studi approfonditi. Quello che ho imparato ad Agraria da studentessa e durante i tre anni in cui sono rimasta all’università come ricercatrice è stato determinante nell’impostazione che ho voluto dare al mio maso. E poi ho continuato a studiare anche dopo, per apprendere le tecniche di trasformazione e di affumicazione della carne.”

Sei andata in bottega da qualche contadino o artigiano della zona?

V.: “Mi sarebbe piaciuto, ma ciascuno ha i propri segreti che preferisce non rivelare, perciò ho fatto diversi corsi e sono diventata anche sommelier della carne. Ho dovuto però sperimentare molto prima di arrivare ai risultati che volevo.”

Quanto contano il web, i social media e il negozio online per il vostro maso?

V.: “Il web è quasi l’unico canale attraverso cui raggiungiamo i nostri clienti, senza il nostro sito web non saprei neanche come fare il marketing. È la soluzione ideale per la nostra attività: ci permette di continuare a lavorare come contadini e di combinare la qualità artigianale con la vendita online.

Personalmente sono convinta che l’innovazione tecnologica oggi sia l’unica chiave per mandare avanti e far sopravvivere la tradizione contadina nelle valli.”

Attraverso la piattaforma della Confartigianato di Bolzano, nel 2019 Verena Angerer ha lanciato un crowdfunding, ovvero una campagna di raccolta fondi per sovvenzionare il suo nuovo laboratorio artigianale per la trasformazione della carne e una bottega per la vendita diretta allo Jörgnerhof in Val di Vizze. I finanziatori, in cambio, hanno poi ricevuto un assortimento di prodotti del maso.













Altre notizie

Podcast

Il Trentino nella Grande Guerra: una lettera di Cesare Battisti a Benito Mussolini

Da Milano, Cesare Battisti scrive al collega giornalista Benito Mussolini, conosciuto ai tempi del soggiorno trentino di quest’ultimo. Battisti difende la causa di Trento irredenta e difende le ragioni di un conflitto italo-austriaco; ricorda al futuro duce la mobilitazione di tanti trentini mandati al fronte da Vienna. I contadini trentini, scrive, non seguono più i capoccia clericali, quelli sì austriacanti.

Attualità