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«Castagne, funghi dannosi e clima sono le nuove sfide»

Irene Perli e Giacomo Gatti sono stati premiati nel 2023 per la loro attività: «Ci siamo concentrati sulle patologie del castagno e in particolare su cidie, fersa, cancro corticale e mal dell’inchiostro»


Julia Rizzo


VADENA. Il cambiamento climatico si è fatto sentire negli ultimi anni anche sulla coltivazione del castagno, con un significativo aumento della temperatura durante il periodo di maturazione dei frutti. Questo rappresenta una sfida per la conservabilità delle castagne e probabilmente è una causa della massiccia perdita di raccolto dovuta alla comparsa di un fungo dannoso. Al Centro di Sperimentazione di Laimburg - nel Comune di Vadena - Irene Perli e Giacomo Gatti studiano i diversi aspetti agronomici del castagno. Il loro obiettivo è fornire approcci nuovi e alternativi per mitigare i danni al raccolto nonché per migliorare la conservabilità e la qualità dei frutti.

Qual è stato il vostro percorso di studi e come siete venuti a conoscenza del Centro di Sperimentazione di Laimburg?

Irene: Ho studiato Scienze Agrarie a Firenze e ho sviluppato una forte passione per la ricerca nel campo agrario. Durante la stesura della mia tesi sono venuta a conoscenza del Centro di Sperimentazione di Laimburg, grazie alla sua reputazione come risorsa di valore per la ricerca nel settore frutticolo.

Giacomo: In passato, non ho mai sviluppato un interesse per la ricerca accademica, spesso troppo teorica. Tuttavia, ho avuto la fortuna di incontrare a Bologna docenti universitari capaci di comprendere le sfide reali dell'agricoltura e di affrontarle con metodo scientifico. Dopo aver completato i miei studi, sono tornato in Alto Adige e ho ritrovato allo stesso modo questo spirito presso il Centro di Laimburg: la missione di condurre una ricerca applicata basata sulle reali esigenze dei produttori agricoli del territorio.

Giacomo, cosa ti ispira del lavoro di ricerca al Centro Laimburg?

Ogni posto di lavoro è caratterizzato da punti di forza e debolezza, senza eccezione. Tuttavia, del Centro di Sperimentazione Laimburg ho da subito amato la sua natura quale ente di ricerca pubblico. Il fatto che la principale fonte di finanziamento sia la collettività, ci permette grande obiettività nel giudicare le nostre sperimentazioni e soprattutto nell'esprimere i nostri giudizi. Inoltre, è un lavoro che permette alla creatività di esprimersi, cosa molto rara al giorno d'oggi.

Vi occupate in particolare di drupacee e frutta a guscio, come ciliegie e castagne. Come funziona una vostra giornata tipo in campo?

Le nostre attività variano in base alla stagione, alle specifiche esigenze delle colture e agli obiettivi della ricerca. In generale, ci occupiamo di monitorare lo sviluppo delle specie che seguiamo durante tutto il loro ciclo vegetativo, raccogliendo dati di varia natura. Per noi è fondamentale prenderci il tempo per stare in campo, per avere consapevolezza e comprensione di ciò che accade effettivamente alle piante.

Vi hanno insignito del premio "Castagna D'Oro" 2023. Per quali attività in particolare?

Le attività che abbiamo svolto nel corso degli ultimi anni spaziano dal campo della patologia, alla gestione del post-raccolta fino alla conservazione delle risorse genetiche. Nel biennio 2017-2018 abbiamo avviato un programma di monitoraggio delle patologie del castagno, concentrandoci su cidie, fersa, cancro corticale e mal dell'inchiostro. Il nostro obiettivo era identificare e comprendere meglio la diffusione di queste malattie. Dal 2018 in poi abbiamo iniziato a concentraci in particolare sulla problematica emergente del marciume gessoso causato dal fungo Gnomoniopsis castaneae. Il castagno da frutto è tendenzialmente una specie che trova spazio in un contesto agroforestale, per tale motivo le azioni di contenimento del fungo non si basano sul ricorso a trattamenti fitosanitari, bensì su buone pratiche agronomiche e nel post-raccolta. Più recentemente abbiamo iniziato a caratterizzare le varietà locali dell'Alto Adige con l'obiettivo di creare una collezione di germoplasma.

Qual è il vostro obiettivo?

Il nostro obiettivo è sviluppare strategie di coltivazione e conservazione idonee alle nuove sfide che impone il cambiamento climatico. Queste attività rappresentano un impegno significativo per la ricerca scientifica sul castagno e siamo grati per il riconoscimento del premio. Ciò ci motiva ulteriormente a sostenere una coltivazione di qualità di questa importante specie locale, che non è solo coltura in Alto Adige ma anche cultura.

Avete previsioni per la raccolta di castagne quest'anno?

Il fattore di rischio maggiore per la castanicoltura europea (ma non solo) è il cambiamento climatico, che sta rendendo sempre meno vocati gli areali castanicoli storici. Nella maggior parte dei territori italiani, le ripetute precipitazioni primaverili hanno reso difficoltosa l'impollinazione dei fiori, che nel castagno è strettamente effettuata dal vento. Tuttavia, la tardività della nostra cultivar principale, la "Südtiroler Gelbe", e dei nostri siti posti prevalentemente in alta collina tra 600 e 900metri hanno consentito una fioritura tardiva, che ha potuto fortunatamente godere di condizioni climatiche più asciutte. Trattandosi spesso di piante imponenti che nascondono il loro frutto all'interno di un riccio, è sempre molto complesso effettuare una stima di produzione.













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