l’omelia

Il vescovo Muser: “Poniamoci in ascolto delle difficoltà e delle paure”

La Santa Messa della vigilia e il pontificale di Natale del vescovo con il pensiero alle persone colpite dal virus



BOLZANO. Nel duomo di Bressanone il vescovo Ivo Muser ha celebrato la veglia di Natale. La Santa Messa è stata anticipata alle 18 causa restrizioni anti-Covid. Nella sua omelia il vescovo ha invitato ad accogliere senza riserve “colui che nel suo Natale si è fatto a noi così umano e vicino. Poniamoci in ascolto delle difficoltà e delle paure, ma anche delle gioie e delle speranze delle persone che ci vivono accanto”. 

Anche se questo è un Natale diverso dal solito, ha sottolineato nella sua omelia della veglia il vescovo Ivo Muser, “quest’anno più che mai abbiamo la possibilità di celebrare il Natale del Signore come festa dell’incontro intimo e autentico con Dio, con il prossimo, con tutti coloro che sono colpiti dalle conseguenze di questo virus”.

L’invito di monsignor Muser alla comunità: “Impegniamoci a cercare il Cristo anche oggi nelle nostre vite spesso così travagliate. Poniamoci in ascolto delle difficoltà e delle paure, ma anche delle gioie e delle speranze delle persone che ci vivono accanto”.

La messa di Natale. Nel rispetto delle misure di sicurezza e del contingentamento dei posti, si è celebrato nel duomo di Bolzano il pontificale trilingue di Natale del vescovo Ivo Muser. Nella sua omelia il presule ha ripercorso questi mesi difficili per il singolo e la comunità: “La pandemia e il lockdown hanno lasciato tanti di noi incerti, pensierosi, tristi, aggressivi e stanchi. Siamo diventati insicuri: insicuri nei rapporti sociali, insicuri nelle prospettive economiche e professionali, insicuri nel futuro politico, insicuri anche nel nostro rapporto con la fede e la Chiesa. Il coronavirus ci fa capire quanto sia fragile e vulnerabile la nostra vita“, ha detto il vescovo.

Ma proprio nella festività del 2020 “può diventare particolarmente chiaro – ha proseguito Muser – il significato del Natale in tutta la sua profondità: Dio si fa uomo nel Bambino di Betlemme. Impotente, vulnerabile, attaccabile. Si avvicina così tanto a noi che possiamo aspettarlo, accoglierlo, abbracciarlo.“ Il vescovo ha infatti ricordato ciò che la mangiatoia e la croce di Gesù rappresentano per i cristiani: “Non un Dio lontano dal mondo, né un Dio vissuto nella pura interiorità, bensì un Dio che non si tiene fuori, che non rimane nel suo cielo, ma che scende e vuole incontrarci là dove siamo: con la nostra grandezza ma anche con le nostre fatiche, con le nostre ferite, con la nostra mortalità.“

Proprio il Natale segnato dal Covid, secondo monsignor Muser, “ci incoraggia a non cercare Dio dove abitano le nostre certezze e le nostre sicurezze. Ci invita invece a cercarlo là dove siamo insicuri e indifesi. Non lo troveremo dove siamo forti e invulnerabili, ma dove siamo deboli e vulnerabili. Soprattutto il Natale, in questo anno di pandemia, può affinare il nostro sguardo verso il Dio vulnerabile e salvifico, in modo che noi stessi, nella nostra fragilità, si possa diventare salvezza per altri.“

Un pensiero particolare del vescovo è andato “a quanti nel giorno di Natale e durante le festività segnate dal Covid sono al loro posto di lavoro. Diciamo grazie – ha detto Ivo Muser – a medici e infermieri, agli operatori sociosanitari, al personale della protezione civile e delle forze dell’ordine, ai volontari e a tutti coloro che anche a Natale sono in prima linea al servizio della società, in particolare degli ammalati, degli anziani e dei più deboli. La comunità cristiana esprime affetto e riconoscenza per la vostra dedizione e il vostro altruismo. Della vostra professione avete fatto una missione. A Natale siamo vicini con la preghiera a voi e alle vostre famiglie“, ha concluso il vescovo.













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