Laives

Galizia, il cantiere resta bloccato: timori per lo scavo della piazza 

Opere pubbliche a rischio. La Provincia non ha ancora definito la procedura di bonifica del terreno e i tempi si allungano. Ma adesso nasce la preoccupazione per l’intervento in centro dove si rischia lo stop in caso di ritrovamenti archeologici



LAIVES. Le incognite nascoste nel sottosuolo, siano esse di natura ambientale oppure archeologica, quando emergono, come in zona sportiva Galizia, condizionano gli interventi, le opere pubbliche.

In zona Galizia a Laives, ad esempio, appena iniziati i lavori di ampliamento si è visto che nel sottosuolo vi sono tracce di inquinamento, cosa che ha imposto lo stop al cantiere, che - notizia - rimane ancora bloccato. I gruppi di minoranza in consiglio comunale hanno palesato forte preoccupazione e così il sindaco Bianchi cerca di fare chiarezza: «Quando la ditta incaricata dei lavori di ampliamento della zona sportiva ha iniziato a scavare, l’Ufficio ambiente provinciale ha predisposto una serie di carotaggi per verificare cosa effettivamente vi sia nel sottosuolo ed è risultato esservi dell’inquinamento.

Da qui il fermo del cantiere e adesso stiamo attendendo che la Provincia ci indichi come proseguire. Anche nell’area vicina, dove è previsto che la stessa Provincia realizzerà l’anello ciclabile, oltre a sigillare il terreno sono stati fatti una trentina di sondaggi nel sottosuolo dato che anche lì un tempo c’era la discarica ed è quindi del tutto probabile che un certo livello di inquinamento sia presente. Questi sondaggi vengono fatti dalla Provincia anche per monitorare il sottosuolo e predisporre una mappa della situazione idrogeologica».

Effettivamente, un tempo non si andava troppo per il sottile con lo smaltimento dei rifiuti: semplicemente si sceglieva un’area abbandonata, si scavavano delle grandi buche e vi si gettavano i rifiuti. È quanto successo anche in zona Galizia che, tra l’altro, è molto delicata dal punto di vista idrogeologico essendo l’immediato sottosuolo una immensa torbiera intrisa d’acqua delle falde. Già negli anni passati, su iniziativa del Movimento 5 stelle (consigliere allora era Paolo Castelli) venne commissionato un sondaggio nel sottosuolo dove si evidenziò la presenza di sostanze inquinanti, risultato proprio della ex discarica che esisteva in zona.

Ma non è solo questo il fattore di preoccupazione quando si mette mano al territorio. C’è anche il fattore archeologico, che potrebbe verificarsi con i lavori per la realizzazione della nuova piazza e del relativo parcheggio interrato, tenuto conto che si tratta di scavare in pieno centro città, a pochi passi dalla chiesa e dal vecchio cimitero.

È già capitato, in passato, durante degli scavi dei privati, che venissero alla luce tracce del passato: resti di casette retiche, un pozzo di epoca romana e altri reperti. Anche in casi come questi, la Sovrintendenza ai beni archeologici impone lo stop al cantiere per poter sondare il sito, la cui durata dipende sempre dal tipo e dalla dimensione dei reperti individuati. «Infatti – dice il sindaco Bianchi – la Provincia ci ha già messi sull’avviso che, quando inizieranno gli scavi, sarà presente l’archeologo».













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