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Laives. Primi passi concreti per salvaguardare la ciminiera simbolo dell’abitato di Pineta. Ieri mattina si è svolto un sopralluogo presso ciò che rimane dell’ex oleificio per verificare assieme all’a...



Laives. Primi passi concreti per salvaguardare la ciminiera simbolo dell’abitato di Pineta. Ieri mattina si è svolto un sopralluogo presso ciò che rimane dell’ex oleificio per verificare assieme all’attuale proprietario e ai tecnici, sia privati sia del Comune, cosa sia possibile fare per mantenere la vecchia ciminiera, testimonianza di un passato industriale, anche quando nel resto dell’edificio saranno realizzati appartamenti. C’erano il vicesindaco Giovanni Seppi e i dipendenti degli uffici urbanistica e lavori pubblici, la presidente del consiglio comunale Sieglinde Niederstätter Fauster e lo storico Walter Landi, grande conoscitore del passato di Laives (ha contribuito alla mostra per i 200 anni del Comune).

La buona notizia è che adesso c’è la volontà di preservare la ciminiera, rara testimonianza di questo tipo a livello provinciale. «L’oleificio “Fronza”, del quale non c’è più traccia a eccezione della ciminiera – ha spiegato Walter Landi – fu inaugurato nel 1947 e fu in funzione fin al 1954, producendo olio alimentare dai resti delle pannocchie che venivano macinate al molino Zenorini di Laives, anche questo ormai scomparso. L’attività però si dimostrò subito poco redditizia, tanto che nel 1954 l’oleificio chiuse i battenti lasciandosi dietro grossi problemi finanziari. Così la proprietà passò alla Cassa di risparmio di Bolzano. Fra il 1954 e il 1958 ospitò anche alcune classi della scuola elementare di Pineta. Fra il 1957 e 1958 il maestro Mascagni acquistò l’edificio dalla Cassa di risparmio e lo trasformò nella sede della fabbrica di pianoforti “Schulze Pollmann”, pure questa chiusa in seguito. La ciminiera in mattoni rossi smise di funzionare ancora nel 1954 con la chiusura dell’oleificio e da allora è sempre rimasta al suo posto, diventando l’elemento che contraddistingue Pineta».













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