Bagarre comitati, Rossi: «Serve un regolamento»

Merano. Sull’opportunità di sopprimere la regola che da statuto prima vietava ai membri del comitato di quartiere di Sinigo di ricoprire anche una carica politica – pena la decadenza dal ruolo nel...



Merano. Sull’opportunità di sopprimere la regola che da statuto prima vietava ai membri del comitato di quartiere di Sinigo di ricoprire anche una carica politica – pena la decadenza dal ruolo nel comitato – interviene il vicesindaco e assessore competente Andrea Rossi. Opera un chiarimento giuridico, aggiungendo una considerazione importante: «Dispiace che si possa deliberatamente immaginare il comitato quale trampolino di lancio per carriere politiche o terreno di occupazione da parte di forze partitiche. Con il rischio concreto ancora una volta di dividere piuttosto che di unire, e di allontanare altri da un impegno che va verso l’intera comunità».

«Nel corso di questa consigliatura – dichiara Rossi – il numero dei comitati di quartiere è cresciuto da sette a undici, un dato numerico che fa pensare a un duplice segno positivo. Da una parte una rinnovata volontà di impegno da parte di molti cittadini nei confronti della comunità. Dall’altra la conferma del comitato come strumento utile di rapporto con il Comune. La capacità di rappresentanza verso il Comune e altri aspetti dei comitati sono riconosciuti e indicati nelle linee guida che risalgono ormai a una decisione di giunta del 2012. Un documento che ha valore di indirizzo, di dichiarazione di intenti e di aspettative reciproche tra comitati e amministrazione. Un documento che concede a quest’ultima poco spazio di intervento normativo. Ciò è stato confermato anche dall’interpretazione dell’Avvocatura comunale. L’Ufficio decentramento fornisce a ogni gruppo promotore di un comitato un modello di statuto standard che poi liberamente, con democraticità e con atti vincolanti all’interno del comitato, ogni organismo può adeguare alla propria realtà».

Sulla compatibilità delle cariche le linee guida propongono solo un indirizzo: “I comitati di quartiere sono espressione libera e volontaria dei cittadini del quartiere e si configurano come organismi privi di caratterizzazione e orientamenti politici in senso partitico”. «Cosa questo significhi e cosa comporti – spiega il vicesindaco – lo si trova definito soltanto all’interno dei singoli statuti, anche se declinato secondo modalità diverse. Sarebbe in questo senso utile un’uniformità di comportamento? Probabilmente sì, anche per evitare eventuali contrapposizioni tra comitati. Ma questa uniformità può nascere soltanto dalla stesura di un vero e proprio regolamento che vincoli gli statuti dei comitati. Starà eventualmente alla prossima giunta decidere se su questi aspetti valga la pena formulare un regolamento con vincoli stringenti e sanzioni oppure rimanere nei confini più aperti delle linee di indirizzo già presenti. Assolutamente vincolante invece, perché presente nel Codice degli Enti locali della Regione Trentino–Alto Adige, osservare questa incompatibilità dalla parte della figura del consigliere comunale. Così l’articolo 79 a questo proposito: “Non può ricoprire la carica di consigliere comunale l’amministratore o il dipendente con poteri di rappresentanza di ente, associazione, istituto o azienda soggetti a vigilanza in cui vi sia almeno il 20% di partecipazione da parte del Comune o che dallo stesso riceva, in via continuativa, una sovvenzione in tutto o in parte facoltativa, quando la parte facoltativa superi nell’anno il 20% del totale delle entrate dell’ente, associazione, istituto o azienda”». S.M.













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