Basta zone d’espansione a Lagundo e Quarazze 

Nel Masterplan si mira a tutelare il cuscinetto agricolo e preservare l’ambiente La direttrice chiave del Piano è la riqualificazione di ciò che è già stato costruito



MERANO. Non è una novità l’obiettivo della protezione e della valorizzazione dell’identità paesaggistica e urbanistica cittadina. Ma il Masterplan, presentato dall’architetto Alessandro Benevolo al consiglio comunale in vista della votazione cui il documento sarà sottoposto il 12 febbraio, mette nero su bianco una strategia tesa a limitare nettamente l’espansione della città verso Lagundo e Quarazze, lasciando però aperta la possibilità di una densificazione dei servizi nell’area di Lazago, altresì indicata come nuovo hub, interfaccia di comunicazione tra agglomerazione (i comuni limitrofi) e distretto (la città di Merano) provvista di parcheggio di scambio, in vista della realizzazione del tunnel sotto Monte Benedetto. Come segnalato dall’assessora Madeleine Rohrer, il Piano strategico dello sviluppo urbanistico, cioè il Masterplan, mette a sistema una limitazione alla dilatazione della città e un’istanza di protezione del paesaggio, nell’ottica del mantenimento di una città-giardino permeabile al verde e secondo una strategia di miglioramento dell’esistente.

La redazione del Masterplan ha affrontato il tema del margine: «Una città che smette di avanzare verso la campagna deve chiedersi se il confine raggiunto sia soddisfacente», spiega Benevolo. L’architetto esemplifica così la questione: «A Maia Alta, dove le densità urbane sono basse e tali resterebbero con una variante del Puc in questo senso, il territorio agricolo penetra in città, ed è bene che questo margine resti sfrangiato. Il Piano deve tutelare questa condizione di décalage, cioè di città che progressivamente si disperde nella campagna, una transizione efficace dal punto di vista urbanistico. Verso Quarazze e Lagundo, invece, è necessario salvaguardare il residuo cuscinetto di aree agricole superstiti, con un confine più netto di quello attuale».

Per individuare le direttrici della riqualificazione del “già costruito”, Benevolo e gli uffici comunali e provinciali chiamati alla stesura del Piano hanno fatto riferimento, tra le altre cose, anche al progetto Open Energy, uno studio che ha messo in luce un deficit di efficienza energetica degli edifici. Ma la necessità di una riqualificazione va incrociata con quella di interventi che rispettino lo “spirito” di ogni singola area: così il Masterplan arriva a definire la possibilità di rigenerazione e di densificazione di ciascuna. Per Maia Alta e per Maia Bassa intende quindi tutelare l’insieme edificio/giardino privato e il sistema delle recinzioni e degli appoderamenti, mentre nella zona di via Roma, del rione Wolkenstein e verso Quarazze gli interventi di densificazione saranno possibili, sì, ma solo in misura limitata e secondo una certa uniformità. Diverse le condizioni previste per il centro più antico e per Steinach, «dove bisognerà prendere in considerazione il grado di alterazione dei singoli edifici rispetto ai modelli tipologici antichi – spiega l’architetto –. Per la parte di città oltre la ferrovia, caratterizzata da usi promiscui e disordinati, la nuova disciplina ammetterà estesi interventi di rigenerazione e rifunzionalizzazione delle aree, a partire dalla creazione dei nuovi scavalcamenti ciclopedonali del tratto della ferrovia tra la stazione centrale e quella di Maia Bassa». (s.m.)

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