merano

«Con più donne al comando andrebbe meglio» 

La manager Irene Pechlaner. «Il potenziale è enorme ma sono sottostimate». Laurea in giurisprudenza, contratto da dirigente fino al 14 dicembre 2025. «Bolzano non mi spaventa, raccolgo la sfida. Ma ho Merano nel cuore»


Massimiliano Bona


MERANO. Irene Pechlaner, 58 anni ben portati e la grinta di una ragazzina, per l’addio ai collaboratori e ai pazienti di Merano si è disegnata un cuore sulla mascherina. «Se avessi potuto scegliere - spiega la direttrice del Comprensorio del Burgraviato dell’Azienda sanitaria - sarei rimasta qui, ma sono una manager ben pagata e avevo messo in conto di poter cambiare destinazione. Bolzano? Non mi spaventa. Adesso mi manca solo la Pusteria». Pechlaner - che ha mamma brissinese e papà di Renon - è cresciuta tra l’altipiano e il capoluogo ma a Merano - dov’è arrivata nel 2007 - si sentiva ormai di casa.

Dottoressa, è pronta a tornare alla base?

Certo che sì. Dopo la laurea in giurisprudenza a Innsbruck sono partita, a 28 anni, come collaboratrice amministrativa al Servizio Igiene a Bolzano, di cui 3 anni dopo sono diventata coordinatrice».

La carriera da dirigente è iniziata prestissimo...

Sì, a 33 anni all’ufficio amministrativo dell’area funzionale e organizzativa di Igiene e Sanità pubblica. Poi sono salita al nono livello come vice direttrice a Bressanone e poco dopo ho assunto la guida di una ripartizione, con il decimo livello. Guido invece il Comprensorio di Merano da 14 anni. E mi sono sempre trovata benissimo.

Chi l’ha voluta a Bolzano?

Il direttore generale Zerzer.

Quando le scade il contratto?

Il 14 dicembre 2025 ma non sarà il mio ultimo contratto. La pensione può aspettare.

Come valuta la conciliabilità tra lavoro e famiglia per una donna in Alto Adige?

Ritengo non sia adeguata, anche da noi, almeno all’atto pratico. Le donne, come dirigenti, sono ancora sottostimate o sottoutilizzate, sebbene abbiano un potenziale enorme. Troppo spesso sono costrette a scegliere tra lavoro e carriera e non va bene. C’è chi le mette da parte solo perché chiedono il part-time mentre crescono i figli. Ed è palesemente sbagliato.

Servirebbero più donne nei posti apicali?

Sicuramente. Se il mondo avesse più donne alla guida dei vari settori le cose andrebbero ancora meglio.

Vale la teoria secondo la quale le donne riescono a fare più cose assieme rispetto agli uomini?

Non è la teoria ma la pratica. Una donna è abituata a gestire famiglia e lavoro con la stessa energia. Un uomo, al contrario, torna a casa dal lavoro e trova spesso tutto pronto.

Come giudica gli uomini al comando?

Non posso parlarne certo male anche perché mi hanno sempre trattata bene. Ho lavorato, di sicuro, più con gli uomini. Mi limito però ad osservare che ci vorrebbero più donne al comando per far andare ancora meglio le cose.

Cosa potrebbero fare meglio, invece, le donne?

Possiamo e dobbiamo sostenerci di più a vicenda.

Che problemi si troverà a gestire a Bolzano?

Gli stessi, o quasi, di Merano. Penso alla carenza di personale e alla necessità di garantire l’assistenza in modo adeguato e tempestivo. Nel Burgraviato ci sono due ospedali, Merano e Silandro, e non è facile gestirli sempre al meglio mentre a Bolzano l’ospedale è uno solo. Cambia, ovviamente, il bacino di utenza che è significativamente più grande.

Una manager impegnata come lei riesce a coltivare qualche hobby?

Prima del Covid sì. Andavo molto con la bici da corsa e posso dire di aver fatto tutti i passi altoatesini e parecchi in Trentino. Poi mi sono fermata anche perché ho capito che in questo periodo era necessario che io stessi “sul pezzo” in Azienda. Nell’ultimo anno e mezzo c’è stato ben poco tempo per le distrazioni. La pressione da gestire non è stata poca. Ma sono contenta per come sono andate le cose.

Quando ha comprato la sua prima bici da corsa?

Tardi, a 35-40 anni.

E quanti chilometri riusciva a fare all’anno prima della pandemia?

Circa 5 mila ma chi pedala, anche come amatore, non può improvvisare. Bisogna allenarsi regolarmente.

Ha fatto qualche Passo anche con i trapiantati?

Sì, quando passavano di qui li accompagnavo volentieri in quota. Penso, ad esempio, agli amici Brenner e Köningsrainer e all’Euregiotour con Transplant.

Qual è il suo passo preferito?

Passo Pennes. Anche se poi, una volta in cima, chiamavo gli amici per farmi venire a prendere e trasportare a valle.

Lei, andando in bici, si è anche fatta male.

Sì, in Trentino. E sono stata assente diverse settimane dal lavoro. Forse oggi mi porto ancora dietro un po’ di paura. Non appena il Covid sarà alle spalle, però, voglio ripartire di slancio.

C’è un risultato, ottenuto a Merano, di cui va particolarmente fiera?

Sì, tra i tanti, i 3 bollini rosa come ospedale “vicino alle donne”. Ricordo con particolare piacere il premio che ci è stato conferito da Walter Riccardi. Si tratta per lo più di settori prettamente femminili, come la ginecologia o l'ostetricia, ma anche, ad esempio, di reparti e servizi rivolti alle donne. Vado fiera di questo riconoscimento che premia il lavoro di squadra.













Altre notizie

Attualità