Dal drone al sistema di raggiri «Sono stato truffato online» 

Una macchina complessa. Un videomaker meranese ha pagato 1.100 euro per un apparecchio mai arrivato «Quando sono iniziati i problemi con la spedizione ho cominciato a indagare. E ho ricostruito la rete degli impostori»


Jimmy Milanese


Merano. Nell’era di internet, degli acquisti online a prezzi ribassati, delle banche che permettono con facilità l’apertura di un conto corrente, i professionisti della truffa si sono specializzati nel raggirare chi in rete intende acquistare apparecchiature elettroniche, puntando sul fatto che difficilmente la legislazione in materia è in grado di arginare per tempo il dilagare di fenomeni illegali. Questa è la storia di Stefano Zanolli, videomaker meranese vittima di un raggiro che rasenta la truffa perfetta. Truffa alla quale Zanolli non si è arreso, andando a scoperchiare un complesso e astuto sistema di raggiri ben congegnato.

La contrattazione.

Intenzione di Zanolli era di comprare un drone. Perciò comincia a spulciare le offerte su un noto sito di piccoli annunci. «Un privato – racconta – ne proponeva uno a un prezzo che mi è sembrato buono. L’ho contattato perché volevo sapere le caratteristiche del drone in vendita, e dalla chiacchierata subito ho capito che questa persona sapeva il fatto suo in tema di droni e di macchine fotografiche. Abbiamo contrattato il prezzo: 1.100 euro, più le spese di spedizione, con la possibilità di pagare con PayPal, sistema che dà garanzie al compratore in caso di mancata consegna». I problemi cominciano dopo. «Mi è arrivata una richiesta che ho purtroppo accettato, sbagliando. Questa persona (di cui conosciamo il nome ma che chiameremo “Luca Turti”, nome di fantasia, ndr) mi ha chiesto di pagare via bonifico bancario, assicurandomi che tutto sarebbe andato bene, quindi mi ha inviato la garanzia residua sul drone che intendeva vendermi e la corrispondenza dell’acquisto da lui fatto precedentemente su Amazon, sito diverso da quello del drone».

Problemi con la spedizione.

Mancava solo l’Iban. «Ma non me l’ha inviato subito: ha tirato avanti per qualche giorno fino ad arrivare verso la fine della settimana, era giovedì 30 luglio. Quindi ho fatto il bonifico bancario, ho chiamato “Luca” e lui mi ha detto che il giorno seguente non avrebbe avuto tempo di spedire il drone, ma per rassicurarmi qualche giorno dopo mi ha mandato il codice di tracciamento della spedizione. L’ho controllato e mi sono accorto che era inesistente. Ho iniziato a insospettirmi, ho chiamato l’ufficio postale indicato come punto di partenza della spedizione e mi è stato confermato che da lì non era partito alcun ordine. Ho ricontattato il venditore, ma lui mi ha assicurato che ci doveva essere stato un problema con le poste. Allora ho iniziato a guardare meglio il timbro postale, e quel codice a cinque numeri con indicata la frazione. Ho contattato quello specifico ufficio postale e una signora mi ha confermato che il codice era esatto, ma non il numero della frazione. Così ho realizzato che i documenti inviati da “Luca” erano dei falsi».

Zanolli richiama “Luca”. «Sulle prime mi aveva pure detto che in caso di disguidi mi avrebbe ridato i soldi. Ad ogni modo, ho contattato i carabinieri del suo paese e chiesto se esistesse un Luca Turti all’indirizzo indicato nella falsa fattura Amazon da lui prodotta. In quel comune non esisteva nessun Turti. Il quale, dopo la mia ennesima chiamata, ha smesso di rispondermi, sparendo».

La ricostruzione.

Il fotografo meranese capisce di essere stato raggirato. «Ho scritto la mia storia su una pagina web specializzata in truffe online e subito mi ha contattato un ragazzo che lavora proprio per la banca dove il mio versamento era finito. Mi ha spiegato che quelli sono conti correnti dedicati a ragazzi, vengono aperti in internet senza troppe formalità e hanno un Iban. Mi ha anche detto che Luca Turti risultava residente in una regione diversa da quella che mi era stata indicata e che i miei soldi, assieme ad altri per un totale di 9 mila euro, erano però stati immediatamente girati sul conto di un 19enne campano, di cui mi ha detto il nome». Contattato il vero Luca Turti, Zanolli non riconosce la voce del venditore del drone. «Mi ha raccontato di non aver mai comprato un drone. Un mese prima però quella stessa banca lo aveva chiamato per capire se avesse aperto un conto corrente. Lui aveva negato e la cosa per lui era finita lì».

«Una banda organizzata».

Con l’aiuto del dipendente della banca Zanolli ottiene l’indirizzo del 19enne campano che ha avuto riaccreditati i 9 mila euro. «Ho parlato con il padre di questo ragazzo, spiegandogli che avrei sporto denuncia contro il figlio. La sua risposta è stata: “Ancora, ma possibile?”. Insomma, per farla breve, quel ragazzo aveva un conto corrente a suo nome, e i genitori erano già stati contattati per una storia simile». E capisce dove siano finiti i suoi soldi: «Grazie a una donna di Roma, anche lei truffata, e a un’indagine in corso secondo la quale alla fine, dopo diversi passaggi, quel denaro andrebbe a finire in un Casinò di Malta e Cipro. I soldi si dividono in due tronconi: la truffa non è messa in piedi da ragazzini, ma da parte di una banda ben organizzata capace di operare nelle pieghe della legislazione nazionale e sulle falle del sistema bancario».













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