Decreto Salvini, Merano pronta a fare le barricate 

Due ordini del giorno approvati dal Consiglio comunale lo mettono in discussione Rossi: «Declineremo il nostro no in giunta: ben venga l’opposizione dei sindaci»


di Sara Martinello


MERANO. Merano è stato l’unico Comune altoatesino ad approvare due ordini del giorno contro l’applicazione del decreto sicurezza, due giorni prima della sua approvazione in Parlamento. Ora, sull’onda dei “sindaci disobbedienti” che ultimamente hanno manifestato la loro contrarietà all’applicazione del decreto, in municipio si ragiona su una possibile presa di posizione ulteriore. E mentre sindaco e vicesindaco accolgono con favore la decisione della fronda guidata dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, si prefigura un irrigidimento dell’assessore di Alleanza per Merano Nerio Zaccaria. Sarà curioso poi vedere la posizione della Volkspartei cittadina, e non solo nell’ottica provinciale.

In città l’accoglienza è ben strutturata, commenta il sindaco Paul Rösch: «Tramite il Burgraviato si sono trovate ottime soluzioni che permettono ai migranti di inserirsi nel tessuto economico, come testimoniano ad esempio le assunzioni nel settore della gastronomia. E ci impegniamo ad andare avanti così. Certo, qui di migranti ce ne sono pochi rispetto ad altre città. Con Caramaschi non abbiamo ancora parlato della questione, ma so che a Bolzano ci sono più problemi nell’accettazione dei profughi». A Palermo c’è il maggioritario, mentre in Alto Adige, col proporzionale, in giunta ci si deve confrontare con sensibilità diverse, come ricordato dal vicesindaco Andrea Rossi.

Sono ormai superate le tensioni createsi in via Lido con l’arrivo dei 13 profughi dello Sprar, progetto finanziato fino al 31 dicembre 2020. Poco tempo fa, aveva fatto sapere Florian Prinoth della ripartizione Servizi sociali del Burgraviato, una riunione tra commercianti, Hgv e Bauernbund aveva permesso di profilare orizzonti di occupazione per diverse persone in cerca di lavoro. Allo stesso modo prosegue serena la convivenza anche nei centri più piccoli del Burgraviato, dove sono ospitati altri 32 profughi, con l’unico scoglio di un mercato degli affitti troppo caro. «Lo Sprar è un modo per i Comuni di governare un fenomeno epocale – spiega Andrea Rossi, assessore comunale all’immigrazione e all’integrazione –. Dopo una prima situazione emergenziale ci si è cominciati ad attrezzare, creando percorsi di inclusione. Ora il decreto riversa sulle amministrazioni comunali l’incombenza e la responsabilità dello smantellamento di questi percorsi, col rischio che i profughi entrino in un tracciato di respingimenti che ben poco ha a che fare con la sicurezza. Si potrebbero trovare in un limbo sul quale la criminalità esercita un forte potere d’attrazione. Insomma, questo decreto ci riporta indietro al non-governo del fenomeno e inquadra nella clandestinità molte persone». Le preoccupazioni di Rossi coinvolgono anche i Misna, i minori stranieri non accompagnati, sottoposti alla tutela di una persona fisica o dell’autorità statale più vicina, vale a dire quella comunale. Nonostante un allungamento dei tempi dettato dalla burocrazia, a breve a Merano dovrebbero arrivarne alcuni, e spetterà al Comune inserirli in percorsi di formazione e di inclusione.

«Ben venga l’opposizione dei sindaci. Dopo tutto ciò che si è faticosamente costruito negli anni, ora con questo decreto prende il piccone e lo si butta giù. È nella logica di chi vuole mantenere uno stato di allerta», conclude Rossi. «È come la storia di chi grida “Al lupo, al lupo!”. Solo che stavolta il lupo è la Lega».













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