Ex Solland, 25 lavoratori per finire lo svuotamento 

Lo stabilimento di Sinigo. A fine estate l’impianto potrà entrare nel pieno possesso di Al Invest Il presidente di Ecocenter: «Insieme a Provincia, Cisl e Cgil abbiamo ricollocato 50-55 persone»


Sara Martinello


Merano. Ex Solland svuotata? Non propriamente. Lo dovrebbe essere entro il prossimo settembre, per entrare poi nel pieno possesso della proprietaria Al Invest. Nel frattempo si sono appianati i dissidi sul fronte occupazionale: dei 72 lavoratori che nella concitata notte fra il 31 maggio e il primo giugno 2019 strapparono ad Arno Komptascher una proroga per la qatariota Bts srl (allora in trattativa per l’acquisto del Fallimento Solland), un numero fra i 50 e i 55 dipendenti è stato ricollocato o è in fase di ricollocamento. Sono ancora tra i 22 e i 26 gli operai e i tecnici all’opera all’interno dello stabilimento.

I lavoratori.

«È stato un mezzo miracolo». C’è una nota di sollievo nella voce di Guglielmo Concer, presidente della controllata che su mandato della Provincia da un anno e mezzo coordina lo smaltimento dei triclorosilani. I costi più importanti, da quando nel novembre del 2016 è stato dichiarato il fallimento, sono quelli della manodopera. Si parla di una cifra intorno ai 30 milioni di euro, con 150 lavoratori – e le loro famiglie – che al tempo ancora aspettavano il saldo di otto mensilità. Sono rimasti in attesa per tre anni, ad attuare il protocollo di sicurezza, ad aspettare che qualche investitore estero concretizzasse una delle tante offerte sparite nel nulla.

Settantadue i contratti firmati con Ecocenter nell’estate del 2019. Quell’anno, a inizio settembre – il 9 l’asta giudiziaria – i lavoratori erano 58. «Oggi ne sono rimasti tra i 22 e i 26 – così il presidente di Ecocenter – e si andrà avanti fino al completo svuotamento dell’impianto, che secondo le previsioni dovrebbe concludersi entro cinque o sei mesi».

Concer evidenzia il valore dell’operato della Provincia nel processo di gestione. «Ha pagato i dipendenti fin dall’uscita di scena dell’ultimo proprietario nel 2016, per questioni di pericolosità, perché la Solland rappresentava un rischio per la popolazione di Sinigo. È stata la Provincia a pagare il costo del lavoro e ad assumere un importante profilo di tutela dei lavoratori: insieme a Cisl e Cgil, con un notevole onere di impegno da parte di Ecocenter, ha fornito a gran parte di loro un impiego alternativo, favorendo il ricollocamento di alcuni di loro in attività produttive proprie. Altri sono stati collocati in Ecocenter. Sono stati forniti corsi di formazione. Abbiamo dato una mano a 50-55 persone, e questo ha permesso che il pur gravoso impatto sociale fosse limitato il più possibile. Ne è prova l’assenza di polemiche nel corso dell’ultimo anno».

I prossimi passi.

Già alla fine dello scorso luglio la maggior parte dei clorosilani era stata eliminata. Si parla della quantità che per legge faceva sì che lo stabilimento fosse pericoloso ai sensi della direttiva Seveso. Scesi al di sotto della soglia delle 10 tonnellate dei clorosilani stoccati nelle cisterne, si è proceduto a un lavoro certosino di svuotamento dei 15 chilometri di tubazioni e delle valvole. Al netto delle prime tonnellate di materiale portate in Francia dalla Provincia, Ecocenter ha trasportato i clorosilani in Germania. Le quantità minori invece vengono inertizzate.

«La procedura – conclude Concer – si concluderà con la presa d’atto dell’avvenuta bonifica dei clorosilani da parte del comando provinciale dei vigili del fuoco, che faranno un’ispezione del sito. Noi di Ecocenter invece produrremo la documentazione necessaria a certificare il lavoro svolto. Poi l’areale e tutti i beni del Fallimento acquistati in sede di asta entreranno nel pieno possesso di Al Invest. Spero per agosto o settembre».

La società di Andreas Auer e di Lukas Ladurner quindi si occuperà dello smantellamento dell’impianto, della bonifica dell’area e della sua successiva lottizzazione, come già annunciato nel settembre del 2019, quando dopo un’ora di serratissime contrattazioni al rialzo (ottanta rilanci, per la precisione) la spuntarono sulla veronese New Project srl portandosi a casa i beni residui (il magazzino e gli asset immobiliari, gli impianti, i macchinari, le attrezzature e gli arredi individuati nel bando di gara) per 1 milione e 750 mila euro. Fatte le debite proporzioni, bruscolini di fronte all’onere finanziario della bonifica. Sulla base di quanto già fatto nella zona più meridionale, la Provincia ha ipotizzato infatti che la spesa si potrebbe aggirare fra i 30 e i 50 milioni di euro.













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