Frasi sessiste di Armanini,  bufera sul candidato della Lega 

La corsa a sindaco. Nel 2014 aveva invitato una giornalista a mettersi il burka e andare in Nigeria: «Forse dopo il centesimo  stupro si sveglierà». Anpi ed Ecosociali: «È impresentabile». La cronista attaccata: «Mi pento di non averlo denunciato» 


Simone Facchini


Merano. Finisce sulla graticola la candidatura a sindaco di Sergio Armanini per la Lega. Rimbalza sui siti nazionali fra cui quello dell’Espresso il precedente mediatico sollevato da una frase da lui postata su Facebook nel 2014 in cui, riferendosi a un’intervista a un giovane immigrato, aveva invitato la cronista a mettersi il burqa e ad andare in Nigeria: “Forse, dopo il centesimo stupro si sveglierà”, aveva scritto. Armanini non si sottrae al processo. Si difende circostanziando l’episodio e rigettando l’accusa di machismo. Il fuoco incrociato del mondo della sinistra lo impallina.

Le accuse.

Le reazioni non lasciano appello. L’Anpi esprime «la ferma condanna per la grave decisione di una importante forza politica di presentare, come candidato a sindaco della seconda città della provincia, il personaggio che nel recente passato ha invocato lo stupro contro una giornalista del Corriere dell'Alto Adige. Un'offesa alla vittima della sua violenza sessista, a tutte le donne, alla dignità delle istituzioni e della politica, per di più in occasione della Giornata Internazionale delle Donne. Non si può restare indifferenti e occorre isolare e denunciare coloro che non prendono con chiarezza le distanze dalla violenza di genere e, anzi, con iniziative come queste avallano la diffusione di quella cultura maschilista e sessista che la alimenta». Per la Sinistra Ecosociale meranese rincara la dose Laura Mautone: «Secondo voi che cosa significa che il Carroccio abbia scelto Sergio Armanini per le prossime comunali a Merano? Significa che siamo ancora vittime di una società patriarcale che minimizza affermazioni violente come queste; significa che basta chiedere scusa ed essere riabilitati pubblicamente, tanto da essere scelti come candidati a primo cittadino di una città di provincia; significa purtroppo che noi donne siamo ancora considerate esseri di minore importanza, che sia lecito utilizzare la violenza sessuale come una minaccia e il sesso sia visto come possesso, dominio del corpo della donna. Significa purtroppo che la società civile ancora non si è completamente ribellata ad idee e comportamenti sessisti che sono inammissibili in una società civile. Non può essere socialmente accettato che una persona in grado di fare tali dichiarazioni sia candidata alla massima carica nella comunità».

In seguito all’ingresso di Armanini in consiglio comunale, subentrato a Rita Mattei, la cronista al centro della questione aveva ricordato sempre sui social che «Dopo avermi augurato cento stupri, nel 2014 un pentitissimo Sergio Armanini mi telefonò in lacrime. Mi implorava di non denunciarlo. Lo ammetto, mi aveva fatto pena. Al contrario di lui, riconosco sempre di avere davanti a me una persona. Vedo quanto siamo simili, e in ciò che ci differenzia vedo un'opportunità per imparare qualcosa, per allargare i confini del mio ristretto mondo. Alla fine della telefonata pensai: "Massì, avrà capito dai. Voltiamo pagina". Oggi mi pento di quella decisione».

La difesa.

Non ha mai avuto peli sulla lingua, Armanini. In cuor suo probabilmente sapeva che la nuova ribalta in qualità di candidato sindaco avrebbe soffiato la polvere su quella vicenda. «Ho scritto quel commento, non lo nego. Poi estrapolato dal contesto e strumentalizzato. Era stato intervistato in modo acritico un fondamentalista islamico nigeriano che sul suo profilo Facebook accusava l’Europa delle uccisioni di Boko Haram. Ho agito di getto e con profonda rabbia quando una sua connazionale mi aveva raccontato faccia a faccia l’inferno da lei vissuto in prima persona nel suo Paese. Ho agito d’impulso, poi mi sono scusato per quanto scritto. Ma bisogna considerare tutto il contesto e le manipolazioni che ne sono scaturite». Ripensamenti sulla candidatura a sindaco, dopo la bufera che si va scatenando? «Vado dritto per la mia strada, non ho nulla da nascondere e sono a posto con la mia coscienza».

Dunque nessuna retromarcia, almeno per ora: Armanini si trincera nell’endorsement salviniano alla sua candidatura che porta la ceralacca leghista del commissario Maurizio Bosatra e del vicesegretario federale Andrea Crippa.

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