Il 25 aprile blindato al cimitero «Oggi riscopriamo la libertà» 

La cerimonia chiusa. Ieri mattina pochissime le autorità ammesse alla celebrazione della Liberazione dal nazifascismo Nelle parole di Rösch, Rossi e Zaccaria il fil rouge tra le restrizioni odierne e l’azione partigiana di 75 anni fa


Sara Martinello


Merano. Il 25 aprile non può essere una giornata mesta neppure se sulle nostre teste si addensano le nuvole, neppure se una pandemia sta mietendo decine di migliaia di vittime. È una giornata di gratitudine per il coraggio dimostrato dall’Italia partigiana che ha opposto resistenza al regime nazifascista. Così neanche alla piccola cerimonia di ieri al cimitero di via San Giuseppe – cerimonia blindatissima per disposizione del Commissariato del Governo – è stato tolto un granello della forza della Festa della Liberazione.

Gratitudine per la Resistenza.

A cancello chiuso, ieri mattina il sindaco Paul Rösch, il suo vice Andrea Rossi, Marcello Fera per l’Anpi, Licio Mauro per le associazioni combattentistiche e d’arma e don Gioele Salvaterra hanno deposto una corona tra l’area dedicata ai caduti civili e quella dove riposano i militari, in memoria delle vittime del fascismo italiano e di quello germanico. «In Alto Adige li abbiamo vissuti entrambi – così Rösch – ed è anche in forza di questo che dobbiamo esercitare la memoria. In queste settimane abbiamo sperimentato la deprivazione di una nostra libertà, anche se in misura minuscola rispetto a quanto successe nel Ventennio. Settantacinque anni fa uomini e donne di grande coraggio hanno affrontato sfide enormi, pagando anche con la vita. A loro siamo grati per la libertà nella quale possiamo vivere oggi».

Non un appuntamento tradizionale, quello di ieri. Il sindaco ha condiviso la fascia tricolore con tutti i presenti, ognuno ha raccontato quale significato avesse, per lui, la data che celebra la lotta partigiana per l’Italia. Diverse, in questi giorni, le voci che si sono levate a denunciare un’inopportunità dell’accostamento tra la “guerra” al virus e la guerra partigiana, come a dover dare un senso al 25 aprile. Le parole di Rossi smarcano l’anniversario dalla reiterata accusa di retorica e pacificano le parti: «Così come diciamo grazie a chi oggi garantisce il nostro futuro, dobbiamo dire grazie a chi questo nostro presente democratico lo ha garantito affrontando con coraggio e idealità la guerra di liberazione».

Presenti nelle loro vesti istituzionali gli assessori Nerio Zaccaria, Diego Zanella e Stefan Frötscher. «Certamente non canterei “Bella ciao” dal balcone, preferirei se in questo particolare momento intonassimo l’inno nazionale – spiega il vertice della civica Alleanza per Merano –. Sono un liberale: nel nostro mondo democratico la libertà è un pilastro da difendere, ricordare e trasmettere alle nuove generazioni. Soprattutto oggi, in tempo di coronavirus, quando per la prima volta anche i più giovani hanno un sentore di che cosa significhi esserne privati, sia pure in maniera limitata rispetto a quanto può accadere sotto un regime dittatoriale».

La guerra è finita.

L’Ufficio cultura, il museo Mamming e la biblioteca civica hanno promosso una particolare iniziativa per celebrare virtualmente questa ricorrenza. Su Facebook il museo civico pubblicherà documenti sul tema, mentre la biblioteca civica proporrà letture di un minuto ciascuna. Ha cominciato il direttore della biblioteca Umberto Massarini, ieri, con una poesia di Dino Buzzati: «Ecco, la guerra è finita. Si è fatto silenzio sull’Europa. E sui mari intorno ricominciano di notte a navigare i lumi. Che da stasera la gente ricominci a essere buona?».













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