Il convitto delle suore ora apre anche ai maschi 

Il progetto. Da settembre bambini e ragazzi potranno fare il doposcuola dalle salvatoriane La struttura di Maia Alta conta di cominciare con un piccolo gruppo, seguito da educatrici laiche



Merano. Il convitto di via Belvedere apre le porte anche a scolari e studenti, e non più soltanto alle ragazze, configurandosi come un valido aiuto per le famiglie che necessitino di un posto dove tenere i figli mentre i genitori sono impegnati. A illustrare l’iniziativa – che prenderà il via il prossimo settembre – è Gloria Auer, direttrice del convitto e coordinatrice del nuovo progetto.

Fino a pochissimi anni fa, il convitto delle suore salvatoriane era molto poco richiesto dall’utenza, forse anche per la patina di rigidità che nell’immaginario comune avvolge gli istituti religiosi, sebbene il Mater Salvatoris sia gestito da persone laiche e la partecipazione alla vita religiosa sia una scelta autonoma. «Quest’anno – dichiara Auer – sono riuscita a far entrare 60 ragazze, su 73 posti disponibili». Un piccolo successo al quale ora si aggiunge il convitto giornaliero, vale a dire la possibilità per bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni di pranzare nella struttura di via Belvedere o di passarci il pomeriggio, dal lunedì al venerdì, fino alle 18. «Il doposcuola, con momenti di studio e altri di ricreazione, sarà seguito dalle nostre educatrici laiche. I costi sono contenuti grazie al sostegno della Provincia: si parla di tre euro per il pranzo e di dieci per il doposcuola. Oppure 250 euro mensili. Partiremo con un piccolo gruppo, 15-20 partecipanti per cinque educatrici».

Un progetto che potrebbe aiutare il rilancio del convitto come struttura adatta anche ai più giovani, al di là delle attività delle suore salvatoriane. Queste ultime, infatti, oltre alla piccola pensione al Mater Salvatoris sono impegnate nel sociale attraverso la collaborazione con l’associazione Alba, che si prende cura delle donne vittime di tratta e di sfruttamento aiutandole a intraprendere percorsi di fuoriuscita dall’emarginazione, e con l’adesione al Banco Alimentare attraverso la Caritas. S.M.













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