L’occhio del fotografo cattura il mondo di ieri 

Marocco. L’ultimo viaggio di Davide Perbellini diventa una “photozine” con vernissage virtuale Elaborato in isolamento, il progetto racconta una Marrakech pre-coronavirus che non rivedremo più



Merano. La crisi del coronavirus sta accelerando il cambiamento. Sociale, economico, perfino urbanistico. In Italia, ma anche in mondi diversi da quello che abitiamo, mondi che ora possiamo attraversare solo attraverso il racconto di altri. Così è per il Marocco di Davide Perbellini, fotografo meranese che a soli 29 anni è già riuscito a conquistarsi ampi plausi soprattutto per il suo lavoro nel campo della fotografia d’architettura. Il suo ultimo viaggio con la famiglia è diventato il tema di “Shukran”, un reportage preludio di una serie di photozine (contrazione di “photography” e “magazine”) che nei prossimi giorni sarà presentato in collaborazione con la 00A Gallery di vicolo Ortner sottoforma di vernissage virtuale.

Nel suo ultimo progetto fotografico Perbellini ci accompagna in un viaggio in Marocco. Un viaggio fatto con la sua famiglia nel gennaio 2020, poco prima delle prime manifestazioni epidemiche in Italia, quando si era completamente ignari del fatto che la libertà di viaggiare, come la si conosceva fino ad allora, sarebbe presto diventata un ricordo del passato. “Shukran” è il primo progetto che il fotografo meranese ha ideato e completato nelle ultime settimane, in isolamento. «Fin dall’inizio, per me era importante che la mia creatività potesse raggiungere le persone anche in questo periodo di involontaria solitudine», spiega. Al momento dello scatto non poteva certamente immaginare che le sue foto avrebbero mostrato una città che probabilmente non sarà più la stessa dopo la fine della crisi pandemica. Ne risulta una visione molto diversa da quella che altrimenti fotografo e osservatori si sarebbero aspettati.

La photozine, stampata in un’edizione da meno di 100 copie, è anche un modo per richiamare l’attenzione sulla situazionedella scena creativa domestica ai tempi di Covid-19: «L’isolamento, per quanto significativo sia in questa situazione eccezionale, non deve e non può paralizzare l’arte e la sua scena. Solo perché il mondo esterno si ferma all’improvviso non significa che la nostra creatività debba sparire da un giorno all’altro. Al contrario: in fin dei conti noi viviamo con l’arte e per l’arte». Il titolo trova una ragione nella prefazione dell’autore: «“Shukran” è l’espressione che più ricordo della mia visita a Marrakech. La sentivamo risuonare ovunque, perché in ogni momento c’era qualcuno che provava a venderti qualcosa, un oggetto o una semplice informazione. Allora “shukran” serviva, perché era importante poter rifiutare, ma ancor più significativo era ringraziare. Marrakech è anche la città dei motorini che spuntavano da ogni angolo e che troppo spesso abbiamo schivato solo all’ultimo. E poi ci sono i muli, forse il mezzo di trasporto più usato dopo i motorini. Anche loro si potevano vedere ovunque, usati per i motivi più vari, dai traslochi al trasporto di materiale edile».

Il progetto è il primo di una serie artistica di photozine su diversi argomenti che Perbellini pubblicherà in futuro.













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