La comunità ebraica: «Dignità alla memoria» 

La lapide all’ex Bosin. Eli Rossi Borenstein fa rimbombare l’appello per dare visibilità alla lastra «Quel posto è sempre chiuso dal cancello e pieno di sterpaglie. Ma la Giardineria non risponde»


Sara Martinello


Merano. Invisibile, dietro un anonimo cancello, su un altrettanto anonimo muro scrostato. Trascurata, con le corone del 27 gennaio ancora lì in estate, tra le sterpaglie. La memoria di Merano langue nell’areale ex Bosin, arrangiata nella piccola lapide fatta apporre nel 2010 dall’allora assessora Daniela Rossi Saretto. A ridosso dell’approvazione della commissione parlamentare straordinaria contro odio, razzismo e antisemitismo proposta dalla senatrice a vita Liliana Segre, la presidente della comunità ebraica meranese Eli Rossi Borenstein fa riecheggiare l’allarme di Rossi Saretto: «Quella lapide è in una posizione inagibile ed è abbandonata a se stessa 364 giorni l’anno».

Sterpaglie e corone.

Chi volesse leggere l’incisione sulla lapide a ricordo del sottocampo dovrebbe innanzitutto scavalcare il cancello che la separa dalla strada. Via Zuegg, zona artigianale, fuori dalle rotte abituali di gran parte dei meranesi. Poi dovrebbe avanzare tra ciottoli ed erbacce. E non è escluso che si possa trovare di fronte a una corona d’alloro più che avvizzita, come testimonia Rossi Borenstein anche sulla base di diverse segnalazioni di altri cittadini.

«Avevamo pensato di farla noi, una pulizia del cortile – spiega riferendosi alla comunità ebraica –, ma quel cancello l’ho sempre trovato chiuso. L’anno scorso l’ho fatto presente al sindaco, e lui mi ha risposto che la questione sarebbe stata deferita alla Giardineria comunale. Ma da quest’ultima non ho mai avuto un cenno, un riscontro». Situazione analoga a quella del cimitero ebraico, dove alberi pericolanti fanno temere il peggio ai pochi frequentatori: «Pure lì c’è stato un rimpallo tra sindaco e Giardineria, e non aiuta il fatto che si tratti di suolo privato. A Bolzano quando alcuni mesi fa sono caduti degli alberi il Comune ci ha aiutati subito».

Antisemitismo e conoscenza.

Mercoledì il Senato ha approvato la mozione di Segre per l’istituzione di una commissione che lavori per contrastare odio, razzismo e antisemitismo. Larghissima l’astensione della destra, dalla Lega a Fratelli d’Italia, passando per Forza Italia. «È un primo passo, mancano cenni all’“antisemitismo della sinistra” e a quello di matrice islamica», sostiene Rossi Borenstein. A ben vedere, la polemica sorta dopo il voto si è giocata sul tema del nazionalismo. Ma la sola necessità di istituire una commissione apposita spiega bene quale sia il clima. Per questo si fanno le gite a Dachau, la giornata della Memoria, i percorsi scolastici.

A Bolzano il passaggio della Memoria di via Resia è meta di visite guidate, di incontri. Lo si valorizza con un’installazione che ricordi i nomi, le persone passate per il lager del capoluogo. Nomi e storie forniti anche dal museo ebraico meranese, fa presente Rossi Borenstein. «Alle scolaresche in visita al museo cerchiamo di mostrare come si svolgessero le giornate ottant’anni fa. Dove sorgessero i negozi, le cliniche, gli alberghi di proprietà di ebrei. La sinagoga e il cimitero, certo. Ma quella lapide, così nascosta, così fuori mano... Se non se ne conoscesse la storia sembrerebbe quasi che sia stata messa lì per dovere».

La proposta.

Quanti apprezzerebbero un percorso pedonale verso la zona dell’ex Bosin? Sicuramente meno del pugno di autorità e di rappresentanti di amministrazione e forze dell’ordine che lo scorso 27 gennaio si sono ritrovati di fronte alla lapide. Ci si può chiedere perché non si possa dare spazio alla Memoria anche in centro. Le azioni volte a scacciare l’odio danno valore a una comunità e la aiutano a crescere unita. «Una posizione più centrale rispetto a quella attuale potrebbe essere una buona idea», conferma Rossi Borenstein.

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