Solland, per 60 lavoratori altri sei mesi di contratto 

La fabbrica fallita. Procede lo svuotamento dei clorosilani dall’impianto di Sinigo Parrichini (Filctem-Cgil): «Una decina gli esclusi dal rinnovo. Già previsti colloqui di lavoro »


Simone Facchini


Merano. Prolungato di sei mesi il contratto a 60 dei 70 lavoratori rimasti in servizio alla Solland Silicon, al fine di completare lo smaltimento dei clorosilani stoccati all’interno della fabbrica di Sinigo. Per la decina di operai esclusi dal rinnovo si sono aperti dei paracadute.

La dismissione dell’impianto procede così su un doppio binario. Da una parte viaggia la nuova asta giudiziaria per la cessione dei beni residui con il vincolo della bonifica del terreno per nuovi insediamenti produttivi: l’assegnazione avverrà il 10 settembre. Dall’altra prosegue lo svuotamento dalle sostanze pericolose, che congelerà la consegna delle chiavi al nuovo acquirente fino al completamento delle operazioni. Solo in quel momento, infatti, sarà sciolto il costoso obbligo in capo alla Provincia di mantenere in sicurezza lo stabilimento, soggetto alle disposizioni della legge Seveso.

Il governatore Arno Kompatscher, dopo le bufere di inizio giugno, ha affidato l’incarico alla Memc e alla Eco Center, ciascuna nel suo ambito di competenza.

La scrematura.

«Era già stato annunciato che, viste le modalità di smaltimento, il numero di lavoratori sarebbe stato assottigliato». Lo ricorda Stefano Parrichini della Filctem-Cgil. «A 60 maestranze il contratto è stato prolungato fino a gennaio 2020. Delle dieci persone rimanenti, una ha presentato le dimissioni, un’altra ha scelto un’altra strada professionale. I restanti otto, è bene precisarlo, non facevano parte del personale della Solland, bensì erano operai assunti in itinere attraverso agenzie. La Eco Center ha comunque chiesto loro la disponibilità di trattare i loro dati personali, per conoscere al meglio le rispettive attitudini e sondare la possibilità di trovare sbocchi occupazionali. Per quattro dei cinque che hanno acconsentito sono stati organizzati dei colloqui. Insomma, si è cercato di individuare opportunità».

Lo svuotamento e l’asta.

La diminuzione dell’organico è figlia delle procedure scelte per lo svuotamento dell’impianto, specifica il sindacalista. I clorosilani non vengono lavorati, bensì smaltiti in forma liquida: caricati su autocisterne, prendono la via per la Francia, destinati a un centro specializzato per la loro termodistruzione. «La durata dell’operazione nel suo complesso dipende proprio dall’individuazione di eventuali altri siti in grado di compiere questo processo», continua Parrichini. Il termine di gennaio 2020 è dunque elastico. Cosa non da poco, perché è chiaro che a ogni alba il conto per la Provincia si fa più salato. Ma anche perché solo dopo quella scadenza chi si sarà aggiudicato i beni mobili e immobili all’asta potrà entrarne in effettivo possesso.

Il prezzo base disposto dal bando di gara è di mezzo milione di euro, vale a dire l’ammontare dell’offerta finita sul tavolo dei curatori fallimentari, pari alla stessa somma secondo la quale a suo tempo, stando alle dichiarazioni di Kompatscher, un gruppo di imprenditori locali si era detto disposto ad acquistare il terreno per risanarlo.

Se entro le 12 del 9 settembre in tribunale non dovesse pervenire alcuna nuova offerta valida, il lotto sarebbe assegnato all’offerente originario. Altrimenti il giorno seguente alla stessa ora la giudice Francesca Bortolotti terrà l’asta al rialzo.

La bonifica.

Il bando dispone di dismettere e demolire tutte le strutture esistenti e di “ripulire” almeno il 70% della superficie occupato dalla Solland. Il restante 30% sarà destinato al deposito e alla messa in sicurezza del terreno inquinato del sito. La parte dovrà essere bonificata – entro sette anni dal termine dello svuotamento - rispettando le norme di legge previste per una successiva destinazione ad area produttiva.

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