L'emergenza

Troppi furti a Merano, i negozianti sono esasperati

I negozi dei Portici nel mirino dei ladri: da Sportler rubata una giacca di 400 euro, il colpo ripreso dalle telecamere. «Ogni giorno succede qualcosa, ormai anche il sistema antitaccheggio non serve più a nulla». I delinquenti agevolati dall’uso delle mascherine 


Jimmy Milanese


MERANO. Una escalation di furti che non accenna a diminuire, quella denunciata da diversi commercianti dei Portici, ultimamente presi di mira da una serie di personaggi che forse per consumo personale o a fini di ricettazione, sottraggono giornalmente capi d’abbigliamento - perlopiù sportivi - dai negozi del centro.

I nuovi sistemi dei ladri

«Non sappiamo più come difenderci, perché rispetto a diversi anni fa, quando chi entrava in un negozio per uscire con merce rubata di solito si distingueva dagli altri, oggi i ladri sono vestiti bene, indossano una mascherina, magari un cappellino, escogitano strategie per aggirare i sistemi di taccheggio e anche se vengono arrestati, tu sei ancora li ancora che fai la denuncia, mentre loro sono già fuori che pianificano un altro colpo». È questo, in sintesi, l’amaro sfogo di Karin Jost, responsabile del negozio di articoli sportivi di montagna Sportler di Merano. Uno sfogo pubblico, con il coraggio di apparire sui mezzi di informazione, dietro al quale si uniscono diversi altri, raccolti in questo giorno, da parte di commercianti sempre del centro che per paura non vogliono nemmeno che si sappia cosa stanno passando in questo periodo.

Antitaccheggio inutile

«Entrano, rubano, escono, entrano, rubano, escono. Potrei ripetere queste tre parole in eterno, perché ormai anche il sistema anti taccheggio non serve più quasi a nulla. Queste persone sanno perfettamente come fare per eluderlo e le telecamere non riescono a riprendere i volti delle persone mascherate per via della pandemia», confida un commerciante dei Portici preso di mira tre volte nel giro di una settimana dai ladri per un ammanco di quasi mille euro. Poi, però, i commercianti tra di loro si tengono in contatto continuo via chat, scambiandosi informazioni, video, descrizioni, insomma, sostituendosi al lavoro delle Forze dell’ordine che, spesso per mancanza di mezzi e risorse, non ce la fanno a controllare tutto il territorio in modo capillare.

Il colpo allo Sportler

«Ogni giorno succede qualcosa. Venerdì mattina, e le faccio solo un esempio, un uomo è rimasto nel nostro punto vendita Sportler Alpin per una mezzora. È entrato, un commesso lo ha servito capendo che si trattava di un cittadino rumeno. Diceva che per lui tutto era troppo caro. Quindi, quando il commesso è andato via per seguire un altro cliente, questa persona ha infilato una giacca sotto quella che indossava», spiega Jost che sulla vicenda però aggiunge alcuni particolari utili a capire il modus operandi di queste persone. Infatti, il capo alla fine rubato - ovvero una giacca dal valore di poco meno di 400 euro - era in negozio per via di una scambio tra punti vendita con destinatario un meranese che lo aveva ordinata. «Dalle immagini delle telecamere ce ne siamo poi accorti. Lui era lì ad osservare tutto e deve avere capito che quella giacca, per i motivi appena detti, non era provvista di un sistema anti taccheggio. Poi, non contento, ha rubato un’altra maglietta, come si vede bene nel video a circuito interno del punto vendita, per concludere il suo lavoro scattando delle foto a nostri prodotti, come se fosse un arrivederci. Non abbiamo trovato l’antifurto che era applicato alla maglietta, come ormai sempre più spesso accade. Questo perché evidentemente i ladri devono essere dotati di un apparecchio capace di staccare il meccanismo il quale così si disattiva. E per non destare sospetti, probabilmente se lo portano via», sostiene Jost, da oltre trent’anni impiegata presso Sportler. «Ne abbiamo pizzicati tanti di ladri, nel corso degli anni. Ma oggi sono vestiti in modo insospettabile, e poi un ladro non lo potrei comunque fermare. Una volta, per dire, era sufficiente controllare chi entrava con una borsa, ma oggi i ladri non hanno una borsa. Una volta i ladri erano veloci e sparivano in pochi secondi per non farsi riconoscere, mentre oggi la loro identità è ben protetta dalle mascherine. Una volta dal vestiario indossato si poteva intuire chi potesse essere sospetto, oggi i ladri vestono con gli stessi capi che poi vanno a rubare. E c'è sempre qualcosa di nuovo, nuove strategie poi rivelate dalle nostre telecamere», conclude Jost. Impossibile anche immaginare a un sistema di sorveglianza rappresentato da personale specializzato per i Portici presi di mira dai ladri ultimamente, visto l’elevato numero di negozi presenti e la destrezza dei ladri che approfittano dell’obbligo d'indossare la mascherina.

L’appello alle forze dell’ordine

Dello stesso tenore, la voce di Thomas Strozzega, responsabile dell’altro punto vendita Sportler. «Tra noi commercianti dei Portici ci scambiamo le informazioni e questo sicuramente a qualcosa ha portato, proprio dal punto di vista della prevenzione. Chiediamo un maggiore intervento delle Forze dell’ordine in divisa, anche dentro ai punti vendita, magari come fattore dissuasivo verso questo tipo di furti. Ormai questi atti sono all’ordine del giorno. Persone che strappano perfino le placchette anti taccheggio e così si portano via la merce danneggiata. Si nascondono dietro le tende, comunicano tra di loro, insomma, utilizzano una serie di strategie difficili da contrastare per noi che se anche li prendiamo sul fatto, non possiamo fare altro che sperare in un arrivo celere delle Forze dell'ordine, come in effetti avviene», conclude Strozzega. Insomma, una richiesta di aiuto alle istituzioni e alle Forze dell’ordine che operano in città per una maggiore presenza sul territorio, perché la frequenza dei furti e gli importi degli ammanchi da questi generati, inizia a diventare una voce importante nel bilancio di attività commerciali già pesantemente colpite dalla pandemia.

 













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