Architettura

«Per cambiare la città servono creatività e visioni d'insieme»

I temi dell’attualità tradotti nell’urbanistica. Giovedì e venerdì prossimi gli incontri dell’Ordine. Claudio Lucchin: «Noi professionisti tra i pochi ad avere un sapere complessivo. Eppure abbiamo perso valore»


Maddalena Ansaloni


BOLZANO. «Non valiamo quasi nulla», questa la risposta amara di Claudio Lucchin alla domanda su quale sia il ruolo di un architetto nel 2023. «Intanto perché la democrazia ha ucciso l'urbanistica. Lo diceva Rogers, il vero genio dell'architettura europea. Mettere d'accordo troppi cervelli sul fare delle scelte non porta a niente. L'urbanistica l'hanno sempre fatta i potenti: i duchi, i papi, i dittatori. Il problema è che pure il Papa ascoltava i consigli di Michelangelo, oggi contiamo sempre meno. Eppure siamo tra le ultime professioni che hanno un sapere complessivo». In un'era in cui ci si affida alle macchine per far fronte alla fragilità umana, in cui il pensiero è sostituito da algoritmi, anche l'urbanistica cambia in modo meccanico, senza un disegno completo e soprattutto, senza creatività. «Servono teste, intelligenza, qualcuno che abbia il coraggio di rivoluzionare tutto», prosegue Lucchin. «Essere architetti significa avere una visione più ampia della semplice esecuzione di un compito. Pensare in grande». Questo uno dei fil rouge che accompagneranno il congresso "In-sostenibili certezze", in programma giovedì 30 novembre e venerdì 1 dicembre al NoiTech park. Gli architetti Claudio Lucchin, Daniela Varnier e Wolfgang Thaler, presidente dell'ordine, sabato sono stati ospiti della riunione di redazione dell’Alto Adige accolti dal direttore Alberto Faustini, per discutere dell'importanza di parlare di urbanistica nel 2023.

Tra i vari incontri del congresso, venerdì 30 alle ore 20.30 salirà sul palco Mario Tozzi: primo ricercatore Cnr (consiglio nazionale delle ricerche) e divulgatore scientifico.

La sostenibilità

«Quest'anno volevamo organizzare qualcosa di diverso», spiega Thaler. «Anche per esprimere l'opinione di noi architetti su alcuni temi di attualità molto importanti». Primo fra tutti la sostenibilità: l'argomento principe su cui verteranno gli incontri. «Qualche anno fa avremmo fatto il congresso parlando di cappotto, di casa clima, di cose energetiche», sottolinea Daniela Varnier. «Quest'anno, invece, abbiamo deciso di stravolgere tutto, introducendo nuove questioni».Nel corso del congresso verrà presentato un catalogo di 17 punti sulla sostenibilità, in cui i diciassette obiettivi dell'Agenda Onu vengono tradotti sul piano urbano. «Innanzitutto abbiamo voluto mettere nero su bianco che è ora di smettere di consumare suolo», spiega Lucchin. «Che le risorse che si usano devono essere locali: è inutile importare il porfido cinese quando avremmo il porfido nostro. Poi il legno, quello che usiamo in Alto Adige non viene da noi. C'è stata la tragedia di Vaia, ma siamo riusciti a sfruttare il legno? No, lo abbiamo ceduto agli austriaci che ora ce lo stanno vendendo al triplo. Tutto ciò è assurdo, e bisogna partire da questo per cambiare le cose». Non da sottovalutare è l'aspetto filosofico dello sviluppo sostenibile: un cambiamento che deve avvenire all'interno della società intera. «È un processo culturale, e purtroppo non abbiamo più molto tempo. La popolazione nel suo insieme deve capire che deve fare degli sforzi. Noi non vogliamo cambiare nulla del nostro stile di vita, del nostro approccio allo sviluppo. Però è fondamentale iniziare a consumare meno, perché le risorse non ci sono. Questo processo drammatico è avvenuto perché abbiamo smesso di avere relazioni umane, cercando di riempire il vuoto con le cose».

La questione di genere

Un altro tema che verrà affrontato è il ruolo della donna nel mondo dell'architettura. In percentuale le donne all'interno dell'ordine degli architetti in Trentino Alto Adige sono circa la metà. «Da pochi anni stiamo cominciando ad emergere», prosegue Daniela Varnier, «ma per troppo tempo la donna è stata relegata un passo dietro all'uomo. Eppure credo che l'architettura sia donna, nella creatività e nella sensibilità soprattutto». «Quando gli uomini vogliono essere creativi», aggiunge Lucchin, «devono tirare fuori il loro lato femminile: l'emisfero destro. Ci siamo lasciati comandare dal sinistro: quello freddo, logico, dei soldi e degli affari. Ma così il mondo va in rovina. Serve creatività. E le donne hanno un approccio completamente diverso».

Migliorare la città

La seconda giornata di congresso, tra i vari incontri, vedrà sul palco i due sindaci, Renzo Caramaschi e Franco Ianeselli, per una discussione sulle città a confronto. A moderare l'incontro lo stesso Claudio Lucchin. Anche qui il tema centrale sarà la sostenibilità, ma secondo l'architetto per lo sviluppo è indispensabile un approccio d'insieme: «Perché non riusciamo a fare funzionare il tutto? Perché guardiamo le cose singolarmente», sottolinea Lucchin. «Ambiente, urbanistica e traffico non possono essere competenze separate nell'amministrazione di una città». Come potrebbero essere migliorati questi tre aspetti? «Guardando esempi che hanno funzionato. Medellín e Seoul sono due città che sono state rivoluzionate da sindaci illuminati che hanno stravolto tutto. Anche qui bisogna pensare in grande». In primo luogo per quanto riguarda il trasporto pubblico: «Abbiamo due giganti degli impianti a fune, un mezzo incredibile. Abbiamo mai pensato a qualche funicolare panoramica, da utilizzare come mezzo di trasporto? Dove basterebbe un solo autista per colegare punti fondamentali: l'aeroporto, la fiera, il Noi Techpark, il centro commerciale e la stazione. Poi collegare i quartieri popolari, attraverso via Druso, arrivando fino in città». Un secondo punto fondamentale per il miglioramento della città riguarda la valorizzazione di edifici inutilizzati: «L'ex Pascoli rinascerà come Polo bibliotecario, e questo è un successo. Ma ci sono altri "cadaveri" in giro per Bolzano. Primo fra tutti l'edificio in via Siemens», conclude Lucchin.













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