Commercio

Piazza Vittoria, la lenta agonia: molti negozi chiusi, si teme il degrado

Il racconto di un affittuario: «Mi hanno proposto di acquistare lo spazio dove ho lavorato fino ad oggi, ma un conto è pagare un canone, un altro investire su una acquisizione»


Paolo Campostrini


BOLZANO. «I nostri portici da questa parte? Sembrano abitati da fantasmi...». Il signore esce in fretta dal suo portone e se ne va. In piazza Vittoria, il palazzo che fino a qualche anno fa brillava di vetrine e uffici è così: poggia sui suoi portici razionalisti semivuoti. Come in un perenne ferragosto da città spopolata. E troppi angoli, sporchi e degradati, maleodoranti d'estate, invitano a girare alla larga. Questa realtà è dovuta ad una prospettiva comune, soprattutto sul piano commerciale: la proprietà dell'immobile ha deciso di vendere e di non più affittare.

Quindi in una cornice diversa da quella attuata dall'Ina che, confrontandosi con un imprenditore immobiliare bolzanino, aveva disposto una vendita in blocco degli edifici. Poi c'è un'altra questione: davanti a quei portici si aprirà non si sa ancora quando uno dei più estesi scavi della storia recente della città. Per anni opererà infatti il cantiere del garage Park Vittoria con i suoi sei piani di profondità.

«Mi hanno proposto di acquistare lo spazio dove ho lavorato fino ad oggi - spiega un affittuario - ma un conto è pagare un canone, un altro investire su una acquisizione». E insiste: «Con la prospettiva, poi, di vedere l'attività pesantemente condizionata per una lungo periodo dai lavori». Con conseguente sparizione delle decine di posti auto che ora occupano la piazza retrostante il Monumento e che costituiscono un potente richiamo per la sua frequentazione.

Via le auto, lavori in corso ovunque, scavi e rumori per anni unito ad affitti troppo alti: ecco la lenta ragione della desertificazione di questi portici. Acquista così una dimensione più complessa anche l'addio della libreria Cappelli. La quale aveva già dismesso il suo piano terra rifugiandosi in quello superiore da anni, proprio, come ha più volte ammesso la stessa famiglia Stefani, già fondatrice dell'attività libraria subito dopo la guerra, a causa della recente scarsa attrattività del luogo.

Stretto tra dismissioni di attività, crisi generale del corso, che sente più di altri la con concorrenza del vicino centro e dei vecchi Portici. E, appunto, il grande cantiere in arrivo. E così questa parte dei portici modernisti della piazza sembrano una malinconica anticipazione dei rischi che corre lo stesso asse di corso Libertà se non si interverrà con massicce operazioni di rilancio e non si accelererà la costruzione del Polo bibliotecario.













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