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A Selva la prima donna carabiniere istruttrice di soccorso alpino

Da Bergamo alle Dolomiti, la storia di Michela Galimberti. Prima è stata alla Compagnia a Ortisei, dall’estate è al Centro addestramento a Vallunga. È impegnata nella vigilanza sulle piste ed è componente della squadra antivalanga


Stefano Zanotti


SELVA. La carabiniera Michela Galimberti ama la montagna fin da quand’era bambina. È nata a Bergamo 31 anni fa, mamma tedesca e padre italiano.

Dopo quasi cinque anni nell’esercito, nel corpo degli Alpini, trascorsi tra Udine e Aosta, ha scelto di vestire la divisa dei carabinieri per unire la passione per la montagna al desiderio di essere utile agli altri. Il suo mestiere è arrampicarsi, scalare le pareti di roccia, risalire sentieri più o meno impervi per aiutare escursionisti e alpinisti in difficoltà.

Dopo avere compiuto il percorso previsto per essere soccorritrice rocciatrice, è anche diventata la prima donna dell’Arma ad ottenere il titolo di istruttrice di soccorso in montagna. Dal 2015, dopo aver concluso la scuola carabinieri a Iglesias, in Sardegna, Michela Galimberti è in Val Gardena, prima è stata alla Compagnia di Ortisei e dal 1° settembre di quest’anno è al Centro addestramento Alpino di Vallunga a Selva.

Nella sua vita privata e militare cosa le ha dato la Val Gardena?

Dal mio arrivo a Ortisei - risponde Michela Galimberti - mi sono trovata subito molto bene, mi sono ambientata subito e ho potuto acquisire tantissima esperienza in montagna. Essendo dislocata ad Ortisei, ho avuto la fortuna di conoscere i colleghi del centro. Mi sono affiancata a loro e ho imparato tanto, così come le persone del posto mi hanno insegnato tanto, per capire meglio in quale ambiente e in quale territorio mi trovo.

Da subito ha pensato di diventare istruttrice?

In realtà il primo corso l’ho frequentato nel 2017 e nel 2019 ho concluso il ciclo di corsi, basato su tre livelli, per diventare istruttrice. Mi fa piacere aver scoperto di essere la prima donna, dal 1968, ovvero da quando esiste questo centro.

Quali sono le mansioni attuali presso il centro?

Al momento, principalmente, faccio vigilanza soccorso pista e sono componente della squadra antivalanga del soccorso alpino. D’estate, appunto, sono istruttrice di roccia. Nel contempo mi sto impegnando ed allenando per raggiungere il titolo di istruttrice militare di sci.

Progetti futuri?

Il primo è appunto provare a diventare a diventare istruttrice di sci, raggiungendo il giusto livello per essere un esempio, che non è scontato in quanto il livello sia teorico che pratico è molto alto.

Nelle strutture del Centro Addestramento Alpino dell’Arma a Selva di Val Gardena, uomini e donne sono addestrati per superare le difficoltà e i problemi che si possono incontrare nell’attività che sono chiamati a svolgere. Fondato nel 1968 dopo la fusione di altri due “centri” della montagna, il centro è situato a 1650 metri di altitudine all’interno del parco del Puez-Odle, patrimonio naturale dell’Unesco, ed è un polo di eccellenza a livello nazionale e internazionale.

Il comandante del Centro è il colonnello Leonardo Albanesi, che ha maturato esperienze significative e di rilievo, con comandi in missioni estere ad alto profilo operativo. Oltre a numerosi riconoscimenti per meriti di servizio in ambito nazionale e internazionale, è stato nominato giovanissimo Cavaliere della Repubblica.

Arrivando all’attualità, gli istruttori del centro hanno svolto e svolgeranno un servizio molto importante in occasione delle gare di Coppa del Mondo di sci alpino, in Val Gardena, Alta Badia in questo mese di dicembre e a San Vigilio di Marebbe in gennaio.

Colonnello Albanesi, quali sono le particolarità dei servizi svolti in queste occasioni?

“Voglio evidenziare l’importanza del servizio specifico a bordo pista, sul tracciato, a diretto contatto con gli atleti. Un servizio di soccorso su di una pista trattata in modo mirato e barrato è indispensabile per garantire ottime condizioni a tutti gli atleti. Si tratta di tracciati in genere molto duri, con la realizzazione di salti e gobbe accentuati per rendere più impegnativo il percorso su vari parti e richiedono anche a noi soccorritori maggiori competenze, maturate attraverso un addestramento particolare. In queste occasioni si scelgono i soccorritori migliori, almeno 25 unità, di cui quindici istruttori, che vivono nella “bolla rossa” in quanto si entra in contatto diretto con l’atleta, insieme al medico. Dunque le caratteristiche richieste ed indispensabili per tali interventi sono in qualche modo simili a quelle dei paramedici, ma soprattutto occorre saper sciare e soccorrere in condizioni estreme. Sono particolarmente orgoglio - conclude Albanesi - che per questi servizi nelle valli ladine venga scelta l’Arma dei Carabinieri, con alta visibilità a livello mondiale, motivo per cui da una parte ci riempie di orgoglio, ma dall’altra ci carica di responsabilità”.













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