L'intervista

«Ho rischiato la paralisi per un volo in parapendio» 

Christof Schenk, 27 anni di Santa Cristina, è precipitato per 25 metri. «La vela si è chiusa per tre quarti per un vortice creato dalle pale di un elicottero. Mi aspetta la riabilitazione: tra 3 mesi tornerò a camminare»


Jimmy Milanese


VAL GARDENA. «La vita ha deciso che non potrò più camminare a causa di un incidente in parapendio in cui mi sono fratturato il bacino in due punti e il femore in tre». Recita così il post scritto in inglese da Christof Schenk e apparso sul suo profilo Facebook il 4 aprile scorso. Due righe secche seguite da un video di 39 secondi dove il 27enne di Santa Cristina in Val Gardena, ex atleta del Team della nazionale italiana di Freeski, ha infilato tutta la sua passione per gli sport estremi. Perché ha dell’incredibile l'incidente capitato a Schenk che poteva finire in modo molto più tragico.

Christof Schenk, cosa le è accaduto?

Pochi giorni fa sono precipitato da 25 metri con il mio parapendio, per via di una vortice creato dalle pale di un elicottero che ha causato verosimilmente la chiusura parziale della mia vela.

Ci spiega la dinamica nel dettaglio?

Certo. Assieme ad amici siamo andati a Laion per fare un giro in parapendio sulle Dolomiti. Avevo una vela nuova di zecca, comprata il giorno prima. Abbiamo fatto un bellissimo volo di tre ore, quando verso le 16 sono uscito dalla Val Gardena per andare verso Ortisei dove c'è il campo di atterraggio Minert, presso il club dove avevo la mia auto.

A quel punto, cosa ha disturbato la sua discesa?

Volavo piano, mi sono deciso ad atterrare e in quel momento ho visto un elicottero che stava arrivando in valle abbastanza lento e basso. Per atterrare con il parapendio è necessario controllare il vento e coordinare la discesa. A quel punto, l’elicottero è entrato in valle proprio 70 metri sopra il campetto dove atterriamo di solito. Ero probabilmente un po’ teso, in quanto dovevo capire come gestire gli spazi e alla fine mi sono girato verso la planata finale. In sintesi, prima si va con il vento poi si curva a 180 gradi e ci si mette controvento.

Lei ritiene che l’elicottero non sia riuscito a vedere il suo parapendio in tempo utile per correggere la manovra?

Questo non lo so, ma in quel momento pensavo sarebbe andato tutto bene, quando all'improvviso mi si è chiusa tre quarti della vela e sono caduto per 20/25 metri. L'elicottero appena passato aveva creato una serie di vortici che hanno compresso la vela.

Senta, ma quella non è una zona nota per l'atterraggio del parapendio?

Certo, è il nostro punto di ritrovo. Lo sanno tutti. Non ci tengo a fare polemica, ma una cosa del genere non doveva accadere. Io sono vivo per miracolo in un letto d’ospedale, ma una persona meno atletica di me avrebbe potuto rimetterci la vita.

L'impatto con il suolo che danni fisici le ha provocato?

Il bacino si è spostato di 5 centimetri e fratturato in due punti, mentre il femore in tre. Ho subito un’operazione che per fortuna è andata benissimo. Tra qualche giorno uscirò dall’ospedale e dovrò iniziare a fare riabilitazione. In due o tre mesi, se tutto va bene, potrò ritornare a camminare di nuovo e col tempo spero di poter riprendere a volare.

Lei è un ex atleta nazionale, abituato agli incidenti, vero?

Si, decisamente. A 18 anni sciando mi sono rotto la quarta e quinta vertebra del collo. Per diverso tempo non ho mosso braccio e ginocchia, ma dopo un’operazione mi sono ripreso perfettamente tanto da diventare atleta nazionale.

In uno sport, il Freeski, che proprio tranquillo non è.

Una passione che fino a 25 anni mi ha fatto viaggiare con la nazionale in giro per tutto il mondo, quando ho deciso di smettere con l'agonismo. Questo è uno sport dove a 25 anni sei vecchio. Detto questo, continuo a praticare il Freeski per passione, seguito dai miei sponsor. Allo stesso tempo, sono caposervizio in un impianto di risalita.

Senta, cosa le ha insegnato questa brutta avventura?

Che si deve accendere la testa quando si fanno certe cose: prima pensare, poi fare. In questi sport tutto passa in un secondo. Ho iniziato a praticare parapendio nel 2020, conseguendo il brevetto, assieme a quello per l’aliante. Mai mi sarei aspettato di vivere una vicenda come questa, proprio sul campo di atterraggio che tutti conoscono.

Che prospettive ha adesso?

Una settimana in questo letto d’ospedale, stampelle, riabilitazione, fisioterapia e poi riprendo con lo sport. In qualsiasi modo tornerò a volare: se non volo mi sento proprio male.













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