«In valle, metà della popolazione colpita dal virus»

Ortisei. “L’iniziativa dell’Hotel Adler Balance è lodevole perché offre un servizio atteso dalla popolazione e ci dà un’idea della situazione immunologica ed epidemiologica del Sars-Cov-2 a Ortisei e...



Ortisei. “L’iniziativa dell’Hotel Adler Balance è lodevole perché offre un servizio atteso dalla popolazione e ci dà un’idea della situazione immunologica ed epidemiologica del Sars-Cov-2 a Ortisei e indirettamente in tutta la Val Gardena”. Lo dice Giuliano Piccoliori, medico di medicina generale a S.Cristina e responsabile scientifico del neonato Istituto di Medicina generale. Piccoliori si è ammalato di Covid-19 e ne è guarito: “L’analisi sierologica con test affidabili – dice - permette di allentare prima e meglio le misure di contenimento. Va detto però che i dati definitivi sulla diffusione del contagio e l’eventuale sviluppo di un’immunità di gregge si potranno avere solo a pandemia conclusa, se verrà effettuata un’analisi di popolazione che esegua il test sierologico validato (preferibilmente un prelievo del sangue venoso e non il test rapido) su di un campione rappresentativo della popolazione gardenese o dell’Alto Adige che comprenda anche gli anziani, più a rischio sia d’infezione che di decorso infausto, come pare sia già in programma. I primi risultati dei test effettuati a Ortisei rispecchiano quello che diciamo da tempo, è cioè che una gran parte della popolazione gardenese nelle ultime 8 settimane non solo si è ammalata di Covid-19 dando origine ad un’epidemia di proporzioni mai viste con una quadruplicazione della mortalità generale nella migliore delle ipotesi, ma in misura molto maggiore ha contratto il virus senza sviluppare sintomi. Sappiamo da tempo da diversi rilievi epidemiologici in tutto il mondo che dal 50 al 70% degli infetti non sviluppa sintomi pur essendo contagioso. Se ipotizziamo con buona approssimazione che circa il 15% della popolazione gardenese si sia ammalato possiamo supporre che circa il 50% della popolazione abbia contratto il virus e che quindi ci siamo avvicinati molto a quell’immunità di gregge calcolata per il Covid-19 intorno al 60%. Questo potrebbe essere il motivo per cui da due settimane abbiamo riscontrato in valle un calo drastico delle sindromi influenzali compatibili con Covid-19”.

“Bisogna però dire - continua Piccoliori - che ogni test diagnostico ha un margine di errore: ci possono essere falsi positivi, quando vengono riscontrati gli anticorpi ma non c’è stata l’infezione, e falsi negativi, quando gli anticorpi non vengono individuati ma il paziente è infetto o ha avuto l’infezione. I rischi di errore sono maggiori in test nuovi con virus nuovi come in questo caso. Dobbiamo fare attenzione perché il falso positivo tranquillizzerebbe chi non ha mai preso il virus esponendolo poi a rischio di contagio. D’altra parte i falsi negativi durante la fase acuta dell’infezione esporrebbero gli altri al contagio. Per questo è fondamentale che le persone continuino a seguire le norme di prevenzione del contagio e che in caso di positività ripetano il test a distanza di tempo. Bisogna infine dire che esistono due tipi di anticorpi, gli anticorpi IgM sviluppati nella fase acuta dell’infezione e gli anticorpi IgG che si sviluppano a distanza di qualche settimana e dovrebbero proteggere da nuove infezioni. Le persone positive agli IgM potrebbero trovarsi anche se asintomatici in una fase attiva dell’infezione ed essere quindi contagiosi. È auspicabile che questi, in accordo con l’Asl, vengano sottoposti al tampone nasofaringeo per confermare o meno lo stato infettivo”.















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