la storia

«Quel tuffo dal pedalò che ha cambiato la mia vita»

Era una grande promessa dell’hockey, con un posto in nazionale e tre titoli italiani giovanili, ma un incidente lo ha costretto in sedia a rotelle. «L’unica grande delusione? Non aver partecipato ai mondiali junior»


Massimiliano Bona


ORTISEI. Da talento dell’hockey su ghiaccio nazionale - con tre titoli italiani conquistati (Under 14, 16 e 18) - con un futuro almeno da semiprofessionista alla sedia a rotelle per una brutta caduta dal pedalò sulla costa romagnola. Leo Holzknecht, 24enne di Ortisei, è rimasto semiparalizzato ma con una forza straordinaria ha iniziato la sua seconda vita. Diventando giornalista a Sportnews, per il gruppo Athesia.

Come sono stati i suoi primi 16 anni?

Ho frequentato le scuole dell’obbligo a Ortisei e lo sport è sempre stato una grande passione. Ho visto giocare a hockey mio fratello e a 10 anni ho capito di voler seguire le sue orme. Non ero sicuro di diventare un professionista, ma ci ho provato.

Quali sono stati i momenti più belli della sua carriera?

La prima volta che ho indossato i pattini al centro tennis, dove allora si produceva ghiaccio artificiale per far divertire i bambini della zona di Roncadizza (a Ortisei pochi anni prima era crollato il mitico Palasetil ndr), è stata una bella emozione, anche se non mi reggevo in piedi. A livello agonistico ho giocato a Selva. Ho avuto la fortuna di trovare compagni di squadra veramente talentuosi, tanto che abbiamo vinto tre campionati italiani, di cui conservo momenti, sensazioni e ricordi bellissimi, specie quello Under 18. Avevamo cominciato male la finale, ma poi abbiamo vinto. Anche dell’esordio in serie A, al Lungorienza di Brunico con lo stadio strapieno, ho un ricordo davvero speciale.

Delusioni?

In realtà non le ricordo più di tanto, mentre tengo per me soprattutto le cose belle. Tuttavia non essere mai riuscito a dimostrare in nazionale quello che sapevo fare nel Gherdëina mi è dispiaciuto. L’esclusione dal roster per la fase finale dei mondiali junior effettivamente ho fatto fatica a digerirla. Veniamo a quella giornata dell’estate 2016.

Dopo aver vinto il tricolore Under 18 cosa è successo esattamente?

Mercoledì 6 luglio 2016 la mia vita è cambiata per sempre. Mi stavo divertendo nel mare di Rimini con un amico, Jean Andrea Moroder, e alcuni compagni di squadra come Samuel Moroder e Hannes Kasslatter. Reduci dai festeggiamenti quel giorno avevamo dormito più del solito. Verso le 16 avevamo deciso di noleggiare un pedalò. Siamo andati oltre le boe, dove di solito l’acqua è più alta, in quanto il nostro intento era quello di tuffarci in mare. E così è stato. Come detto ci stavamo divertendo in modo spensierato e ci tuffavamo a turno per non abbandonare il pedalò. Ad un certo punto, ho fatto uno dei tanti tuffi di testa, ma ho capito subito che era successo qualcosa di anomalo. Ricordo di aver toccato prima con le mani e poi con la testa la sabbia, che non si vedeva a causa dell’acqua torbida. Ho sentito che una parte del mio corpo aveva ceduto. Per un attimo, ma solo per un attimo, ho temuto di non farcela, ma per fortuna i mie amici sono stati particolarmente reattivi e sono riusciti a trascinarmi a riva, salvandomi così la vita. Ricordo anche il volo in elicottero verso l’ospedale di Cesena. Poi ho un vuoto di memoria fino al mio risveglio all’ospedale di Bressanone, dove ho capito subito le conseguenze dell’incidente, senza che nessuno mi dovesse dire niente.

Quanto è rimasto in ospedale?

Tra Cesena, Bressanone e Innsbruck due settimane. Poi però fino a Natale sono rimasto nella clinica specializzata di Murnau in Germania. Dopo le dimissioni sono rimasto a casa 2 mesi e mezzo prima di trascorrere altri due mesi nel centro di riabilitazione. È stato un periodo molto intenso, dovendo ripartire con movimenti elementari per tornare a conquistare l’autonomia della quale godo ora, grazie alle cure e ad uno spirito di sacrificio non comune. Sono riuscito anche a ottenere la patente di guida.

Com’è proseguita la sua vita?

In quell’anno sono stato ammesso in quinta Ite dove ho conseguito la maturità, che mi ha consentito di iniziare a lavorare presso l’Associazione Turistica. Esperienza durata poco, poi ho avuto difficoltà a trovare un’occupazione. Memore delle parole della prof di tedesco al mio rientro dalla Germania ho iniziato a lavorare nel mondo del giornalismo, iniziando come collaboratore per poi conseguire il titolo e l’iscrizione all’albo. Mi piace molto il lavoro che faccio e paradossalmente senza quell’incidente non avrei avuto la possibilità di iniziare questa nuova carriera. Sono riuscito a trasformare la mia personale tragedia in un’opportunità che ho voluto cogliere.

Prospettive per il futuro?

L’obiettivo è continuare a godermi, giorno per giorno, la vita e le gioie che mi riserva.

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