il dibattito

Scuole dell’infanzia a undici mesi, i sindacati: «Il 70% non è interessato»

Brugger, Cgil: «Il modello trentino non funziona, sarebbe deleterio. Già oggi manca personale». Gli assessori alla scuola frenano: «Ma Deeg va avanti, e non è la sola. Sarà un tema caldo in campagna elettorale»



BOLZANO. Gli assessori provinciali (uscenti) alla scuola hanno rassicurato che non si forzerà la mano cambiando i contratti delle maestre, ma i sindacati sono in preallerta, perché molto probabilmente la scuola dell’infanzia a undici mesi sarà il cavallo di battaglia di più di un candidato alle provinciali.

«Nonostante il 70% dei genitori altoatesini abbia dichiarato che il sistema attuale funziona, la giunta ha dato segnali contrastanti», fa notare Cornelia Brugger, Cgil.

«Se da un lato Philipp Achammer, Giuliano Vettorato e Daniel Alfreider frenano, l’assessora Waltraud Deeg va per la sua strada proponendo la gestione estiva delle materne in mano ai Comuni, mentre il presidente Arno Kompatscher, assessore provinciale al personale, finora non ci ha voluti ricevere per confrontarsi al riguardo».

Insomma, non è affatto finita

«La questione tornerà fuori di sicuro», così Brugger. Non solo in casa Svp. Anche Elisabeth Rieder (Team K), prosegue Brugger, «dice che le materne dovrebbero aprire le porte ai bimbi due volte l’anno anziché una sola, perché i nidi sono strapieni». In troppi, secondo la sindacalista, parlano senza avere un’idea precisa del contesto. «Dovrebbero venire a vedere la realtà: con il nostro sistema scolastico non è possibile fare due momenti di accesso all’anno». C’è tutto un metodo pedagogico dietro, che non lo permette. L’inserimento dei piccoli dura settimane, mesi; a metà del percorso non si possono inserire nuovi bimbi: andrebbe a discapito degli altri, dei più grandi. «Non è che diciamo no a tutto, è un questione di approccio pedagogico», così sempre Brugger. Lo Stato italiano «ha deciso che gli insegnanti di scuola dell’infanzia debbano formarsi all’università per 5 anni, riconoscendo così l’importanza dell’educazione e della formazione dei piccoli in questa dolce età». La materna, per sintetizzare, non è un parcheggio per bimbi.

Gli undici mesi non funzionano

«Sugli undici mesi la questione è troppo complicata, non solo da noi ma pure per il Trentino che già li ha adottati». C’è un grandissimo problema, a detta di Brugger: «L’assessore provinciale lì va avanti, ma da solo, ha contro tutto il personale». Fra il resto, finito l’anno scolastico vero e proprio, va oltre, «a scuola rimangono solo 5 o 6 bambini per sezione, con costi elevatissimi per la collettività». Brugger non nega certo che si debba andare incontro alle famiglie, per sgravarle: «Si devono cercare delle soluzioni, insieme alle associazioni che lavorano in questo ambito da quindici anni, che hanno esperienza e danno lavoro a molte persone; se servirà, aprendo le scuole pure in estate, anche se vediamo le difficoltà dell’estate bambini: tutti che soffrono in edifici datati senza aria condizionata. Ma noi siamo sempre stati disponibili per incontri su queste problematiche». Arcistufo, il personale delle materne, di sentirsi dire che fa troppe ferie e lavora solo poche ore. «Non sono 38 ore a settima, ma molte di più; durante l’anno scolastico ne abbiamo altre 180 per prepararci, formarci, al di fuori del servizio effettivo ai bambini».

Politica (in parte) sorda

Pare non ci sia contezza, però, di questo. «Abbiamo chiesto da tempo un incontro al presidente Kompatscher per parlare di tutto ciò, ma finora non abbiamo ottenuto alcun riscontro». La carenza di personale è pesante: «Dall’università non viene nessuno; una volta preso il diploma preferiscono le primarie: meno stress». Il rischio è che alle scuole dell’infanzia ci si circondi di persone che non hanno alcun tipo di formazione, difficile allora mantenere gli standard qualitativi. «Gli assessori alla scuola sono attenti, capiscono, sostengono, ma il resto della giunta? Come la bella addormentata nel bosco. Come se il problema non esistesse». Il timore è che si tenti di «tirare il personale della scuola dell’infanzia fuori dalla formazione per portarlo nelle mani della Provincia e metterlo nel sociale». Ma la materna non è un’istituzione sociale: «Gli studi pedagogici e scientifici dicono chiaramente quanto i bimbi da 3 a 6 anni abbiano bisogno di una buona formazione, per essere pronti alle elementari». Il problema è che non si investe abbastanza nelle persone: «Anche nei nidi non ricevono abbastanza. Invece si dovrebbe rendere questo lavoro più interessante e attrattivo. E invece non abbiamo personale a sufficienza». Ora - «e a provarci è una Arbeitnehmerin Svp, una vergogna» - si vorrebbero addirittura peggiorare le condizioni contrattuali». Accadrà come a Trento, prosegue, «dove tutti si fanno assumere alle primarie». Brugger è convinta che Deeg non si fermerà «anche se non capisco per quale motivo. La rilevazione Astat ha chiaramente dimostrato che ai tre quarti della popolazione il sistema attuale va bene così com’è». Ma alla politica forse questo interessa poco. «Si pompa sulla questione, come il ministro Valditara che vuole tenere aperte le scuole per i corsi estivi facoltativi. Ma chi ci andrà? Nessuno». DA.PA













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