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Studentati nel mirino, «600 euro sono troppi»

Cologna e Brancaglion (Team k): «Non si può lasciare il mercato in mano ai privati». Baroncelli: «La Provincia integri il canone ai redditi bassi». Andriollo: benefit per frenare la fuga



BOLZANO. Sopra l'orizzonte in movimento dei nuovi studentati, e dopo l'accelerazione data dal Comune con il via libera a tre progetti, si staglia il nuvolone carico di negatività dei prezzi: troppi 600 euro al mese per una stanza. Così come delineato dalla cornice amministrativa che ha consentito gli insediamenti in zona produttiva.

Il sindaco Renzo Caramaschi dice: «Attenzione: 600 euro è il tetto massimo. Solo la soglia sopra cui non si potrà andare». Il Team K invece attacca. «Così il mercato torna in mano ai privati, la Provincia non vuole avviare nuove convenzioni e non c'è possibilità di muoversi con criteri chiari e prezzi accessibili», così i consiglieri comunali Matthias Cologna e Thomas Brancaglion.

Il fronte, così, torna a surriscaldarsi. Stefania Baroncelli, giurista e già vicerettrice Lub, consigliera comunale eletta nelle liste Pd interviene: «Certo, 600 sono il massimo che il privato può richiedere, ma il rischio è che si stia su quel tetto e non più in basso». Dunque? «La Provincia ha in mano la competenza sul diritto alla studio. Bene: questa è la classica situazione in cui - aggiunge - almeno per gli studenti con meno reddito, Palazzo Widmann potrebbe pensare di riavviare una integrazione sul canone massimo. Come ha già fatto in passato per i convenzionati».

Stefania Baroncelli, tra l'altro una delle candidate ancora in corsa per il rettorato in sostituzione dell'uscente Paolo Lugli, ha ben presente quanto conti il carovita e dunque il caro affitti sulla tenuta delle iscrizioni (già oggi molti studenti rinunciano, anche se ammessi ai corsi, per il costo delle case a Bolzano) ma anche, di conseguenza, sulla appetibilità della Lub in generale pure riguardo al mercato dei docenti. Per questo interviene Juri Andriollo, assessore al Sociale: «Occorre considerare, a proposito della polemica sollevata dal Team K, che i 600 come canone massimo comprendono tutte le utenze, luce, gas, Wi-Fi e acqua per la doccia compresa, giusto per dirla tutta. Alla fine questa cifra, tolto tutto questo, sarebbe poco più di 400 euro al mese».

Ma poi l'esponente Pd prova ad andare oltre e chiede alla Provincia: «Anche senza integrazioni sull'affitto, siamo pronti a proporre a Palazzo Widmann una serie di interventi per trattenere qui gli studenti alla fine dei corsi, per evitare la fuga dei cervelli che la Lub forma. Questa sì sarebbe una integrazione: l'avvio di un piano su solida base finanziaria per tenere legati a Bolzano i laureati. E questo attraverso una serie di benefit programmati e varie, possibili altre agevolazioni». In sostanza sta configurandosi un palleggio molto fitto Comune-Provincia. Tanto che, a loro volta, Matthias Cologna e Thomas Brancalion di fronte a questo doppio binario che si sta configurando intorno agli studentati - i nuovi che sorgeranno dentro i parametri del bando comunale, i vecchi convenzionati in mano alla Provincia sorti su altre basi di sovvenzione - sostengono che sia evidente una certa confusione di ruoli, discipline amministrative e possibilità di accesso.

È necessario, dicono quindi senza mezzi termini, «che si faccia nascere una cabina di regia dentro la quale si parlino Provincia, Comune e Unibz». Uno snodo unico, in sostanza, che accorpi le diverse competenze e configurazioni emerse in questi anni di messa a punto delle politiche sugli alloggi per studenti, la quale ha fatto emergere una geografia molto composita e confusa di prezzi, canoni, criteri di selezione per l'accesso, edifici costruiti in convenzione e altri - come questi ultimi che sorgeranno col bando comunale - dati in consegna ai privati. Potrebbe sorgere la necessità di fornire una bussola unica agli studenti che vogliano orizzontarsi in mezzo a questo mare agitato di case private, alloggi convenzionati, integrazione provinciale degli affitti, e il tetto dei 600 per i nuovi studentati. Se non si corre ai ripari, avvertono i consiglieri Team K, «la Provincia verrebbe meno al proprio compito di garantire il diritto allo studio, mentre il Comune sembra pensare solo ad aumentare i posti letto senza considerare le ripercussioni e la politica dei prezzi delle nuove strutture private». P.CA.













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