L'indagine

Ciclo, prodotti troppo cari: «Una su sette salta scuola» 

Sondaggio di Infocafè Femminista e Consulta tra le studentesse altoatesine: il 14,8 per cento si è assentata dalle lezioni perché non aveva sufficienti dispositivi igienici



MERANO. A una studentessa su sette è capitato di saltare la scuola perché non disponeva di prodotti mestruali a sufficienza. Questo è uno dei dati più lampanti del sondaggio avviato dalla realtà meranese dell’Infocafè Femminista in collaborazione con la Consulta provinciale degli studenti e delle studentesse nell’ambito della campagna – partita proprio da Merano qualche mese fa – volta a sensibilizzare la Provincia sulla necessità di facilitare l’accesso a prodotti per l’igiene sui quali ancora grava una tassazione pari a quella dei beni di lusso.

Le richieste alla Provincia.

Nel 2019 si è ottenuto un taglio dell’imposta nella Legge di bilancio per gli assorbenti compostabili o lavabili, ma l’estensione dello sgravio anche a tutti gli altri è ancora oggetto di battaglie da parte di femministe e parlamentari di vario colore politico. Secondo molte, un’imposta ingiusta non solo dal punto di vista strettamente economico, bensì anche da quello culturale, dato che le mestruazioni debilitano la donna e acuiscono la sua posizione di svantaggio sociale e lavorativo. Questo aspetto culturale tuttavia non è stato contemplato nella redazione del questionario sottoposto a ragazzi e ragazze delle superiori e dell’Unibz (754 le universitarie che hanno risposto).

Infocafé, Consulta e Comitato pari opportunità della Lub si sono posti l’obiettivo di scoprire in quale misura le studentesse altoatesine siano colpite dalla cosiddetta “povertà mestruale”, la difficoltà finanziaria nell’acquisto di prodotti specifici. «Sulla base dei risultati dell’indagine, invitiamo la giunta provinciale ad affrontare in modo approfondito questo tema e ad adottare misure incisive per combattere la povertà mestruale in Alto Adige. Chiediamo alle direzioni didattiche di affrontare questo tema e di sostenere i progetti che facilitino l’accesso ai prodotti mestruali per le studentesse. Chiediamo che l’argomento sia sempre più incluso nei progetti di educazione sessuale e che si incrementi il lavoro di sensibilizzazione», scrivono a conclusione del sondaggio.

I dati del sondaggio.

Hanno partecipato all’indagine 5.895 studenti e studentesse delle scuole superiori e professionali dei tre i gruppi linguistici (5.018 hanno indicato di essere di sesso femminile, 745 maschile, 132 altro). Di loro, 5.090 hanno indicato un uso regolare di prodotti mestruali. Alla domanda: «L’acquisto di prodotti mestruali rappresenta un problema economico per te o per la tua famiglia?», il 5 per cento ha risposto “molto” e il 7,1 “abbastanza”. Ne risulta che una ragazza su otto è colpita dalla povertà mestruale. Il 14,8 per cento ha anche indicato di essere già stata assente da scuola, almeno una volta, perché non aveva prodotti mestruali o non ne aveva a sufficienza. È una studentessa su sette. Complessivamente il 91,5 per cento ha indicato che mettere a disposizione prodotti mestruali gratuiti a scuola sarebbe utile.

Anche gli insegnanti delle scuole medie e superiori hanno ricevuto un questionario che chiedeva loro di valutare l’utilità dei prodotti mestruali gratuiti per le loro alunne. All’indagine hanno partecipato in 931. La maggioranza ha valutato la proposta come molto opportuna (43,9 per cento) o abbastanza opportuna (34,8). Inoltre, alcune delle intervistate hanno dichiarato che soprattutto per le più giovani è molto importante trovare questi prodotti a scuola, perché non hanno ancora un ciclo regolare.

I risultati delle studentesse dell’Unibz hanno mostrato un quadro simile. Alla domanda «L’acquisto di prodotti mestruali rappresenta un problema economico per te?», il 4,5 per cento ha risposto “molto” e il 15,8 “abbastanza”. Complessivamente l’87,4 per cento ha risposto che sarebbe utile se fossero disponibili prodotti gratuiti all’università, cosa che comincia a prendere piede in diversi atenei italiani, generalmente dietro la spinta di liste di rappresentanza universitaria. S.M.













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