La Solland sui banchi dei parlamentari

Merano. Dopo aver insistito a favore della ripresa dell’attività produttiva attraverso compratori esteri, ora Fratelli d’Italia fa riferimento al Golden Power (l’intervento approntato dal governo per...



Merano. Dopo aver insistito a favore della ripresa dell’attività produttiva attraverso compratori esteri, ora Fratelli d’Italia fa riferimento al Golden Power (l’intervento approntato dal governo per mettere il patrimonio produttivo nazionale al riparo da scalate ostili da parte di soggetti stranieri) per portare al centro dell’attenzione la Solland Silicon di Sinigo. Tanto che l’onorevole Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera dei deputati, ha presentato di recente un’interrogazione parlamentare a seguito di uno scambio di valutazioni con il coordinatore regionale e consigliere Alessandro Urzì.

«La fabbrica, non ancora svuotata, rientra perfettamente nella categoria delle aziende di rilevanza strategica nazionale», spiega Urzì in un comunicato stampa. Il consigliere sostiene che «dalla sua produzione si reggeva l’autosufficienza italiana in materia di componentistica elettronica».

«Il sistema di autogiustificazione delle scelte politiche – così ancora il comunicato – che hanno accelerato la chiusura dello stabilimento, attorno al quale era stato creato un clima drammaticamente ostile dalle istituzioni locali, ha ignorato questo aspetto forse perché più legato all’interesse nazionale che strettamente all’economia locale. Oggi, se il passo sarà definitivo nel senso della chiusura totale, il danno che sarà procurato all’interesse nazionale sarò gravissimo e irreparabile». Da qui l’interrogazione al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro dell’Economia: “Attualmente la ex Solland è proprietà del gruppo Auer/Ladurner, che con Al Invest srl si è aggiudicato al termine di una procedura fallimentare l’acquisizione per poco più di un milione e mezzo di euro con l’unica finalità di dismettere gli impianti e avviare una bonifica delle aree interessate. Si chiede al governo se non ritenga di preservare (ed eventualmente con quali strumenti) un’azienda strategica sul piano nazionale per la tutela dell’autosufficienza italiana nell’ambito delle produzioni di materiali fondamentali per l’elettronica e se non si intendano adottare in via cautelare i provvedimenti atti a interrompere la sospensione delle operazioni di dismissione dello stabilimento in attesa di verificare la praticabilità del piano industriale presentato al Mise da un investitore”.













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