Lo spirito eclettico di Gigi Bortoli rivive in una sala

Merano. “Se non sai chi è stato Gigi Bortoli, vuole dire che negli ultimi 40 anni non hai vissuto a Merano”. Potrebbe essere questa la frase sulla targa che verrà scoperta oggi alle 17 nella sala...


Jimmy Milanese


Merano. “Se non sai chi è stato Gigi Bortoli, vuole dire che negli ultimi 40 anni non hai vissuto a Merano”. Potrebbe essere questa la frase sulla targa che verrà scoperta oggi alle 17 nella sala polifunzionale del Centro per la cultura, da oggi dedicata a Gigi Bortoli, per anni collaboratore dell’Alto Adige.

Gigi è stato per la nostra città una specie di prisma capace di spezzettare le sue diverse anime per apprezzarne ancora meglio la bellezza. La sua camminata lenta, il suo sguardo nascosto da occhiali abbassati al punto da poter vedere tanto vicino quanto lontano e una macchinina fotografica sufficiente per fermare il tempo per almeno un frammento di secondo. Questo era Gigi Bortoli, appassionato dei Beatles come se avesse sempre vissuto a Liverpool, ma anche uomo aperto alla cultura cosmopolita che a Merano, agli inizi degli anni Settanta, faticava a penetrare. E lui ha documentato il cambiamento della città, scrivendo articoli sulle pagine del nostro giornale con un inchiostro indelebile, ma per dare voce a quelli che una voce ancora non l’avevano. A quegli artisti e ai giovani musicisti meranesi che a Gigi devono la “prima volta” sul giornale. Ma Gigi andava a raccattarle per strada, le storie dei meranesi in viaggio e dei viaggi dei meranesi nel mondo, ed era una fucina di idee e pensieri che mischiavano la cronaca col filtro di una imprecisata sensibilità. Che giornalismo, quello di Gigi Bortoli! Una cosa d’altri tempi, che non si appiccica alla cronaca più stringente ma che fa la cronaca di una città intera. Lo salutavano tutti, Gigi Bortoli, nei bar del centro dove lui amava sostare con gli amici di tutta una vita. Una vita che se ne è andata due anni fa, ma una presenza che torna ogni volta che Merano si tinge di cultura. Perché era lì che Gigi si trovava a suo agio, quando Merano sapeva un po’ di Liverpool o Parigi o Berlino, quando la musica non veniva ancora interrotta tra le 22 e le 23, e lui che ti passava davanti per farti una foto.













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