Mercatini, Merano «frena» i pullman 

Strohmer: «Basta incentivi ai bus. Il risultato? Qualche turista in meno ma una spesa pro capite più alta»


di Sara Martinello


MERANO. I turisti? Meno, ma disposti a spendere di più. Questo in sintesi il leitmotiv che ha guidato le scelte dell’amministrazione comunale meranese, decisa a disincentivare il turismo mordi e fuggi per mantenere invece quello definito “di qualità”. Una decisione che si riverbera sull’ambiente e sul traffico in città – diminuiscono i bus, aumentano le automobili private dei più ricchi – e che fa storcere il naso ai proprietari di esercizi ricettivi e negozi più modesti e meno attraenti per chi si può permettere spese maggiori.

Nei mesi scorsi hanno fatto la loro comparsa alcune spille con la scritta “Basta turisti”. Troppo lenti sui marciapiedi e distratti sulle strade, troppo invadenti, troppi: i turisti, presenza costante a Merano dalla seconda metà dell’Ottocento, non piacciono a tutti. E il turismo mordi e fuggi, la gita di un giorno o due, portano in città un viavai di automobili che affolla le strade e che contribuisce a innalzare i valori dell’inquinamento – problema che però con gli spostamenti in pullman non si presenta. L’assessora competente Gabriela Strohmer parla di una consistente riduzione del numero di pullman arrivati durante i finesettimana di dicembre, sebbene la polizia municipale faccia sapere che il dato medio è simile a quello dell’anno scorso. E lo fa indicando questa riduzione come un segnale positivo, il risultato di una buona politica che penalizza il turismo di massa e incoraggia quello di qualità.

Sul web, intanto, si accatastano l’uno sull’altro i commenti dei meranesi. Qualcuno scrive che è un ulteriore passo verso la desertificazione delle strade cittadine, altri fanno notare il calo di presenze nei ristoranti e nei bar, altri ancora si chiedono a che cosa serva, a Merano, un turismo d’élite. Per Cam (Commercianti associati meranesi), sigla formatasi nel marzo di quest’anno, interviene la presidente Martha Pohl. “Dire che chi arriva in bus non è il benvenuto è provocatorio, noi siamo rimasti strabiliati dall’affermazione di un’assessora con la quale negli scorsi mesi abbiamo avuto un buon dialogo. Chi si ferma un giorno consuma ugualmente. Magari non negli alberghi, sì, ma lo fa nei bar, nei ristoranti, nei piccoli negozi che al giorno d’oggi già lottano per sopravvivere tra le grandi catene. L’economia meranese è fatta di negozietti, non delle grandi firme ricercate dai turisti più ricchi. Perfino i commercianti dei Portici hanno registrato un calo negli incassi”, commenta. A raggiungere la città in pullman, nel periodo natalizio, sono famiglie tendenzialmente italiane, giovani e meno disposte a spendere: qui Pohl segnala che “gli italiani hanno iniziato a conoscere l’Alto Adige anche grazie ai mercatini, tornando magari pure ad agosto, quando di turisti tedeschi non se ne vedono quasi più. Per l’affitto di una delle casette dei Mercatini uno può spendere fra i 3 e i 5 mila euro, e quelle più grandi arrivano anche a 15, 20 mila al mese. E anche i commercianti dei Mercatini vivono del turismo di massa. Qui si organizzano bus per i centri commerciali di Affi e di Innsbruck, e intanto si limitano quelli in arrivo. Mi pare un controsenso. Anzi, ben vengano gli autobus e i treni, che rispetto all’afflusso di auto private snelliscono il traffico senza inquinare troppo l’aria e senza intasare i parcheggi. Pensiamo al Prader, poi, dove si fermano i camper. Lasciato senza servizi, senza cura. Sarebbe l’ora di creare una bella zona pedonale nel cuore di Merano, con parcheggi al di fuori della città”. Infine, una proposta pungente: “Se i Mercatini sono “di massa” non facciamoli più. Facciamo un mercatino di qualità, con le grandi firme, e poi vedremo come andranno gli affari”.













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