la storia

Sotto l’Himalaya ritrova la bimba che salvò 12 anni fa

Annalisa Fioretti, pneumologa al Tappeiner di Merano e alpinista, è tornata in Pakistan per affrontare la traversata di uno degli altopiani più vasti del mondo e per incontrare Sakina, oggi 15enne, cardiopatica salvata e “adottata”


Simone Facchini


MERANO. Annalisa Fioretti di starsene ferma non ne vuole proprio sapere.

Pneumologa al Tappeiner, alpinista su rocce e ghiaccio con le vette himalayane nel bagaglio dei sentimenti, è tornata da poche settimane da una nuova spedizione in Pakistan là dove le altitudini spingono più in su il cielo. Con un doppio risultato: la traversata di uno degli altopiani più vasto al mondo, a una quota fra i 4200 e i 4600 metri, e l’abbraccio con la “bimba blu” dell’Himalaya, Sakina, che la dottoressa aveva incontrato e salvato una dozzina di anni fa incontrandola in quei luoghi impervi, per poi seguirla a distanza finanziandone gli studi grazie alla creazione di una onlus.

Sfide.

Due imprese, due sfide vinte: una sportiva, l’altra solidale. Ad Annalisa, originaria di Carugate in Brianza e meranese d’adozione, mamma di due figli, non piacciono le cose facili, e questo è chiaro. E Annalisa non si tira indietro, è chiaro altrettanto, tranne quando la minaccia della montagna sfonda gli argini che separano tra audacia e spericolatezza.

La spedizione s’è fatta subito difficile. Sull’altopiano del Deosai si affrontano condizioni estreme: -20 la notte, caldo da rimanere in maniche corte di giorno. E i cambiamenti climatici ci hanno messo del loro, «aspettavamo neve su tutto il tracciato dove trainare le nostre slitte, ma nella prima parte le trascinavamo sulla terra. Poi abbiamo faticato a trovare le tracce, ci siamo mossi con Google Earth e Gps».

L’orso.

La squadra di sei alpinisti, fra cui il compagno di Fioretti, non s’è mai persa d’animo. E alla fine in sei giorni e mezzo, in autonomia con tende e fornelletti, ha coperto il centinaio di chilometri previsto. Con tanto di avvistamento dell’orso. «Per precauzione abbiamo nascosto il cibo sotto la neve, lontano dalle tende. Ma ha l’orso s’è fatto i fatti suoi».

Il banchetto improvvisato.

Al ritorno, quando incontro al team sono arrivati dei portatori, gli alpinisti reduci dalla “traversata” di 100 chilometri sono stati accolti con un banchetto improvvisato. L’appuntamento più importante doveva però ancora arrivare. Quello con Sakina. Le loro strade si erano incrociate nel 2011, quando la pneumologa era atterrata in Pakistan per affrontare il Gasherbrum I. Sakina aveva cinque anni ed era affetta da un problema cardiaco, acuito dalle altitudini. Aveva il volto blu. La “bimba blu dell’Himalaya”.

L’incontro.

Oggi Sakina ha 15 anni. L’impegno di Annalisa e un’operazione di crowunding le ha consentito, all’epoca, di essere operata in Italia e di aver salva la vita. Affonda qui la nascita della onlus “Nodo infinito”.

La bimba è diventata ragazza, studia in una scuola superiore sempre grazie all’aiuto proveniente da migliaia di chilometri di distanza. «Ci hanno invitati all’ostello, abbiamo mangiato la pizza e devo ammettere che era davvero buona» racconta Fioretti. «In un primo momento ha vinto la timidezza, poi ci siamo sciolte. Noi abbiamo distribuito dei regali, loro ci hanno ricompensati con portafortuna che vengono cuciti all’interno dei vestiti dei bambini per proteggerli. Li aveva cuciti la madre».

Povertà e istruzione.

La scuola si trova a Skardu, cittadina di 30 mila abitanti. Più evoluta rispetto alla povertà del villaggio di Sakina, ma pur sempre un luogo isolato e lontano dalla modernità per come noi la intendiamo. Condizioni modeste che si riflettono nella scuola dove studiano 6000 ragazze e dell’ostello. La quindicenne, data la sua storia, si trova a rincorrere nel percorso di studi ma chi ha lottato per la vita ha una spinta in più. Ha già superato gli esami del primo anno. «Pare voglia diventare medico». Come la sua salvatrice.

Un nuovo aiuto.

«Le studentesse – conclude la pneumologa meranese - ci hanno chiesto di aiutarle a portare più ore di luce nell’ostello, per poter studiare e pregare anche la sera, perché attualmente a una certa ora la fornitura di corrente viene interrotta e rimangono al buio. Abbiamo pensato a un impianto con pannelli solari, faremo il possibile per realizzarlo».

Un’altra sfida, per Annalisa. Ma lo sappiamo, a lei non piacciono le cose facili. E, lo sappiamo, non si tira indietro.

 













Altre notizie

Attualità