sanità

Visite private in convenzione: «Controlli sulle prestazioni»

Elio Dallantonio: «Si attivi presso l’assessorato un’authority per i reclami, che sentiamo sempre più spesso»



BOLZANO. Liste d’attesa per una visita o un esame diagnostico, sono dolori. La sanità pubblica fatica e chiede una mano al privato. L’Asl spende circa 33 milioni l’anno per le visite in convenzione fatte - appunto - presso i privati, per esami radiologici ma anche per i letti di riabilitazione per post acuti nelle cliniche (pazienti dimessi dall’ospedale che necessitano di assistenza prima di tornare a casa). La parte del leone la fa Ortopedia con 5,9 milioni l’anno, Radiologia con 3,9 milioni, Riabilitazione e Oculistica con 2 milioni l’anno ciascuna.

Controlli sulla qualità.

Elio Dellantonio, ex primario del Serd (Servizio per le dipendenze) e responsabile Sanità del Pd dice che serve massima attenzione sulla qualità per garantire le migliori cure possibili. «Non abbiamo pregiudizi nei confronti della medicina privata che svolge un ruolo importante e che affianca - laddove necessario - e integra in regime di convenzione l’offerta pubblica. Va detto, ad onor del vero, che l’Asl spende meno per le convenzioni rispetto alla media nazionale. Ma si tratta di cifre destinate ad esplodere nel giro di brevissimo tempo e più i privati avranno in mano convenzioni più dreneranno denaro e professionisti dal pubblico. E in questo scenario va sottolineato una volta di più che il compito di garantire le migliori cure possibili non vale solo per il pubblico ma deve valere anche per il privato, convenzionato o meno. A tale proposito denunciamo il fatto che negli ultimi anni l’Asl ha omesso per lunghi periodi di procedere ai necessari controlli rispetto alla qualità delle prestazioni, alla loro verifica, alla certificazione dei requisiti clinici necessari ed alla documentazione. Riteniamo indispensabile attivare una authority presso l’assessorato per reclami che sentiamo sempre più spesso».

Giugno: rinnovo convenzioni.

L’Asl prova a tagliare le attese che in troppe specialità restano infinite con i cittadini che protestano. Per farlo ha chiesto ai primari un numero maggiore di visite in ogni singolo reparto ed ai medici di famiglia ed agli specialisti ospedalieri prescrizioni più appropriate per non intasare il Cup con esami inutili. E ultimamente ha chiesto ai privati di aumentare l’offerta della diagnostica strumentale del 30%, da aprile fino al 30 giugno, data in cui scadono i contratti. Il direttore generale - Florian Zerzer - ha istituito una task-force per proporre correttivi nelle aree più critiche. Servono dati certi in vista del rinnovo delle convenzioni con i privati, rimandato per due volte, che ripartono a giugno.

Le branche in sofferenza per le quali l’Azienda deve chiedere ulteriore aiuto sono definite: Radiologia, Cardiologia, Dermatologia, Oculistica ed Ortopedia. «Liste? Si è perso tempo». «La pandemia - riprende Dellantonio - ha avuto come conseguenza la mancata effettuazione di prestazioni specialistiche ambulatoriali di controllo e prevenzione in una misura variabile a livello nazionale tra il 30 e 40%. Nella nostra provincia le percentuali rilevate sembrano essere più elevate e l’abbattimento delle liste d’attesa sembra essere più lento con problemi di utilizzo dei fondi nazionali previsti. Quello che è certo è che in alcuni ambiti circoscritti il problema si presenta in termini oggettivamente gravi e cresce nella popolazione la domanda di aumento di prestazioni in convenzione, amplificata anche dai media».

Per la gestione delle liste a livello provinciale, il Pd ritiene che la direzione aziendale, avrebbe dovuto predisporre una strategia efficace di fronteggiamento, a partire da un’analisi scientifica seria e dalla predisposizione di un piano operativo efficace. Che invece è mancato. «Se questo non è avvenuto lo si deve al fatto che anche in questo ambito non è stato rispettato il ruolo medico, si è sostanzialmente proceduto con provvedimenti amministrativi, non si sono operate le necessarie analisi del fabbisogno e della domanda sul piano clinico e dell’organizzazione del lavoro specialistico-ambulatoriale, non si è proceduto con la verifica dell’appropriatezza delle prescrizioni e la ricerca di soluzioni interne, prima di attivare convenzioni. Ricordiamo infatti che è indispensabile distinguere tra: controlli, prevenzione/screening, urgenze, appropriatezza delle richieste (si tratta di esami veramente necessari o di esami di medicina “difensiva”?). Per affrontare le liste d’attesa con soluzioni interne, spesso possibili - continua Dellantonio - è indispensabile che la direzione sanitaria attivi e diriga un team permanente, non “una tantum”, in stretta collaborazione con la ripartizione aziendale amministrativa di supporto, le direzioni di Comprensorio e le direzioni mediche, rinforzate con il personale che serve. È distruttivo per la nostra Azienda pubblica ricorrere a convenzioni con i privati senza verificare l’effettivo fabbisogno nonché tutte le opzioni in house. Perchè ci risulta che molte proposte di medici ed infermieri per potenziare l’offerta vengano ignorate. Attualmente purtroppo - conclude Dellantonio - all’interno dell’Azienda sanitaria non sono presenti, in modo sufficiente, visione, consapevolezza, coerenza e cultura manageriale, cooperazione, conoscenze dell’organizzazione clinica, determinazione e volontà per risolvere i problemi elencati». V.F.













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