Addio Bestetti, se n’è andato the Best of blues 

Per il grande chitarrista internazionale, 66 anni, da tempo residente in Val di Ledro, fatali le conseguenze di una polmonite


di Giuseppe Segala


Maurizio Bestetti, bluesman. “Best”, in realtà senza virgolette, per gli amici e per tutti coloro che ascoltavano la sua musica, ne apprezzavano l’estroversione e l’autenticità. Aveva festeggiato da meno di un mese, lo scorso 15 dicembre, il suo sessantaseiesimo compleanno nella Valle di Ledro, che era diventata la sua seconda patria. Là viveva con la moglie e i figli, dopo aver sviluppato la sua formazione in una Milano, ovvero là dove era nato, ricca di stimoli musicali, dagli anni Sessanta in poi.

Il suo fisico, pur così tenace e animato dall’inesauribile energia della musica, non ha retto alle complicazioni di una polmonite e nella notte tra lunedì e ieri ha ceduto, nell’ospedale di Rovereto, dove Best era ricoverato da pochi giorni. La lunga chioma ormai candida lo avvicinava a un personaggio del leggendario Far West, e sotto molti punti di vista Bestetti aveva il temperamento di tale stirpe: ruvido, ironico e dissacrante nella superficie, ma sotto la pelle vibrava un’anima sincera, autentica, in grado di comunicare con schiettezza. Soprattutto di far parlare la propria musica senza compromessi o mediazioni.

Best è stato senza dubbio uno dei più autentici interpreti del blues in Italia, anche se il suo carattere poco incline ai compromessi non ha mai favorito il vasto riconoscimento che avrebbe meritato. La sua formazione musicale era iniziata presto: nel 1964 suonava già il blues. Soprattutto, suonava e alimentava la propria passione con l'ascolto, appena ve n’era l’opportunità, dal vivo di alcuni gruppi storici degli anni Sessanta-Settanta: i Beatles a Genova, Jimi Hendrix al mitico «Piper», gli Who, John Mayall, i Canned Heat, Muddy Waters al «Vigorelli», i Jethro Tull al «Teatro Smeraldo» ancora a Milano. A questo si aggiunge la frequentazione del jazz, in una serie di indimenticabili concerti al Teatro Lirico: Jimmy Smith, Oscar Peterson, Duke Ellington, il Modern Jazz Quartet, Ella Fitzgerald.

A Milano, nel 1970, Bestetti incontra Cooper Terry, grande bluesman texano che ha operato a lungo in Italia. Per tre anni, dal '71 al '74, suona nel suo gruppo, assorbendo lo spirito del blues.

Nasce poi l'esperienza con la “Tre Castelli Blues Band”, con Gigi Cifarelli alla chitarra e Michele Bozza ai sax, che per un anno è la band di casa al leggendario locale Il Capolinea di Milano, tempio del jazz frequentato dai più grandi musicisti internazionali di passaggio in Italia.

Nel 1994, Bestetti forma il trio Blues Power, con il quale interpreta i classici del Delta e di Chicago, ma anche brani rock-blues e rhythm and blues. Nel frattempo ci sono gli incontri musicali con alcuni grandi solisti del jazz, come il clarinettista Tony Scott e il batterista Louis Hayes. Attraverso la conoscenza del sassofonista Blue Lou Marini, italo americano di origini trentine, il chitarrista partecipa all’avventura della Blues Brothers Band. Del resto, Blue Lou Marini era stato un “pezzo” del mitico film: il baffone, con i capelli lunghi, che lavora nella tavola calda di Matt Murphy (il chitarrista) e della moglie (nel film) Aretha Franklin, locale che i due lasciano per seguire i BB, scatenando la mitica versione di «Think!» della Franklin.

Ma l’avventura più recente, troncata da questa nefasta interruzione, è quella con il tastierista altoatesino Michael Lösch e il batterista Enrico Tommasini, che nel 2013 portò alla registrazione del disco “The Walkin' Man”. Incisione effettuata su un delta, come si conviene a un buon disco di blues: a Badia Polesine. Un trio ben affiatato, che aveva portato ad ampio apprezzamento e numerosi concerti in regione e che nel prossimo mese di febbraio avrebbe dovuto esibirsi a Milano.

«Best attendeva quella data con particolare emozione: dopo tanto tempo avrebbe suonato davanti a tanti vecchi amici - ci dice Tommasini con voce rotta dall’incredulità -. Maurizio era un grande dal punto di vista umano e musicale: non inseguiva facile successo, era umile e intenso. Il blues e il Best sono un sinonimo, in fondo».

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