LA NUOVA PRODUZIONE DEL TSB 

Aristofane, ovvero della modernità 

In redazione Fassari, Castelli, Fabiani e Ridolfi per una diretta facebook


di Paolo Gaiardelli


BOLZANO. Siamo ormai agli sgoccioli. Il 3 maggio prossimo debutterà infatti al Teatro Stabile di Bolzano lo spettacolo “I Cavalieri”, ispirato al testo del commediografo greco Aristofane, che, ancor prima di essere messo in scena, vanta già il gradimento del pubblico della città, essendo uscito vincitore dal “match teatrale” Wordbox Arena dello scorso mese di ottobre. Contemporaneità. È ciò che sorprende, o meglio stupisce, di una commedia del 424 a.C., adattata dal regista Roberto Cavosi, che, tra gli altri, vedrà impegnati sul palco Antonello Fassari, Andrea Castelli, Loris Fabiani e Sara Ridolfi, ospiti ieri nella redazione del nostro giornale per una seconda diretta Facebook, dopo quella che aveva visto protagonisti gli altri attori Giancarlo Ratti, Michele Nani, Mario Sala e Fulvio Falzarano. Un “duello”, non troppo lontano dalla nostra realtà, per la conquista del potere; da una parte Paflágone, il politico in carica che difende a suon di improperi la sua posizione di comando, dall’altra il salsicciaio - Antonello Fassari -, spalleggiato dagli onesti e dai cavalieri, il quale tenta di intraprendere una fulminea scalata. «È la rappresentazione di quanto si è disposti allo smembramento, totale, per conquistare una posizione di dominio - racconta l’attore romano conosciuto al grande pubblico per la sua presenza nel cast de “I Cesaroni” - Si tratta di una gara tra due contendenti che è quasi lo specchio fedele delle sfide politiche di oggi, tra chi strumentalizza di più, tra chi la butta sul facile, sul superficiale, per avere il consenso del popolo». E questo popolo, sulla scena, è interpretato dal trentino Andrea Castelli: «Un personaggio distratto il mio, rintronato, che si lascia adulare, spaventando un po’ uno e un po’ l’altro, essendo l’ago della bilancia. Autori del calibro di Aristofane hanno descritto un mondo che di fatto non è cambiato, il mondo era ed è quello lì, fatto di odio, guerra, battaglia e amore». Anche in questo caso ci sarà qualcuno a supporto, nello specifico i servi del popolo, uno dei quali – il servo “numero due” – è il frizzante Loris Fabiani. «Sono maltrattato soprattutto perché il primo ad appoggiare il popolo era stato Paflágone, il dittatore che tutti vogliono far cadere - racconta -; subisco per colpe non mie, ma per chi è venuto prima di me». A conclusione di questa lotta, comunque, c’è un messaggio di speranza: la tregua, Sara Ridolfi. «Entro alla fine dello spettacolo - così l’attrice -, portando, all’improvviso, la calma. La mia è un’immagine di bambina, di purezza, che mette in scena una sorta di rinascita». Una pace infante, da coltivare, con attenzione. «Non a caso - conclude Fassari - Aristofane ce la propone così, nell’auspicio che il mondo sia capace di farla crescere sana e forte».













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