L’alpinista che scala la libertà 

La storia. Venerdì 12 aprile (ore 203.30 Teatro di Gries) arriva a Bolzano, invitata dal Cai, la forte climber iraniana Nasim Eshqui che ha sfidato il regime degli ayatollah gareggiando senza velo. Oggi è una delle alpiniste più forti del mondo. Presenterà il suo libro “Ero roccia, sono montagna»


PAOLO CAMPOSTRINI


Bolzano. Nasim significa “brezza gentile”. E lei nasce lì, dove questa parola è quasi una poesia: in Iran. Anche la sua vita avrebbe potuto essere come un vento leggero e invece no, non è accaduto. Partendo dalla sua passione per le montagne.

Nell’antica Persia sono alte e innevate e sembra nascondano ancora i misteri, quelli che una ragazza immagina di poter inseguire scalandole e poi guardando il mondo da lassù, contando che sia migliore di quello di giù. Lei sale ma poi incrocia lo sguardo dei guardiani della rivoluzione, la polizia religiosa. Le dicono: guarda che non puoi stare qui a fare queste cose in mezzo agli uomini, tu vai da una parte loro dall’altra. E Nasim: “Che si fa? Si divide la montagna in due?”. Come i bagni: maschi e femmine separati. Solo che le cime non sono cessi, sono posti dove quello che accade in basso dovrebbe essere come un’eco lontana, spazi in cui spariscono le differenze e non solo quelle tra uomo e donna ma anche questioni come ricchezza e povertà. Oppure, in particolare, se sei di qui o straniero. Tutti sono in patria quando si inizia a salire e a fare roccia. Invece no.

E da quell’episodio, che tocca la sua stessa passione di vita, che la vita di Nasim Eshqui cambia.

L’Iran diventa un luogo da cui fuggire mentre le montagne restano il posto della libertà. Va in Europa, si stabilisce per un po’ in Italia e allora il tempo diventa quello del racconto, perché la sua battaglia per una montagna libera consegnata anche, se non soprattutto, alle donne che vogliano esserlo, diviene uno dei suoi impegni quotidiani.

Gira e racconta, spiega e da battaglia. La quale diviene non solo di opposizione al regime degli ayatollah ma pienamente femminista.

Tanto che il libro che scrive intorno alla sua vita e ai suoi possibili orizzonti, si intitola “Ero roccia ora sono montagna” (Garzanti), ha un sottotitolo che è un programma: “La mia battaglia per la libertà delle donne in Iran e nel mondo”. Perché non è il caso di fermarsi a quegli aguzzini che ha lasciato nel suo Paese. Anche se questi ultimi hanno fatto molto per farla fuggire.

Testa dura, Nasim. Forgiata da tutto quello che le cade intorno. Partendo dall’infanzia: è abbandonata prima dal padre e poi dalla madre e allora trova la forza di sopravvivere solo in se stessa.

«Avrei voluto essere uomo» dirà poi. Per la ragione che le sarebbe stato più facile resistere e sgomitare, nel suol Iran. Ma ovunque, in fondo. Scopre la montagna quasi per caso. Passeggia in quota, incontra persone che dal passeggio passano alla scalata e dai pianori alle rocce. Dice: ho sentito la gioia di essere lontana dalla città, all’aria aperta. Ma soprattutto di essere lontana dalla polizia.

Quella occhiuta che separa donne da uomini con la frusta. Allora scala da sola e riesce ad aprire molte vie, mai percorse da uomini. Nasim Eshqui nasce nel 1982. Sono tre anni che lo Scià è stato deposto ed è arrivato a Teheran Kohmeini. Da stato laico l’Iran diviene una dittatura religiosa, scatena la guerra contro l’Iraq, si allontana dall’Occidente e impone il velo alle donne. Dentro questi tempi bui, Nasim scala le sue rocce, litiga con la polizia, non le manda a dire. E oggi è l’unica alpinista professionista iraniana. La sua storia è stata anche raccontata in un film.

Si chiama “Climbing Iran”. E c’è dentro, in due parole, quasi tutto: la montagna, le scalate, la sua patria lontana ed oscurata dal fanatismo. L’autrice del docufilm è Francesca Borghetti, la stessa con la quale ha scritto il suo libro a quattro mani.

Nasim arriva finalmente a Bolzano.

Ci capiterà venerdì 12 aprile in una serata al Teatro comunale di Gries, in galleria Telser (ore 20.30), nel corso della quale sarà visto il film “Climbing Iran” ma si parlerà anche del suo libro “Ero roccia ora sono montagna”.

Voluto e organizzato, l’evento, dalla sezione bolzanina del Cai, il Club alpino italiano. In effetti per “essere ora montagna”, Nasim ha dovuto prima diventare “roccia” per resistere a ogni spintone delle vita.

Adesso è una delle migliori arrampicatrici del mondo, ha aperto più di 100 via in Iran e nel resto del pianeta.

Non si è fermata tuttavia alle scalate. Ha trasformato e poi innestato in questa sua passione - per la quale ha dovuto tirar fuori le unghie - in un modello di vita e di “politica” per dire alle donne di insistere nella loro battaglia di libertà. Certo, in Iran, dove è drammaticamente conculcata.

Ma poi ovunque sia messa in discussione o attraverso il pregiudizio o in contesti che frenano la parità di genere.

 













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